Bambina morta per autostrangolamento è colpa di tutti. Le riflessioni di Ludovico Abbaticchio

Il Garante pugliese dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza ha pubblicato un post che invita a soffermarsi su quanto accaduto a Palermo

martedì 26 gennaio 2021 0.33
A cura di La redazione
Antonella aveva 10 anni appena ed è rimasta vittima di una macabra e stupidissima sfida chiamata "Blackout challenge" che gira da mesi tra gli adolescenti sui social network. La sua morte per autostrangolamento ha riaperto ferite mai rimarginate sul rapporto tra adulti e bambino o adolescenti ed ha scatenato una ridda, a volte scomposta e stucchevole, di commenti. Noi vi proponiamo integralmente la riflessione postata sui social da parte del Garante pugliese dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Ludovico Abbaticchio.



«Non ha più senso dare colpe ai social, ai genitori, alla scuola, agli amici del cuore che, attraverso l'utilizzo di questi strumenti, a volte educativi e spesso diseducativi, intrappolano o fanno crescere la conoscenza di una generazione che in realtà è sempre più lontana dal mondo cosiddetto "sano" degli adulti.
Vedremo, come sempre, illustri psicologi e sociologi televisivi, o scrittori di libri del momento, dare i loro pareri e le loro soluzioni su una generazione adolescenziale ormai persa e senza valori, su famiglie ormai disperate, su insegnanti incapaci e demotivati.
Certo, i social nascondono trappole, insidie, pericoli, dalla crescita del bullismo, pornografia, ludopatia e altro, fino alla competizione, gioco che può portare anche alla morte una bambina di 10 anni.
Parlare di più con loro, giocare, rispettarli come persone che possono anche scegliere è cosa utile. Ma il tempo per loro noi adulti lo abbiamo?
Glielo dedichiamo?
Quando una bambina di dieci anni si stringe una cintura al collo non è colpa di TikTok o similari, non è colpa della famiglia, dei social, della scuola, degli amici: non è colpa di nessuno e, se lo è, è colpa di tutti.
I social non sono il male, anzi, proprio in questo periodo di pandemia, per molti sono stati una salvezza, un modo per darsi forza a vicenda, per tenere vivi i contatti, per lavorare, per studiare, per non sentirsi soli.
L'assenza di amore e di attenzione verso i giovani, prima della famiglia e poi delle istituzioni, è cosa inaccettabile!
Fa male non essere visti, non essere ascoltati, non avere nessuno vicino che ti chiede come stai, sentire intorno a sé il vuoto o il silenzio. Vogliamo dirlo una volta per tutte che i bambini passano troppo tempo da soli?
TikTok, e simili social network, devono essere oscurati o fortemente limitati e controllati se in un sistema democratico non hanno capacità di autocontrollo, vogliamo parlare della identità digitale ad esempio?
Ma non basta, bisogna affiancare i ragazzi, stare con loro e ascoltarli sul serio quando rispondono alle nostre domande. Insieme a comportamenti educativi da rigenerare, è necessario rafforzare il servizio e la funzione della Polizia Postale.
Spesso gli adulti ritengono che l'adolescente debba imparare da solo, in parte giustamente, ma non è proprio così.
L'adulto insegna loro a vivere il quotidiano con messaggi verbali e non verbali, deve insegnare la bellezza del sogno, della fantasia, immaginare insieme a loro i progetti che nelle loro menti realizzano e consolidano.
Gli adulti devono ritornare anche al loro passato di adolescenti e rivivere la bellezza del coraggio giovanile, attraverso la speranza di un futuro più bello e più sereno.
I nuovi sistemi di comunicazione fanno parte della loro e della nostra vita, impariamo a governarli con intelligenza, creiamo nuovi metodi scolastici di informazione attraverso l'educazione civica alla salute e all'uso del digitale».


LUDOVICO ABBATICCHIO