Caro bollette: ecco a cosa rinunciano gli italiani a tavola
L'indagine di Coldiretti e Censis presentata in occasione dell’apertura del XX Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione
venerdì 25 novembre 2022
A causa del caro prezzi più di un italiano su due (52%) ha tagliato il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. È quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis "Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre" presentato in occasione dell'apertura del XX Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione a Villa Miani a Roma, con la presenza del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, del Direttore Generale Censis Massimiliano Valerii e del Ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Con l'inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% dei cittadini è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato – spiegano Coldiretti/Censis – ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%.
Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c'è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).
Le rinunce – sottolineano Coldiretti/Censis – sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di "food social gap" con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.
Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rilevano Coldiretti/Censis – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall'11%).
Sono scattate le strategie di sopravvivenza dei cittadini, dall'utilizzo degli avanzi alla doggy bag al ristorante, dal ritorno della gavetta in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa fino all'assalto ai discount sono solo alcune delle strategie adottate dagli italiani per far fronte al carovita, con la crescita a doppia cifra dell'inflazione che mette in crisi i bilanci delle famiglie.
Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti, secondo Coldiretti/Censis, allargando a una fascia importante di popolazione una pratica sino ad oggi seguita da quote più ridotte di persone, coniugando la necessità di risparmiare con l'importanza etica di ridurre lo spreco. Il riutilizzo degli avanzi si sposta poi – rilevano Coldiretti/Censis – dalle mura domestiche all'ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro la gavetta con il cibo, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pasti precedenti.
Ma sono soprattutto gli "orti di guerra" a coniugare la necessità di risparmiare qualcosa con la volontà di non rinunciare alla qualità senza toccare il portafogli. Il 41% degli italiani dichiara di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà secondo Coldiretti/Censis, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. In molti casi si tratta di micro-coltivazioni che vanno dagli ortaggi agli agrumi come i limoni o, addirittura a vasi di basilico e altre essenze, ma rappresentano comunque un segnale del ritorno di attenzione per l'origine del cibo, con cui ottenere qualche piccolo risparmio sulla spesa e, al contempo, disporre di frutta o verdura considerata migliore perché più genuina.
La volontà degli italiani di non arrendersi al caro prezzi si sposta poi dagli orti ai ristoranti dove ben il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portarsi via gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%. L'idea che occorre evitare sprechi – notano Coldiretti/Censis – con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque più forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.
Ma le strategie di risparmio si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l'81% degli italiani che ha preso l'abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare – spiegano Coldiretti/Censis – per mettere sotto controllo le spese d'impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E cambiano anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l'83% punta su prodotti in offerta, in promozione.
Ma c'è anche chi nella situazione di difficoltà preferisce fare una spesa etica con 8 italiani su 10 (80%) che acquistano ovunque possibile prodotti agricoli italiani, perché li considera di qualità più alta ma anche per dare supporto economico all'agricoltura italiana conclude Coldiretti nel precisare che "quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente di prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l'obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l'impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantirsi prodotti più freschi che durano di più. Un impegno sostenuto dalla Coldiretti con la realizzazione la più estesa rete di vendita diretta nel mondo con 15mila agricoltori aderenti in quasi 1200 mercati lungo la Penisola dove hanno fatto la spesa 20 milioni di italiani.
LA CLASSIFICA DELLE RINUNCE A TAVOLA
Prodotto % di italiani che ne hanno tagliato il consumo
1. Alcolici 44%
2. Dolci 44%
3. Salumi 39%
4. Pesce 38%
5. Carne 37%
6. Alimenti per bambini (merendine, dolci ecc.) 31%
7. Pane 23%
8. Frutta 16%
9. Verdura 12%
10. Pasta 11%
Con l'inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% dei cittadini è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato – spiegano Coldiretti/Censis – ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%.
Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c'è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).
Le rinunce – sottolineano Coldiretti/Censis – sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di "food social gap" con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.
Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rilevano Coldiretti/Censis – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall'11%).
Sono scattate le strategie di sopravvivenza dei cittadini, dall'utilizzo degli avanzi alla doggy bag al ristorante, dal ritorno della gavetta in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa fino all'assalto ai discount sono solo alcune delle strategie adottate dagli italiani per far fronte al carovita, con la crescita a doppia cifra dell'inflazione che mette in crisi i bilanci delle famiglie.
Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti, secondo Coldiretti/Censis, allargando a una fascia importante di popolazione una pratica sino ad oggi seguita da quote più ridotte di persone, coniugando la necessità di risparmiare con l'importanza etica di ridurre lo spreco. Il riutilizzo degli avanzi si sposta poi – rilevano Coldiretti/Censis – dalle mura domestiche all'ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro la gavetta con il cibo, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pasti precedenti.
Ma sono soprattutto gli "orti di guerra" a coniugare la necessità di risparmiare qualcosa con la volontà di non rinunciare alla qualità senza toccare il portafogli. Il 41% degli italiani dichiara di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà secondo Coldiretti/Censis, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. In molti casi si tratta di micro-coltivazioni che vanno dagli ortaggi agli agrumi come i limoni o, addirittura a vasi di basilico e altre essenze, ma rappresentano comunque un segnale del ritorno di attenzione per l'origine del cibo, con cui ottenere qualche piccolo risparmio sulla spesa e, al contempo, disporre di frutta o verdura considerata migliore perché più genuina.
La volontà degli italiani di non arrendersi al caro prezzi si sposta poi dagli orti ai ristoranti dove ben il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portarsi via gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%. L'idea che occorre evitare sprechi – notano Coldiretti/Censis – con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque più forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.
Ma le strategie di risparmio si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l'81% degli italiani che ha preso l'abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare – spiegano Coldiretti/Censis – per mettere sotto controllo le spese d'impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E cambiano anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l'83% punta su prodotti in offerta, in promozione.
Ma c'è anche chi nella situazione di difficoltà preferisce fare una spesa etica con 8 italiani su 10 (80%) che acquistano ovunque possibile prodotti agricoli italiani, perché li considera di qualità più alta ma anche per dare supporto economico all'agricoltura italiana conclude Coldiretti nel precisare che "quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente di prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l'obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l'impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantirsi prodotti più freschi che durano di più. Un impegno sostenuto dalla Coldiretti con la realizzazione la più estesa rete di vendita diretta nel mondo con 15mila agricoltori aderenti in quasi 1200 mercati lungo la Penisola dove hanno fatto la spesa 20 milioni di italiani.
LA CLASSIFICA DELLE RINUNCE A TAVOLA
Prodotto % di italiani che ne hanno tagliato il consumo
1. Alcolici 44%
2. Dolci 44%
3. Salumi 39%
4. Pesce 38%
5. Carne 37%
6. Alimenti per bambini (merendine, dolci ecc.) 31%
7. Pane 23%
8. Frutta 16%
9. Verdura 12%
10. Pasta 11%