Case dell'Acqua, anche il Comitato Beni Comuni Terlizzi è contro

«L’accesso all’acqua non può avere rilevanza economica e deve essere estromessa dalle logiche del mercato»

lunedì 8 giugno 2015 8.53
Dopo la presa di posizione netta dell'associazione Puliamo Terlizzi, anche il Comitato Beni Comuni Terlizzi si schiera contro le cosiddette Case dell'Acque. Riceviamo e pubblichiamo il documento dell'associazione:


In seguito alla delibera di giunta n. 114 del 27/05/2015, il Comune di Terlizzi si è espresso a favore dell'installazione delle "Case dell'Acqua".

Ma che cos'è una "Casa dell'Acqua?" Come da delibera, si tratterebbe di un "moderno impianto di erogazione per la distribuzione di acqua naturale e frizzante tecnologicamente avanzato" o di una "struttura dove l'acqua viene affinata per soddisfare il piacere di bere nelle sue nuove declinazioni" (Federutility).

In realtà, a ben vedere, la Casa dell'Acqua non può essere considerata una "moderna" fontana pubblica e neanche il superamento tecnologico delle fontane tradizionali. Altro non è che un erogatore a gettoni. Essa è infatti dotata di pulsantiera, gettoniera e di un software amministrativo chiuso, impostato secondo una determinata politica di gestione, che niente ha a che vedere con le storiche fontane in ghisa, il cui compito è soltanto (scusate se è poco) erogare l'acqua dell'acquedotto a chiunque abbia sete.

Sempre da delibera, le Case dell'Acqua sarebbero una soluzione estremamente vantaggiosa in termini economici ma soprattutto in termini di sostenibilità ambientale, oltre che il miglior strumento per contrastare l'utilizzo dell'acqua in bottiglia, che non solo costa tanto al consumatore, ma produce una quantità di bottiglie di plastica da smaltire di non poco conto e il conseguente impatto ambientale legato al trasporto e alla movimentazione di queste ultime.

Tutto il business dell'acqua imbottigliata nasce però dal bisogno indotto di acqua "sicura". Infatti dalla delibera emerge anche che l'acqua erogata sarebbe "naturale, gassata, opportunamente microfiltrata, trattata e refrigerata". In verità, questa risulta una vera mistificazione a danno dei cittadini: si lascia intendere che l'acqua erogata dal nostro acquedotto abbia bisogno di un ulteriore processo di microfiltrazione già scrupolosamente incluso nella potabilizzazione ordinaria.

Tra l'altro, i dispositivi di filtrazione delle Case dell'Acqua sono stati oggetto di una recente inchiesta condotta da "Striscia la notizia" (http://www.video.mediaset.it/video/striscialanotizia/servizio/distributori-di-acqua-potabile_542229.html) relativa proprio alla perdita di qualità dell'acqua a causa di una scarsa manutenzione degli impianti.

Altro punto controverso è quello legato al costo dell'acqua e alla sua mercificazione. Ai sensi del contratto di concessione, la normalissima acqua pubblica sarà venduta a 0.05 Euro al litro, quando invece il prezzo della stessa acqua che arriva alle nostre fontane è di circa 1 euro a metro cubo (costo maggiorato di 50 volte). Le Case dell'Acqua non ce la danno a bere neanche lì dove si vendesse solo acqua frizzante perché la logica di fondo risulterebbe la stessa: la mercificazione dell'acqua.

Abituare i cittadini al prelievo di acqua da un sistema a gettoni o a tessera piuttosto che da una fontana ad utilizzo libero, significa preparare il mercato creando una nuova catena del valore; si conferisce all'acqua un prezzo e si promettono prezzi più vantaggiosi, trasformando le persone in consumatori. L'acqua esce dal campo dei diritti umani per diventare una merce da vendere ed acquistare.

La vendita di acqua non avviene più solo nei supermercati, ma per strada, in luoghi pubblici con la complicità delle amministrazioni comunali.

Un reale interesse verso la promozione dell'utilizzo dell'acqua pubblica dovrebbe passare attraverso iniziative differenti dall'installare le Case dell'Acqua. Sorprende gravemente che nella delibera non ci sia alcun riferimento alla tutela del diritto all'acqua.

Diversamente, ad esempio, potrebbero essere mappate tutte le fontane pubbliche, dovrebbero esserci indicazioni sulla loro ubicazione accessibili ai turisti e non, dovrebbero essere mantenute perfettamente funzionanti, si potrebbero installare, per ogni fontana, cartelli che riportino le analisi della qualità dell'acqua , dovrebbero essere resi visibili ed applicati dei regolamenti volti ad evitare abusi di utilizzo o sprechi di acqua e relative sanzioni, dovrebbe essere evitata la vendita di acqua in bottiglia nei luoghi pubblici, si potrebbe promuovere nelle mense scolastiche la sostituzione dell'acqua in bottiglia, magari con l'installazione di fontanelle di acqua pubblica, potrebbe essere esposto nel Palazzo di Città ed in altri spazi istituzionali pubblici il "Nuovo Manifesto dell'Acqua" (redatto dall'Università del Bene Comune), dovrebbe essere incentivato l'utilizzo dell'acqua di casa (di cui la Casa dell'Aqua è anagramma) attraverso l'adeguamento, se necessario, degli impianti domestici, di serbatoi e autoclavi e attraverso l'attuazione di controlli periodici sulla qualità dell'acqua; dovrebbe essere infine promosso l'utilizzo della ceramica tradizionale che da sempre rappresenta il materiale migliore per stoccare l'acqua e mantenerla pulita e organoletticamente buona.

II Comitato Beni Comuni Terlizzi, voce locale del Comitato Pugliese Acqua Bene Comune, ribadendo ancora una volta che l'accesso all'acqua è un diritto umano inalienabile, che l'acqua non può avere rilevanza economica e deve essere estromessa dalle logiche del mercato, invita l'Amministrazione Comunale ad intraprendere un coraggioso, reale e partecipato percorso di promozione e garanzia di una cultura dell'acqua pubblica, rinnovando la richiesta di modifica dello Statuto Comunale circa la non rilevanza economica del servizio idrico integrato. Dissociandosi da ogni tentativo di strumentalizzazione del tema, invita tutti i cittadini a prenderne coscienza, sperando di raccogliere un confronto costruttivo in un banchetto informativo Domenica 14 Giugno dalle ore 19 in Largo la Ginestra.

Si scrive Acqua, si legge Democrazia.