"Ero con 27 bambini quando ho sentito dei boati: erano colpi di pistola e subito ho pensato a proteggerli"

Al Festival della Legalità la testimonianza di Angela Altamura, la donna ferita nella sparatoria di piazza Amendolagine

venerdì 17 luglio 2015 9.54
A cura di Vincenza Urbano
Un partecipato taglio del nastro per la IV edizione del Festival per la Legalità, organizzato da Città Civile nella storica corte della Pinacoteca De Napoli, ha contribuito a riconquistare quel senso di legalità che troppo spesso viene bistrattato.

Angela Altamura, la concittadina che lo scorso 30 giugno è stata ferita a una gamba a seguito di una sparatoria da parte di malavitosi in piazzetta Amendolagine, ha ripercorso i tragici attimi di quella sera. "Doveva essere una serata all'insegna dell'allegria. Stavo trascorrendo un piacevole momento di festa insieme a ventisette bambini quando, improvvisamente, ho sentito dei boati. Ho pensato subito si trattasse dello scoppio di alcuni petardi, lasciati all'incuria dei bambini più piccoli. Solo dopo ho realizzato che stava avvenendo l'inimmaginabile. Lì per lì non ho avvertito alcun tipo di dolore. Il mio pensiero è volato subito ai bambini. La prontezza di spirito mi ha aiutato e ci ha salvato: il coraggio che ho avuto è consistito proprio nell'alzarmi dalla sedia e prestare soccorso". Angela è una donna forte ed audace, che ha provveduto con la sua grinta tenace ad allontanare immediatamente altre possibili vittime. Eppure, nonostante questo le faccia onore, cammina con la testa bassa per la strade del paese perché si sente osservata da chi, più fortunato di lei, non porta sul proprio corpo i segni indelebili della terribile vicenda di quella sera. "In quella piazzetta non ci tornerò più, ho troppa paura per me ed i mie cari."

A sostegno di Angela, è intervenuto Don Cozzi, vicepresidente di Libera "Associazione Nomi e Numeri contro le Mafie". "Angela, tu come tutti gli altri, ti trovavi nel posto giusto al momento giusto. Erano i malviventi a trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Devi tornare in quella villetta insieme agli altri bambini. Unitevi in un unico coro e fate sentire la vostra voce: 'Terlizzi è nostra e non vi lasceremo nemmeno un centimetro su cui esercitare il vostro potere perverso'. La mafia si combatte rompendo il muro del silenzio".

Anche Roberto Rossi, Sostituto Procurato della Repubblica di Bari, ha espresso la sua vicinanza alla nostra Angela. "Tendenzialmente si crede che il processo penale serva solamente a condannare i colpevoli. Ed invece, attraverso di esso, si racconta il dolore delle vittime. Noto spesso come in costoro prevalga un ingiusto senso di colpa. Il processo fa questo: svela il potere occulto, rendendolo pubblico, affinché non possa più schiavizzare. L'unico modo per contrastare la criminalità consiste nel reagire: il potere democratico ha il compito di creare un vincolo associativo di persone volto a combattere proprio quel vincolo intimidatorio teso alla spartizione e al controllo del territorio. Piazza Amendolagine deve diventare l'emblema della legalità per liberarla dalla immagine di terrore che adesso la rappresenta. La politica del controllo deve essere detenuta dai cittadini per la tutela dei beni comuni."

Sabrina Matrangola, cui è stata assegnata la targa di riconoscimento per gli "eroi borghesi", è la figlia di Renata Fonte che è stata riconosciuta vittima di mafia solo nel 2002. "La mia mamma è stata assassinata nel 1984 perché, in qualità di assessore comunale – prima alle finanze, poi alla pubblica istruzione ed alla cultura – si oppose al piano regolatore e alla barbara cementificazione di Porto Selvaggio. Il tempo mi aiuta a metabolizzare la sua scomparsa: mi rendo conto che parlare col pubblico significa coltivare una memoria collettiva. Ho perso una famiglia a causa della mafia ma ringrazio l'antimafia per averne trovata una più grande".

Anche Pinuccio, irriverente comico barese, si è fatto portavoce di una sua particolare testimonianza sulla illegalità. "A Bari spesso si dice che è meglio essere amico di un boss che di un carabiniere. Trovo sconcertante come le persone invece di rivolgersi alle autorità, scrivano a me affinché possa denunciare i problemi che le affliggono. Facciamo attenzione alle piccole illegalità, perché queste rischiano di tramutarsi in grandi illegalità."

Questa sera, il secondo appuntamento del Festival, in cui si discuterà di "Etica del Lavoro in un sud senza Lavoro".
Angela Altamura al Festival della Legalità
Angela Altamura al Festival della Legalità
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