Antimafia: sequestrati a Bitonto beni per milioni di euro. Sigilli anche a Terlizzi
Sequestrate 43 unità immobiliari dislocate anche in città, 8 veicoli e un conto corrente con 220mila euro
sabato 14 marzo 2020
12.21
Per il fisco viveva a Bitonto con un reddito ben al di sotto della soglia di povertà, ma in realtà gestiva un vero e proprio impero economico da milioni di euro, tra cui alcune unità immobiliari dislocate anche a Terlizzi.
Sono queste le motivazioni che sono alla base del provvedimento con cui i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari hanno sequestrato a Giovanni Cipriani - 50enne di Bitonto, pluripregiudicato, condannato per ricettazione, appropriazione indebita e detenzione di armi - già colpito il 28 novembre scorso dal sequestro di prevenzione del 51% del capitale sociale della A.R.C. Costruzioni s.r.l., il restante 49% della predetta società.
Non solo: anche l'intero compendio aziendale costituito da beni per diversi milioni di euro. In particolare i sigilli sono scattati per 43 unità immobiliari dislocate nei comuni di Bitonto, Terlizzi, Palo del Colle e Binetto, 8 veicoli alcuni dei quali di grossa cilindrata, mezzi, attrezzature e macchinari destinati all'attività di costruzione di edifici residenziali e industriali e un conto corrente presso un noto istituto di credito locale con saldo di 220mila euro.
«Il provvedimento - spiegano i Carabinieri in un comunicato stampa - scaturisce dal decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione di Bari, che ha condiviso le risultanze investigative effettuate d'iniziativa dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari a seguito del sequestro di prevenzione del 28 novembre 2019».
I militari baresi «hanno documentato oltre ogni ragionevole dubbio, che esclude antitetiche interpretazioni, come un congiunto del proposto fosse fittiziamente intestatario del restante 49% del capitale sociale della A.R.C. Costruzioni s.r.l., risultato del reinvestimento di capitali di provenienza illecita e quindi anche indiziato del reato di cui all'art. 512 bis del codice penale (trasferimento fraudolento di valori)».
«Nella complessa attività investigativa - aggiungono i militari - sono state dettagliatamente ricostruite le modalità operative attraverso le quali Cipriani, coinvolto in attività delittuose negli anni '90, ha provveduto a "ripulire", anche per il tramite dei suoi congiunti, i proventi illeciti, derivanti dai suoi traffici, a fronte di un reddito medio annuo dichiarato al fisco di soli 6.400,00 euro circa».
Sono queste le motivazioni che sono alla base del provvedimento con cui i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bari hanno sequestrato a Giovanni Cipriani - 50enne di Bitonto, pluripregiudicato, condannato per ricettazione, appropriazione indebita e detenzione di armi - già colpito il 28 novembre scorso dal sequestro di prevenzione del 51% del capitale sociale della A.R.C. Costruzioni s.r.l., il restante 49% della predetta società.
Non solo: anche l'intero compendio aziendale costituito da beni per diversi milioni di euro. In particolare i sigilli sono scattati per 43 unità immobiliari dislocate nei comuni di Bitonto, Terlizzi, Palo del Colle e Binetto, 8 veicoli alcuni dei quali di grossa cilindrata, mezzi, attrezzature e macchinari destinati all'attività di costruzione di edifici residenziali e industriali e un conto corrente presso un noto istituto di credito locale con saldo di 220mila euro.
«Il provvedimento - spiegano i Carabinieri in un comunicato stampa - scaturisce dal decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione di Bari, che ha condiviso le risultanze investigative effettuate d'iniziativa dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari a seguito del sequestro di prevenzione del 28 novembre 2019».
I militari baresi «hanno documentato oltre ogni ragionevole dubbio, che esclude antitetiche interpretazioni, come un congiunto del proposto fosse fittiziamente intestatario del restante 49% del capitale sociale della A.R.C. Costruzioni s.r.l., risultato del reinvestimento di capitali di provenienza illecita e quindi anche indiziato del reato di cui all'art. 512 bis del codice penale (trasferimento fraudolento di valori)».
«Nella complessa attività investigativa - aggiungono i militari - sono state dettagliatamente ricostruite le modalità operative attraverso le quali Cipriani, coinvolto in attività delittuose negli anni '90, ha provveduto a "ripulire", anche per il tramite dei suoi congiunti, i proventi illeciti, derivanti dai suoi traffici, a fronte di un reddito medio annuo dichiarato al fisco di soli 6.400,00 euro circa».