"Dobbiamo farli fuori": i Baldassarre pronti a tutto per la droga

20 mila euro al mese dallo spaccio. Pronti a "far fuori" un gruppo di Corato

mercoledì 3 febbraio 2016
Non soltanto traffico di droga e possesso di armi. Il clan dei Baldassarre sgominato ieri dai carabinieri era arrivato anche a sequestrare le persone. Lo hanno riferito gli inquirenti ieri mattina nel corso della conferenza stampa sui 16 gli arresti (12 in carcere e 4 ai domiciliari) compiuti dai carabinieri della compagnia di Molfetta, contro una organizzazione criminale capeggiata dai fratelli Vincenzo e Gioacchino Baldassarre di Terlizzi.
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L'episodio si riferisce al 2013. La Dda di Bari contesta anche il sequestro di persona di uno dei componenti del gruppo, capo della piazza terlizzese, che nel gennaio 2013 fu portato in campagna e stava per essere gambizzato per punizione per una partita di droga non pagata. L'uomo fu salvato dall'intervento dei carabinieri che indagando sul traffico di stupefacenti, arrivarono in un fabbricato rurale di Terlizzi di proprietà della famiglia Baldassarre, dove arrestarono quattro pregiudicati trovati in possesso di tre pistole e mezzo chilo di sostanze stupefacenti.

Mentre i quattro tenevano l'uomo in campagna, altri componenti del gruppo criminale erano a casa dei genitori del rapito e stavano minacciando anche loro. Un salto di qualità nei metodi criminali davvero impressionante. Non a caso per il comandante provinciale dei carabinieri, Vincenzo Molinese, il gruppo aveva un giro d'affari da 20 mila euro mensili ed era in grado di gestire partite di droga da 100/150mila euro, smerciandole in poco tempo, e con la capacità di reclamare con la violenza i crediti. Come è successo per una famiglia di Corato che, avendo ricevuto una partita droga di pessima qualità, si era rifiutata di pagarla attendendo che prima arrivassero i proventi dello spaccio per onorare il debito. I Baldassare progettavano di "farli fuori" commentando il loro comportamento cosi': "In che mondo viviamo". Si indaga anche per accertare una presunta vicinanza di alcuni degli arrestati al clan Capriati di Bari vecchia; circostanza riferita da un collaboratore di giustizia.