Abusi sessuali, la Diocesi aprirà uno sportello
L'obbligo arriva direttamente da Papa Francesco
sabato 11 maggio 2019
Entro giugno 2020 anche la Diocesi di Molfetta - Giovinazzo - Ruvo - Terlizzi dovrà dotarsi di uno sportello pubblico per raccogliere segnalazioni su eventuali abusi sessuali, consumati o tentati, da membri del clero.
L'indirizzo arriva direttamente da Papa Francesco per mezzo del Motu proprio "Vos estis lux mundi", redatto dal Santo Padre, e presentato nella giornata di giovedì in Vaticano.
Si tratta di una svolta epocale nel mondo della Chiesa e che segna un taglio netto rispetto al passato e la volontà del Pontefice di non tacere più situazioni indegne del messaggio cattolico e cristiano.
Da quanto si legge nel documento papale «chiunque può presentare una segnalazione concernente le condotte» che devono essere quanto più circostanziate possibili. La Chiesa, nella figura della Diocesi, deve mostrarsi quanto più vicina possibile a queste persone e alle loro famiglie, secondo le indicazioni di Bergoglio, il quale scrive pure che «coloro che affermano di essere stati offesi, insieme con le loro famiglie siano trattati con dignità e rispetto, e offrono loro, in particolare: accoglienza, ascolto e accompagnamento, anche tramite specifici servizi; assistenza spirituale; assistenza medica, terapeutica e psicologica, a seconda del caso specifico».
L'impegno che ogni Diocesi dovrà mettere per combattere anche nei territori più periferici questa battaglia dovrà essere massimo sotto tutti i punti di vista. Non a caso Papa Francesco ha anche disposto che le Province ecclesiastiche, le Conferenze Episcopali, i Sinodi dei Vescovi e i Consigli dei Gerarchi possano «stabilire un fondo destinato a sostenere i costi delle indagini» della durata massima di 90 giorni.
Tutto in stretta sinergia con le leggi dello Stato, in particolare quelle che disciplinano possibili obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti.
L'indirizzo arriva direttamente da Papa Francesco per mezzo del Motu proprio "Vos estis lux mundi", redatto dal Santo Padre, e presentato nella giornata di giovedì in Vaticano.
Si tratta di una svolta epocale nel mondo della Chiesa e che segna un taglio netto rispetto al passato e la volontà del Pontefice di non tacere più situazioni indegne del messaggio cattolico e cristiano.
Da quanto si legge nel documento papale «chiunque può presentare una segnalazione concernente le condotte» che devono essere quanto più circostanziate possibili. La Chiesa, nella figura della Diocesi, deve mostrarsi quanto più vicina possibile a queste persone e alle loro famiglie, secondo le indicazioni di Bergoglio, il quale scrive pure che «coloro che affermano di essere stati offesi, insieme con le loro famiglie siano trattati con dignità e rispetto, e offrono loro, in particolare: accoglienza, ascolto e accompagnamento, anche tramite specifici servizi; assistenza spirituale; assistenza medica, terapeutica e psicologica, a seconda del caso specifico».
L'impegno che ogni Diocesi dovrà mettere per combattere anche nei territori più periferici questa battaglia dovrà essere massimo sotto tutti i punti di vista. Non a caso Papa Francesco ha anche disposto che le Province ecclesiastiche, le Conferenze Episcopali, i Sinodi dei Vescovi e i Consigli dei Gerarchi possano «stabilire un fondo destinato a sostenere i costi delle indagini» della durata massima di 90 giorni.
Tutto in stretta sinergia con le leggi dello Stato, in particolare quelle che disciplinano possibili obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti.