Emergenza Xylella, Coldiretti: «Dall'Europa solo briciole»
Sono saliti a 1,2 miliardi i danni provocati dal diffondersi della Xylella fastidiosa
giovedì 31 gennaio 2019
7.05
Solo nell'area infetta ci sono 183mila ettari e 22 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella che è arrivata a Monopoli "i fondi UE per monitoraggi e test di campionamento, 3 milioni di euro per tutto il territorio italiano e per altri 7 patogeni della stessa categoria, sono solo briciole", commenta il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. Sono saliti a 1,2 miliardi i danni provocati dal diffondersi della Xylella fastidiosa – ricorda Coldiretti Puglia - il batterio che provoca il rapido disseccamento dell'olivo, che avanza inesorabilmente in Puglia dove è comparsa per la prima volta nell'ottobre del 2012, quando fu data la prima segnalazione di anomali disseccamenti su un appezzamento di olivo.
"Monitoraggio e campionamento sono attività cruciali – aggiunge il presidente Muraglia - considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto".
"In sei anni si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l'avanzare del contagio e dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi - conclude Muraglia - ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione".
Anche in questo caso non mancano le responsabilità regionali e anche comunitarie e sotto accusa – continua la Coldiretti – è il sistema di controllo dell'Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Una politica europea troppo permissiva che consente l'ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell'Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude la Coldiretti - devono invece superare i nostri prodotti quando vengono esportati.
"Monitoraggio e campionamento sono attività cruciali – aggiunge il presidente Muraglia - considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l'individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l'unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L'efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto".
"In sei anni si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l'avanzare del contagio e dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi - conclude Muraglia - ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione".
Anche in questo caso non mancano le responsabilità regionali e anche comunitarie e sotto accusa – continua la Coldiretti – è il sistema di controllo dell'Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Una politica europea troppo permissiva che consente l'ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell'Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che – conclude la Coldiretti - devono invece superare i nostri prodotti quando vengono esportati.