Caso Censum, la Corte dei Conti condanna la dirigente Panzini
Dovrà restituire al Comune di Terlizzi la somma di 136 mila euro. Ma Panzini annuncia già ricorso
sabato 15 aprile 2017
7.53
La Corte dei Conti ha condannato la dirigente degli uffici finanziari del Comune di Terlizzi, Francesca Panzini, a risarcire lo stesse ente della somma di 136 mila euro danno erariale. Si tratta dell'inchiesta contabile (diversa dal processo penale ancora in corso al Tribunale di Trani) avviata dalla procura regionale della Corte dei Conti per alcuni fatti avvenuti tra il 2008 e il 2010. Le contestazioni della Corte fanno riferimento ad alcune liquidazioni effettuate dagli uffici finanziari comunale alla Censum, all'epoca concessionaria comunale che si occupava della riscossione dei tributi locali. La Censum nel frattempo è stata dichiarata fallita i suoi dirigenti sono accusati per non aver riversato quei tributi nelle casse del Comune per un totale di 1,1 milioni di euro.
Alla dirigente Pansini, in estrema sintesi, la Corte dei Conti addebita la responsabilità di aver effettuato alcune liquidazioni supplettive alla Censum. Si tratta di pagamenti che, pur previsti da alcune determine e da atti di indirizzo del consiglio comunale, secondo i giudici non andavano versati perché riguardavano prestazioni già comprese nel contratto di affidamento del servizio. In questo modo, dicono i giudici, si andavano a compensare servizi già pagati.
In realtà quegli atti amministrativi furono materialmente istruiti e firmati da un'altra funzionaria comunale che operava nello stesso settore finanziario, rimasta però estranea alle inchieste. Questo particolare non è stato sufficiente a discolpare la Panzini: per i giudici, infatti, la dirigente mantiene una sorta di responsabilità oggettiva del provvedimento finale che, si legge nella sentenza, per legge resta di competenza del Dirigente del Settore. Insomma, la Panzini non poteva non sapere che "con le determinazioni che andava ad adottare, fossero remunerate attività già comprese nell'appalto affidato e già remunerate con il compenso dallo stesso previsto". Inoltre, di fronte all'inadempimento della Censum (che non aveva riversato nelle casse comunali circa 1,1 milioni di euro di tributi incassati dai cittadini) i magistrati ritengono che sarebbe stato necessario far valere la decadenza del contratto tra il Comune e la stessa Censum. Per queste ragioni, è la conclusione cui giungono i magistrati contabili, la Panzini avrebbe creato un ingiusto vantaggio per la stessa azienda concessionaria. Sono state comunque accolte alcune delle obiezioni della Panzini che hanno permesso di ridurre la richiesta risarcitatoria. I difensori del dirigente e gli avvocati della compagnia assicurativa che copre il rischio professionale hanno preannunciato ricorso in appello per dimostrare l'assoluta correttezza delle procedure seguite.
Alla dirigente Pansini, in estrema sintesi, la Corte dei Conti addebita la responsabilità di aver effettuato alcune liquidazioni supplettive alla Censum. Si tratta di pagamenti che, pur previsti da alcune determine e da atti di indirizzo del consiglio comunale, secondo i giudici non andavano versati perché riguardavano prestazioni già comprese nel contratto di affidamento del servizio. In questo modo, dicono i giudici, si andavano a compensare servizi già pagati.
In realtà quegli atti amministrativi furono materialmente istruiti e firmati da un'altra funzionaria comunale che operava nello stesso settore finanziario, rimasta però estranea alle inchieste. Questo particolare non è stato sufficiente a discolpare la Panzini: per i giudici, infatti, la dirigente mantiene una sorta di responsabilità oggettiva del provvedimento finale che, si legge nella sentenza, per legge resta di competenza del Dirigente del Settore. Insomma, la Panzini non poteva non sapere che "con le determinazioni che andava ad adottare, fossero remunerate attività già comprese nell'appalto affidato e già remunerate con il compenso dallo stesso previsto". Inoltre, di fronte all'inadempimento della Censum (che non aveva riversato nelle casse comunali circa 1,1 milioni di euro di tributi incassati dai cittadini) i magistrati ritengono che sarebbe stato necessario far valere la decadenza del contratto tra il Comune e la stessa Censum. Per queste ragioni, è la conclusione cui giungono i magistrati contabili, la Panzini avrebbe creato un ingiusto vantaggio per la stessa azienda concessionaria. Sono state comunque accolte alcune delle obiezioni della Panzini che hanno permesso di ridurre la richiesta risarcitatoria. I difensori del dirigente e gli avvocati della compagnia assicurativa che copre il rischio professionale hanno preannunciato ricorso in appello per dimostrare l'assoluta correttezza delle procedure seguite.