Dossier sesso e incontri gay, mons. Cornacchia: «Caso doloroso, notizie gravi che avviliscono»

Il commento del Vescovo della Diocesi che vede un sacerdote coinvolto nello scandalo

mercoledì 28 febbraio 2018 13.01
Continua a far discutere il dossier con i nomi di 49 sacerdoti e 9 seminaristi con tanto di prove, messaggi e foto di incontri e festini omosessuali anche a pagamento, consegnato dal gigolò Francesco Mangiacapradi cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi – e in cui comparirebbe anche il nome di un sacerdote appartenente alla Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.

Quest'oggi è stata pubblicato sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno il commento alla vicenda di monsignor Domenico Cornacchia: «È questo un problema latente. Per ora su questo caso doloroso possiamo solo far congetture, non si capisce nemmeno se queste persone siano cadute realmente nel peccato o se si tratta di strumentalizzazioni. Certo sono notizie gravi, che avviliscono».

«Se qualche religioso di questa Diocesi ha fatto quello che viene segnalato, - ha proseguito - andrebbe invitato a mettersi da parte, a riflettere. Parliamo di un eventuale caso di fragilità psicologica e affettiva, perché come testimonia l'attività quotidiana di tanti bravi religiosi di Molfetta e dintorni la Chiesa locale deve vivere e pensare giorno e notte ai suoi fedeli, curare le anime, assistere i bisognosi».

Dunque un caso "doloroso" che vedrebbe all'origine una "fragilità psicologica e affettiva", ma che porta alla luce una questione, quella della sessualità del clero, troppe volte discussa sottovoce e mai risolta. In questo caso, però, si tratterebbe di omosessualità che la stessa Chiesa non ammette ma verso cui sembrano esserci segnali non certo a favore ma almeno di dialogo.

Certo un conto è affrontare la questione dell'omosessualità laica, un altro quella all'interno della Chiesa stessa. È da precisare che l'ormai famoso dossier non rappresenterebbe una denuncia di reati imputabili penalmente secondo la legge della Stato, ma senza dubbio sono infrante le leggi della Chiesa.

Intanto continua a vigere il massimo riserbo sull'identità degli uomini di Chiesa coinvolti mentre la Curia di Napoli retta dal cardinale Crescenzio Sepe, sarebbe ancora al vaglio.