Caso De Chirico, l'avvocato Maralfa: «Ma adesso un processo rapido»

Per il penalista sarebbe «l'unico ristoro alla sofferenza della famiglia durata 8 anni». L'ex fidanzato indagato per maltrattamenti

sabato 22 giugno 2024 9.55
A cura di Nicola Miccione
«E adesso chiediamo un processo rapido, l'unico ristoro alla sofferenza della famiglia durata 8 anni». È l'augurio di Bepi Maralfa, l'avvocato dei genitori di Claudia De Chirico, all'indomani dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, che ha deliberato di non archiviare l'inchiesta.

E non solo: la giudice ha ordinato al pubblico ministero di riformulare il capo di accusa secondo la nuova ipotesi, quella di maltrattamenti aggravati, provvedendo «all'iscrizione nel registro delle notizie di reato» dell'ex fidanzato della vittima, il 35enne Davide Falcetta, unico indagato. I genitori della ragazza trovata senza vita il 22 dicembre 2016 nel sottopasso ferroviario di via Mazzini, a Terlizzi, stringendosi attorno al collo un cavo usb non hanno mai creduto all'ipotesi del suicidio.

La Procura della Repubblica di Trani, invece, dal canto suo, aveva chiesto per la quarta volta l'archiviazione ritenendo che non emergessero delle responsabilità a carico dell'allora della giovane, difeso dall'avvocato Francesco Montingelli. 8 anni dopo, la svolta. Le indagini hanno raccontato di una relazione fatta di «violenze e aggressioni», confermata dai messaggi della De Chirico a Falcetta: «Ed è la quarta volta... io ho fatto una stronzata, tu mi hai picchiata. Sei solo un violento».

Per la giudice Chiddo, è riportato nelle 62 pagine di dispositivo, «emerge il profilo di un uomo violento (Falcetta), facile all'ira, nei confronti del quale la De Chirico versava in uno stato di profonda soggezione psicologica e dipendenza affettiva» e, d'altro canto, «la fragilità della De Chirico e lo stato di solitudine della ragazza, la quale aveva lasciato la sua famiglia per amore di Davide, un amore che però la faceva soffrire non solo fisicamente, ma che le provocava pure frustrazioni».

Perciò considera il gesto estremo della 24enne una conseguenza «della progressiva condizione di nullificazione della persona, a causa delle condotte vessatorie, violente e minacciose poste in essere dal compagno convivente». Non solo violenza fisica, ma anche una «serie di comportamenti di condizionamento morale, di svuotamento psicologico, di inquinamento progressivo della libertà di autodeterminazione e della personalità, di demolizione della dignità di donna», è scritto.

La giudice ha parlato di un atteggiamento di Falcetta «originato dalla gelosia, che induceva l'uomo a precluderle rapporti, a controllarle il telefono per verificare se intrattenesse relazioni, nonché rivolgendole parole di scherno tanto da indurre in lei uno stato d'ansia da pensare al suicidio». Una storia riscritta dopo 8 anni.