Restauro della chiesa di San Nicola, nominato il comitato scientifico
La CEI potrebbe finanziare il 70% delle spese
venerdì 13 luglio 2018
11.06
Un passo avanti verso il restauro e il risanamento conservativo della rettoria di San Giuseppe, nota ai più come chiesa di San Nicola. Un anno e mezzo fa, veniva sottoposto il relativo progetto a Mons. Domenico Cornacchia, ma solo mercoledì scorso 4 luglio, è stato presentato alla cittadinanza il piano di lavoro in occasione della visita pastorale del vescovo che ha avuto per la prima volta l'occasione di conoscere la chiesa accompagnato dal direttore dell'Ufficio tecnico diocesano, l'architetto Mariangela Ciliberti.
In realtà, la prima richiesta ufficiale era stata inoltrata alla curia vescovile sin dal 2007 da parte della Confraternita di San Giuseppe, ma le valutazioni per un possibile intervento sono state notevolmente differite nel tempo. Ad oggi, la strada percorribile è quella di attingere al finanziamento CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per il 70% della spesa totale, riservando il restante 30% a forme private di ricerca fondi o alla partecipazione ad altri bandi regionali.
Nel frattempo si è costituito il comitato scientifico pro restauro, coordinato dall'architetto terlizzese Antonio Tempesta che dirigerà i lavori di un team altamente specializzato: ne fanno parte Domenico Mazzilli, rappresentante della Confraternita di San Giuseppe, Don Michele Cipriani, nel ruolo di liturgista, l'architetto Alessia Amendolagine, Isabella di Liddo, docente universitaria di storia dell'arte, Franco di Palo e Giuseppe Chiapparino, entrambi esperti di arte sacra di cui il primo è uno storico e il secondo un restauratore.
Tra gli interventi previsti rientrano principalmente quelli di restauro dell'altare maggiore ligneo manierista derivante dal vecchio duomo romanico andato distrutto alla fine del 700, manutenzione delle facciate e dei lastrici, rifacimento della pavimentazione (negli anni ottanta erano state divelte le pastine cementizie ottocentesche per far posto ad una inguardabile piastrella bianco lucida) e quindi indagini archeologiche sul sottosuolo e restauro di sculture come la antichissima statua di san Bartolomeo. In particolare, si vuole seguire il «principio dell'adeguamento liturgico», secondo cui le attività devono essere condotte in continuità con l'identità storica del manufatto ma in conformità alle prescrizioni necessarie a garantire una ottimale fruizione sia per attività di culto che turistiche. «La nostra idea è quella di promuovere dei cantieri didattici con gli istituti scolastici», spiega Antonio Tempesta, «Vogliamo creare una rete con alcuni licei, insegnare agli studenti come il restauro possa divenire fattivamente strumento di conoscenza sul campo e condensare poi tutto questo percorso nella stesura finale di un testo che descriva questa esperienza».
Non è ancora dato sapere quando cominceranno effettivamente i lavori: prima di tutto il Comitato si sta attivando per inviare il progetto ormai ultimato alla CEI, poi sarà la volta di fare i conti con gli aspetti burocratici. Un unico dato è certo: i lavori una volta iniziati dovranno svolgersi nell'arco temporale di massimo tre anni.
In realtà, la prima richiesta ufficiale era stata inoltrata alla curia vescovile sin dal 2007 da parte della Confraternita di San Giuseppe, ma le valutazioni per un possibile intervento sono state notevolmente differite nel tempo. Ad oggi, la strada percorribile è quella di attingere al finanziamento CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per il 70% della spesa totale, riservando il restante 30% a forme private di ricerca fondi o alla partecipazione ad altri bandi regionali.
Nel frattempo si è costituito il comitato scientifico pro restauro, coordinato dall'architetto terlizzese Antonio Tempesta che dirigerà i lavori di un team altamente specializzato: ne fanno parte Domenico Mazzilli, rappresentante della Confraternita di San Giuseppe, Don Michele Cipriani, nel ruolo di liturgista, l'architetto Alessia Amendolagine, Isabella di Liddo, docente universitaria di storia dell'arte, Franco di Palo e Giuseppe Chiapparino, entrambi esperti di arte sacra di cui il primo è uno storico e il secondo un restauratore.
Tra gli interventi previsti rientrano principalmente quelli di restauro dell'altare maggiore ligneo manierista derivante dal vecchio duomo romanico andato distrutto alla fine del 700, manutenzione delle facciate e dei lastrici, rifacimento della pavimentazione (negli anni ottanta erano state divelte le pastine cementizie ottocentesche per far posto ad una inguardabile piastrella bianco lucida) e quindi indagini archeologiche sul sottosuolo e restauro di sculture come la antichissima statua di san Bartolomeo. In particolare, si vuole seguire il «principio dell'adeguamento liturgico», secondo cui le attività devono essere condotte in continuità con l'identità storica del manufatto ma in conformità alle prescrizioni necessarie a garantire una ottimale fruizione sia per attività di culto che turistiche. «La nostra idea è quella di promuovere dei cantieri didattici con gli istituti scolastici», spiega Antonio Tempesta, «Vogliamo creare una rete con alcuni licei, insegnare agli studenti come il restauro possa divenire fattivamente strumento di conoscenza sul campo e condensare poi tutto questo percorso nella stesura finale di un testo che descriva questa esperienza».
Non è ancora dato sapere quando cominceranno effettivamente i lavori: prima di tutto il Comitato si sta attivando per inviare il progetto ormai ultimato alla CEI, poi sarà la volta di fare i conti con gli aspetti burocratici. Un unico dato è certo: i lavori una volta iniziati dovranno svolgersi nell'arco temporale di massimo tre anni.