Ai nonni...
I nostri auguri in una giornata speciale a loro dedicata
venerdì 2 ottobre 2020
14.01
Non è un caso che si festeggino oggi, giornata che la Chiesa cattolica dedica agli Angeli custodi.
I nonni e le nonne sono i nostri angeli custodi quotidiani, rappresentano le presenze discrete che sostengono i nostri sforzi, complici molto più dei genitori.
A loro dedichiamo qualche rigo, che non sarà mai abbastanza per ciò che hanno fatto per le nostre vite, qualcosa che forse non sapremo fare a nostra volta, quando le lancette dell'esistenza ci porteranno a vestire i loro panni.
Auguri dunque a loro, ai loro sorrisi schietti e qualche volta sdentati; ai silenzi che hanno saputo colmare quando il mondo ci aveva voltato le spalle. Auguri per la loro semplicità, di gente che ha costruito un grande Paese e che se lo ritrova in macerie; a loro rendiamo omaggio, per la pazienza quando non li lasciamo parlare, perché noi siamo nel mondo presente e loro sono il passato che non torna e che invece è sempre maestro di vita.
Auguri a quelle donne piccole e tenaci, che borsetta al braccio, al primo rintocco di campana si affrettano a chiudere casa per andare a messa, tutti i giorni, ogni giorno, perché hanno ancora quella fede solida che noi spesso abbiamo perso, quando non abbiamo più saputo nemmeno credere in noi stessi.
Auguri a loro, con i capelli bianchi che piangono al passaggio di una icona, che sono il companatico necessario al nostro arredo urbano per renderlo unico, speciale, eppure simile in ogni parte del mondo, vivo grazie ai sorrisi e le loro chiacchiere, seduti su una panchina o con la bicicletta poggiata ad un muretto.
Auguri a quelli che si sentono giovani e sono ipertecnologici, auguri a quelli che giovani lo sono per davvero ed a quelli che sono realmente vecchi, ma sempre presente attivo e mai passato remoto. A coloro i quali non avrebbero mai pensato di vivere un incubo così lungo in tarda età ed a quelli che dall'incubo con la forma del morbo sono stati inghiottiti.
Auguri perché sono le colonne su cui poggiamo, anche quando andiamo di fretta, soprattutto allora, quando il tran tran quotidiano ci trascina nel vortice del "non ho tempo ora" e poi quel tempo non dedicato a loro finiremo per maledirlo, quando ci accorgeremo che è tardi per un sorriso negato ed un abbraccio che non avremo concesso.
Auguri perché ci sono, ci aspettano sempre e chissà cosa pensano di noi, cosa immaginano per noi quando il ticchettio di quelle enormi sveglie rimbomba nelle loro case vuote, dove le esistenze si fanno pesanti ed i silenzi si allungano come ombre minacciose sulla vita che sfila via quando i compagni o le compagne di strada non ci sono più da anni.
Auguri a quelli che non abbiamo mai conosciuto, a quelli che non ci hanno visti diventare uomini e donne, chissà se migliori o peggiori di quelli che loro sognavano diventassimo.
Auguri ai nonni dimenticati nelle case di riposo, nelle case di cura, in ospedale, ed una carezza leggera sui loro volti fattisi ossuti e sulla loro pelle diventata carta velina.
Evviva i nonni e le nonne d'Italia e di ogni parte della Terra: scrigno di saperi, dolcezza che si dà e non si chiede, supporto delle nostre esistenze veloci, distratte, assenti.
Auguri a loro, a quelli che potrete per una volta abbracciare forte senza dimenticare di dir loro "ti voglio bene" ed a quelli e quelle che sono altrove, ma ci sono. Perché un nonno o una nonna, ne siamo certi, non vanno mai via, ma ci osservano defilati, come quando ci aspettavano per giorni interi per regalarci da bambini una caramella che allora ci sembrava scontata e che oggi faremmo carte false per avere con il loro carico zuccherato d'amore.
Non lasciamo le loro mani nemmeno se ci sentiamo gli uomini o le donne più forti, perché in quelle mani troveremo ciò che saremo fra qualche tempo e ci condurranno sulla via giusta, sicura, come quando ci accompagnavano a scuola.
Diamo loro tempo, fin quando ne avranno, ne avremo. Lungo o corto che sia.
I nonni e le nonne sono i nostri angeli custodi quotidiani, rappresentano le presenze discrete che sostengono i nostri sforzi, complici molto più dei genitori.
A loro dedichiamo qualche rigo, che non sarà mai abbastanza per ciò che hanno fatto per le nostre vite, qualcosa che forse non sapremo fare a nostra volta, quando le lancette dell'esistenza ci porteranno a vestire i loro panni.
Auguri dunque a loro, ai loro sorrisi schietti e qualche volta sdentati; ai silenzi che hanno saputo colmare quando il mondo ci aveva voltato le spalle. Auguri per la loro semplicità, di gente che ha costruito un grande Paese e che se lo ritrova in macerie; a loro rendiamo omaggio, per la pazienza quando non li lasciamo parlare, perché noi siamo nel mondo presente e loro sono il passato che non torna e che invece è sempre maestro di vita.
Auguri a quelle donne piccole e tenaci, che borsetta al braccio, al primo rintocco di campana si affrettano a chiudere casa per andare a messa, tutti i giorni, ogni giorno, perché hanno ancora quella fede solida che noi spesso abbiamo perso, quando non abbiamo più saputo nemmeno credere in noi stessi.
Auguri a loro, con i capelli bianchi che piangono al passaggio di una icona, che sono il companatico necessario al nostro arredo urbano per renderlo unico, speciale, eppure simile in ogni parte del mondo, vivo grazie ai sorrisi e le loro chiacchiere, seduti su una panchina o con la bicicletta poggiata ad un muretto.
Auguri a quelli che si sentono giovani e sono ipertecnologici, auguri a quelli che giovani lo sono per davvero ed a quelli che sono realmente vecchi, ma sempre presente attivo e mai passato remoto. A coloro i quali non avrebbero mai pensato di vivere un incubo così lungo in tarda età ed a quelli che dall'incubo con la forma del morbo sono stati inghiottiti.
Auguri perché sono le colonne su cui poggiamo, anche quando andiamo di fretta, soprattutto allora, quando il tran tran quotidiano ci trascina nel vortice del "non ho tempo ora" e poi quel tempo non dedicato a loro finiremo per maledirlo, quando ci accorgeremo che è tardi per un sorriso negato ed un abbraccio che non avremo concesso.
Auguri perché ci sono, ci aspettano sempre e chissà cosa pensano di noi, cosa immaginano per noi quando il ticchettio di quelle enormi sveglie rimbomba nelle loro case vuote, dove le esistenze si fanno pesanti ed i silenzi si allungano come ombre minacciose sulla vita che sfila via quando i compagni o le compagne di strada non ci sono più da anni.
Auguri a quelli che non abbiamo mai conosciuto, a quelli che non ci hanno visti diventare uomini e donne, chissà se migliori o peggiori di quelli che loro sognavano diventassimo.
Auguri ai nonni dimenticati nelle case di riposo, nelle case di cura, in ospedale, ed una carezza leggera sui loro volti fattisi ossuti e sulla loro pelle diventata carta velina.
Evviva i nonni e le nonne d'Italia e di ogni parte della Terra: scrigno di saperi, dolcezza che si dà e non si chiede, supporto delle nostre esistenze veloci, distratte, assenti.
Auguri a loro, a quelli che potrete per una volta abbracciare forte senza dimenticare di dir loro "ti voglio bene" ed a quelli e quelle che sono altrove, ma ci sono. Perché un nonno o una nonna, ne siamo certi, non vanno mai via, ma ci osservano defilati, come quando ci aspettavano per giorni interi per regalarci da bambini una caramella che allora ci sembrava scontata e che oggi faremmo carte false per avere con il loro carico zuccherato d'amore.
Non lasciamo le loro mani nemmeno se ci sentiamo gli uomini o le donne più forti, perché in quelle mani troveremo ciò che saremo fra qualche tempo e ci condurranno sulla via giusta, sicura, come quando ci accompagnavano a scuola.
Diamo loro tempo, fin quando ne avranno, ne avremo. Lungo o corto che sia.