Armi e droga nascosti in cucina: assolta una coppia di Terlizzi
Si tratta di un 39enne e di una 48enne arrestati nel 2016. Il legale: «Valuteremo la richiesta di ingiusta detenzione»
venerdì 11 settembre 2020
8.49
Niente armi, né stupefacenti. Una coppia di conviventi originari di Terlizzi (39 anni lui, 48 lei, nda), arrestati in flagranza di reato dai Carabinieri, è stata assolta dalle accuse di aver detenuto hashish, già suddiviso in dosi, e una pistola semiautomatica, oggetto di un furto in un'abitazione.
Nell'udienza del 9 settembre scorso, il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Giovanna Dimiccoli, ha scagionato i due terlizzesi, all'epoca dei fatti domiciliati nella frazione barese di Torre a Mare, arrestati il 21 novembre 2016 dai militari della Compagnia di Triggiano in quanto ritenuti responsabili, in concorso, dei reati di detenzione illegale di arma comune da sparo con relativo munizionamento, detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e ricettazione.
L'attività condotta dai Carabinieri, partita da verifiche su contatti sospetti dei due, è terminata con una perquisizione domiciliare che ha permesso di scoprire, in un pensile della cucina, 17 grammi di hashish, già suddiviso in 80 dosi e pronto per lo smercio, ed una pistola semiautomatica Beretta calibro 7.65 con il relativo munizionamento (5 cartucce, nda) e pronta dunque a fare fuoco, oggetto di un furto in abitazione, denunciato nel 2013 in provincia di Torino.
Per il 39enne, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, si sono aperte le porte della casa circondariale di Bari, prima di essere confinato agli arresti domiciliari: «Lo stato di detenzione del mio assistito - ha spiegato il legale Mario Mongelli, difensore dell'uomo - ha causato l'interruzione del rapporto lavorativo: il lavoratore ristretto ai domiciliari non ha potuto far nulla per evitare la rescissione del rapporto di lavoro, sua unica e sola fonte di reddito».
Nel corso dell'istruttoria dibattimentale, la difesa della coppia, fra i numerosi rinvii delle udienze per l'emergenza Covid-19, è riuscita a dimostrare l'insussistenza delle contestazioni a carico del 39enne, poi sottoposto all'obbligo di firma, e della 48enne, entrambi scagionati. «Resterà da valutare - prosegue l'avvocato -, dopo il deposito delle motivazioni, la richiesta di ingiusta detenzione, anche in considerazione del grosso danno economico derivato dalla perdita del lavoro».
La fine di un incubo per entrambi, ma soprattutto per l'uomo, tornato pure a lavorare: «Sì, il mio assistito è tornato a lavorare presso la stessa azienda e lo stesso datore di lavoro che, all'epoca, lo aveva licenziato», conclude Mongelli. Un finale davvero lieto che lascia un gran sorriso sulle labbra.
Nell'udienza del 9 settembre scorso, il giudice monocratico del Tribunale di Bari, Giovanna Dimiccoli, ha scagionato i due terlizzesi, all'epoca dei fatti domiciliati nella frazione barese di Torre a Mare, arrestati il 21 novembre 2016 dai militari della Compagnia di Triggiano in quanto ritenuti responsabili, in concorso, dei reati di detenzione illegale di arma comune da sparo con relativo munizionamento, detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e ricettazione.
L'attività condotta dai Carabinieri, partita da verifiche su contatti sospetti dei due, è terminata con una perquisizione domiciliare che ha permesso di scoprire, in un pensile della cucina, 17 grammi di hashish, già suddiviso in 80 dosi e pronto per lo smercio, ed una pistola semiautomatica Beretta calibro 7.65 con il relativo munizionamento (5 cartucce, nda) e pronta dunque a fare fuoco, oggetto di un furto in abitazione, denunciato nel 2013 in provincia di Torino.
Per il 39enne, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, si sono aperte le porte della casa circondariale di Bari, prima di essere confinato agli arresti domiciliari: «Lo stato di detenzione del mio assistito - ha spiegato il legale Mario Mongelli, difensore dell'uomo - ha causato l'interruzione del rapporto lavorativo: il lavoratore ristretto ai domiciliari non ha potuto far nulla per evitare la rescissione del rapporto di lavoro, sua unica e sola fonte di reddito».
Nel corso dell'istruttoria dibattimentale, la difesa della coppia, fra i numerosi rinvii delle udienze per l'emergenza Covid-19, è riuscita a dimostrare l'insussistenza delle contestazioni a carico del 39enne, poi sottoposto all'obbligo di firma, e della 48enne, entrambi scagionati. «Resterà da valutare - prosegue l'avvocato -, dopo il deposito delle motivazioni, la richiesta di ingiusta detenzione, anche in considerazione del grosso danno economico derivato dalla perdita del lavoro».
La fine di un incubo per entrambi, ma soprattutto per l'uomo, tornato pure a lavorare: «Sì, il mio assistito è tornato a lavorare presso la stessa azienda e lo stesso datore di lavoro che, all'epoca, lo aveva licenziato», conclude Mongelli. Un finale davvero lieto che lascia un gran sorriso sulle labbra.