Da Dnipropetrovsk a Terlizzi in fuga dalla guerra
Mamme, bimbi e anziani sono arrivati nella parrocchia di Santa Maria della Stella. Il cuore grande della comunità locale nel nostro racconto
giovedì 17 marzo 2022
14.32
Arrivano dall'Ucraina orientale, esattamente da Dnipropetrovsk, località vicina al confine con la regione russofona del Donbass, le mamme, gli anziani, i bimbi e le bimbe giunti ieri sera, 16 marzo, a Terlizzi ed accolti nella parrocchia di Santa Maria della Stella.
Si tratta di persone che provengono da un'area martoriata dai bombardamenti e della incursioni dell'esercito russo.
Dopo un viaggio tra mille incognite ed otto giorni di cammino a piedi, si sono avvicinati al confine con la Moldova e si sono ritrovati ammassati nei centri di primo soccorso insieme ad altri 140mila connazionali.
Da lì solo luce: fievole, fievolissima dinanzi all'immane tragedia, ma pur sempre luce, grazie alla solidarietà sinergica di Medici Senza Frontiere, di Emergency, della Croce Rossa.
Da quel momento l'impegno sine glossa del Consolato Onorario della Repubblica di Moldova a Bari, del Sovrano Militare Ordine di Malta e della sua Delegazione Granprioriale di Puglia e Lucania, del SerMolfetta, della Diocesi stessa di Molfetta, fino ad arrivare alla Comunità parrocchiale di Santa Maria della Stella e al suo parroco, don Nino Prisciandaro, che si son fatti in quattro per assicurare una calda accoglienza alla giovanissima e coraggiosissima Tatiana di soli 34 anni e ai suoi 5 figli di 16, 10, 9, 5 e 3 anni, due femminucce e tre maschietti.
«Sono arrivati ieri sera, 16 marzo - è il racconto dei volontari - e sui loro volti si leggeva stordimento, stanchezza, ma anche gratitudine e stupore: da un lato disperazione, lacrime, sangue, bombe, fame e sete, lotta per la sopravvivenza, dall'altro sorrisi accoglienti, un camino acceso, il profumo di una torta appena sfornata, il tepore di un piumone caldo e di una comunità che, a tempo di record, non si è fatta cogliere impreparata, allenata da un vescovo venerabile (don Tonino Bello) che si è adoperato fino allo stremo affinché apprendessimo la grammatica della pace, sollecitata da un uomo vestito di bianco che dinanzi alla pazzia della guerra implora Dio di fermare la mano di CainoTemprata dall'esempio di un martire che ha combattuto eroicamente la sua buona battaglia "usque ad mortem", cioè fino alla morte, ripudiando a chiare lettere la guerra come "inutile strage".
Senza orpelli, senza retorica, senza bandiere, quella piccola comunità di una parrocchia periferica, ha dimostrato che "restiamo umani" non è solo una litania da gridare in piazza, nelle marce o nei sit-in, ma è un imperativo. È forse, la nostra unica speranza».
Si tratta di persone che provengono da un'area martoriata dai bombardamenti e della incursioni dell'esercito russo.
Dopo un viaggio tra mille incognite ed otto giorni di cammino a piedi, si sono avvicinati al confine con la Moldova e si sono ritrovati ammassati nei centri di primo soccorso insieme ad altri 140mila connazionali.
Da lì solo luce: fievole, fievolissima dinanzi all'immane tragedia, ma pur sempre luce, grazie alla solidarietà sinergica di Medici Senza Frontiere, di Emergency, della Croce Rossa.
Da quel momento l'impegno sine glossa del Consolato Onorario della Repubblica di Moldova a Bari, del Sovrano Militare Ordine di Malta e della sua Delegazione Granprioriale di Puglia e Lucania, del SerMolfetta, della Diocesi stessa di Molfetta, fino ad arrivare alla Comunità parrocchiale di Santa Maria della Stella e al suo parroco, don Nino Prisciandaro, che si son fatti in quattro per assicurare una calda accoglienza alla giovanissima e coraggiosissima Tatiana di soli 34 anni e ai suoi 5 figli di 16, 10, 9, 5 e 3 anni, due femminucce e tre maschietti.
«Sono arrivati ieri sera, 16 marzo - è il racconto dei volontari - e sui loro volti si leggeva stordimento, stanchezza, ma anche gratitudine e stupore: da un lato disperazione, lacrime, sangue, bombe, fame e sete, lotta per la sopravvivenza, dall'altro sorrisi accoglienti, un camino acceso, il profumo di una torta appena sfornata, il tepore di un piumone caldo e di una comunità che, a tempo di record, non si è fatta cogliere impreparata, allenata da un vescovo venerabile (don Tonino Bello) che si è adoperato fino allo stremo affinché apprendessimo la grammatica della pace, sollecitata da un uomo vestito di bianco che dinanzi alla pazzia della guerra implora Dio di fermare la mano di CainoTemprata dall'esempio di un martire che ha combattuto eroicamente la sua buona battaglia "usque ad mortem", cioè fino alla morte, ripudiando a chiare lettere la guerra come "inutile strage".
Senza orpelli, senza retorica, senza bandiere, quella piccola comunità di una parrocchia periferica, ha dimostrato che "restiamo umani" non è solo una litania da gridare in piazza, nelle marce o nei sit-in, ma è un imperativo. È forse, la nostra unica speranza».