Antonio Volpe sopravvissuto al campo di concentramento di Muhlberg

L’inedita e sorprendente confessione del pittore, a 90 anni.

martedì 27 gennaio 2015 16.27
A cura di Nicoló Marino Ceci
A 8 km da Mühlberg - una città della provincia rurale dell'Elbe-Elster – ha operato dal settembre 1939 fino all'aprile del 1945 un campo di concentramento nazista denominato "Stalag (abbreviazione di stammlager, cioè "grande campo") IV-B", uno dei più grandi di tutta la Germania. Le truppe russe liberarono il campo il 23 aprile 1945. Vi trovarono 30 mila prigionieri.

Siamo a quasi 50 km da Dresda e qui, nel 1943 fu deportato come prigioniero di guerra il terlizzese Antonio Volpe. Alla soglia della decade più veneranda il Maestro ha deciso di raccontare, per la prima volta, quell'esperienza, "come monito alle future generazioni". La presentazione, svoltasi domenica sera nella Pinacoteca "Michele De Napoli" ha visto avvicendarsi diversi relatori che hanno tutti sottolineato il valore dell'esperienza di guerra patita dall'autore dell'opera e il suo esser patrimonio non più solo artistico, ma anche storico per l'intera comunità.

Un accalorato Vito Bernardi – direttore della Biblioteca Comunale - ha letto il dettato della Legge n. 211/2000 istitutiva della giornata della memoria, dichiarando Antonio Volpe "il terlizzese ideale che ha saputo dar lustro ad una città – la nostra – madre di menti eccellentissime - e all'intero Paese. Non si può negare quanto successo". L'on. Gero Grassi ha quindi presentato l'autore e la sua autobiografia, spendendo parole di elogio per il desiderio del sopravvissuto di condividere con la Comunità terlizzese il suo dramma. "Durante la seconda guerra mondiale Terlizzi ha perso 225 dei suoi figli più giovani, con età tra 19 e 26 anni. Una volta affissa la notizia del decesso nell'androne del palazzo di Città, si teneva una santa messa nella Concattedrale in ricordo del martire e poi si riprendeva normalmente a vivere.

Il Maestro Volpe è stato fatto prigioniero dopo l'8 settembre e ha instaurato intensi rapporti umani di amicizia e solidarietà con gli altri prigionieri del campo."

Grassi ha chiesto, "ancora una volta" al Comune di voler accogliere la donazione da parte dell'artista Volpe di suoi quadri, che vorrebbe veder esposti "qui nella Pinacoteca", dove ha anche insegnato nel '42, a 17 anni.

Entusiasta Marina Cagnetta, assessore alla Cultura, come anche Mario Volpe – vice prefetto di Bari e il sindaco Ninni Gemmato che ha ringraziato Volpe per il suo contributo alla comunità in termini storici e artistici – non rispondendo però alla richiesta accorata del Pittore.

L'Amministrazione gli ha fatto dono a di un libro di storia sulla seconda guerra mondiale a cura di Giuseppe Morgese - illustre storico terlizzese e a tutti i relatori ha regalato un vaso di margherite gialle – come quelle che continuano a crescere, a distanza di 60 anni nel campo di sterminio di Auschwitz.

Ecco un passo tratto dal libro di Volpe:

"E' un racconto che non avrei mai voluto rendere pubblico, l'ho tenuto segreto per decenni nello scrigno del mio io, temevo di essere deriso dai giovani e commiserato da altri ma, spinto da amici, da storici e da persone di alto livello culturale, sono stato invogliato a descrivere la mia Odissea da tramandare alle future generazioni. […]

Tornai per volontà di Dio, per avermi protetto e per le lascrime versate dai miei genitori, da mia madre che, si consumò psicologicamente e da mio padre, che colpito da una grave malattia, fu costretto a vivere per sedici anni e mezzo come un vegetale, senza alcun aiuto assistenziale, sia medico che economico.

Mai la guerra, mai più uomini contro uomini."
img 6001
img 6000
img 5994
img 5988
img 5980
img 5978
img 5971
img 5969
img 5960