Cento candeline per la signora Anna Giacò

Ieri mattina la messa in suo onore

lunedì 12 febbraio 2018 15.15
A cura di Vincenza Urbano
Cento anni e portarli splendidamente. Un incedere lento ma sostenuto, un viso dalla pelle liscia, uno guardo vispo, una personalità forte e timida allo stesso tempo: eccola la nostra compaesana Anna Giacò (a destra nella foto) che lo scorso 10 febbraio ha varcato la soglia del secolo. Ieri mattina è stata omaggiata con una messa nella chiesa di Santa Maria la Nova circondata dal calore degli affetti più cari: una mise elegante per la grande occasione, pellicciotto nero, collana di perle, scarpe lucide.

Anna non mostra affatto l'età che porta sulle spalle. È tutto sommato in buona salute considerati gli acciacchi dei suoi anni. Al parroco che le domanda incuriosito il segreto della longevità, lei risponde teneramente «Non lo so, sono stata sempre bene».

È molto probabile che abbia nel dna i geni di una lunga vita: la sua mamma, infatti, ha vissuto fino a novant'anni. A parte il duro periodo del secondo conflitto mondiale e quello successivo di ripresa economica, Anna ha condotto un'esistenza piuttosto tranquilla.

Di mestiere è stata una sarta da donna: sin da piccina ha affiancato una maestra che le ha insegnato l'arte del taglio e cucito. In seguito ha affinato da autodidatta la sua professionalità, sino al punto di «tagliare il vestito a occhio», come ci riferisce Francesca Zero, una dei suoi cinque figli. Ha speso gli anni tra il suo lavoro e quello del marito in campagna, dedicando attenzioni costanti alla sua famiglia. Ha goduto dei piaceri della vita sino in fondo, «mangiando di tutto ma camminando molto».

Anna si è sposata molto tardi rispetto alle convenzioni del tempo passato: soltanto a venticinque anni, quando gran parte delle altre ragazze erano già madri, si è spostata con «un uomo bravissimo e allegro» che le ha accordato piena stima e fiducia. «Gli uomini non erano tanti perché molti erano partiti per la guerra».

Nonostante l'amore profondo che legava i due coniugi, entrambi avevano visioni molto diverse di come affrontare la quotidianità. Anna, infatti, è stata sempre restia alle innovazioni tecnologiche: «quando mio padre ha acquistato per la prima volta la cucina a gas, mia madre si ostinava a cuocere gli alimenti sul fuoco» ci spiega Francesca, «Stessa cosa per la lavatrice, per un bel po' di tempo ha preferito continuare a lavare i panni a mano».

Nemmeno il trasloco in un nuovo appartamento è stato semplice da affrontare: talmente affezionata alla sua vecchia casa, Anna ha trascorso da sola diversi giorni nel suo originario focolare domestico prima di raggiungere il marito e i figli nella successiva sistemazione. «È stata una donna di polso e severa in alcuni momenti. Mio padre rappresentava una figura più accomodante».

Oggi Anna è non solo nonna di quindici nipoti ma anche bisnonna di ventuno pronipoti. Sono ancora vivi nella mente i ricordi conviviali del giorno di sant'Anna, il 26 luglio, «Erano bei tempi, la famiglia si riuniva tutta. Era consuetudine mangiare involtini e panzerotti in occasione del suo onomastico», raccontano coralmente i nipoti.

Assente al rito liturgico il sindaco Ninni Gemmato che per motivi istituzionali non ha potuto presenziare alla messa. I parenti sono rimasti un po' amareggiati, «avremmo gradito anche un suo delegato per portare i saluti dell'amministrazione a una signora centenaria».