Corruzione, condannati De Benedictis e Chiariello. Assolto Dello Russo

9 anni e 8 mesi per l'ex magistrato e l'avvocato. Scagionato il presunto boss: era accusato di corruzione in atti giudiziari

martedì 29 marzo 2022 20.00
9 anni e 8 mesi ciascuno all'ex giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e all'avvocato Giancarlo Chiariello per quattro dei cinque episodi di corruzione nel Tribunale di Bari.

È questa la decisione del giudice dell'udienza preliminare di Lecce, Laura Liguori, al termine del processo con il rito abbreviato in cui ha condannato a 4 anni di carcere l'avvocato Alberto Chiariello, figlio di Giancarlo, e a 3 anni e 8 mesi il pregiudicato foggiano Pietro Danilo Della Malva (nel frattempo pentito). L'accusa, per tutti, era di corruzione in atti giudiziari con l'aggravante di aver favorito i clan mafiosi.

Il gup ha assolto giudice e avvocato «perché il fatto non sussiste» dalle accuse di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio in relazione a una quinta accusa, relativa alla presunta fuga di notizie sulle dichiarazioni del pentito Domenico Milella a carico dell'ex gip De Benedictis.

Totalmente assolti, con varie formule, l'avvocato Marianna Casadibari (all'epoca dello studio Chiariello), il carabiniere Nicola Vito Soriano, Roberto Dello Russo, Antonio Ippedico e l'altro avvocato Pio Michele Gianquitto (l'unico per il quale la stessa Procura della Repubblica di Lecce aveva chiesto l'assoluzione): erano accusati, a vario titolo, di aver preso parte alle attività corruttive.

Per i quattro condannati il gup ha stabilito l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e (per De Benedictis e Giancarlo Chiariello) anche quella legale per 5 anni. Per De Benedictis è stata disposta la confisca di 30.000 euro, per Giancarlo Chiariello dei soldi (1,3 milioni) trovati durante le perquisizioni in casa.

I quattro condannati dovranno inoltre risarcire con 30.000 euro il Ministero della Giustizia. De Benedictis e Giancarlo Chiariello, arrestati nell'aprile 2021, sono tuttora ai domiciliari. L'aggravante di aver favorito un clan mafioso comporta che la pena definitiva dovrà necessariamente essere scontata in carcere.

«È una sentenza molto dura dal punto di vista sanzionatorio, soprattutto per il conoscimento dell'aggravante mafiosa. La rispettiamo, ma non la condividiamo ed è per questo che, dopo il deposito delle motivazioni, proporremo appello». Sono le dichiarazioni degli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, difensori dell'ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis.