A Terlizzi il ricordo della strage di Capaci
La commemorazione si è tenuta ai giardini Falcone e Borsellino
venerdì 24 maggio 2024
09.20
Nel corso della serata di ieri alle ore 19:00 a Terlizzi, su iniziativa dell'amministrazione comunale, si è commemorato l'anniversario della strage di Capaci. Per quanti hanno voluto prendervi parte, l'incontro si è tenuto ai giardini Falcone e Borsellino in via Bovio, dove il sindaco della città dei fiori Michelangelo De Chirico ha deposto la corona per Giovanni Falcone e le vittime della mafia.
Nelle sue parole tutta l'emozione del triste ricordo e «un appello alla legalità e alla fiducia nello Stato e nelle istituzioni che mai devono venir meno».
Un momento di altissimo profilo morale in cui la comunità si è riunita, nel ricordare l'attentato mafioso del 23 maggio 1992 in cui vennero assassinati il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie - la giudice Francesca Morvillo - e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L'esplosione fu così forte che venne registrata dai sismografi come fosse un terremoto.
Trentadue anni dopo quel terribile sabato, la memoria continua a camminare sulle gambe di uomini e donne con l'auspicio che la commozione, palpabile negli occhi della gente, sia sempre viva ed incisiva nel modo di agire quotidiano, in nome della legalità. Tra i tanti, menzioniamo in chiusura uno dei più bei messaggi che ci ha lasciato in eredità il magistrato Giovanni Falcone: «Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e di cominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare».
Nelle sue parole tutta l'emozione del triste ricordo e «un appello alla legalità e alla fiducia nello Stato e nelle istituzioni che mai devono venir meno».
Un momento di altissimo profilo morale in cui la comunità si è riunita, nel ricordare l'attentato mafioso del 23 maggio 1992 in cui vennero assassinati il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie - la giudice Francesca Morvillo - e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L'esplosione fu così forte che venne registrata dai sismografi come fosse un terremoto.
Trentadue anni dopo quel terribile sabato, la memoria continua a camminare sulle gambe di uomini e donne con l'auspicio che la commozione, palpabile negli occhi della gente, sia sempre viva ed incisiva nel modo di agire quotidiano, in nome della legalità. Tra i tanti, menzioniamo in chiusura uno dei più bei messaggi che ci ha lasciato in eredità il magistrato Giovanni Falcone: «Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche e di cominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare».