Festa della Repubblica a Terlizzi: tutte le foto
Il discorso del Sindaco e la tradizionale cerimonia con le autorità in piazza Cavour
sabato 3 giugno 2023
01.00
Anche Terlizzi ha festeggiato ieri, 2 giugno, il 77° anniversario del referendum popolare che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica.
È stata anche la prima festa nazionale di Michelangelo De Chirico da sindaco e con la fascia tricolore ha guidato il corteo alla presenza delle più alte autorità civili e militari, delle Associazioni combattentistiche e d'arma, delle forze politiche e sindacali e delle rappresentanze delle scuole cittadine, fino a piazza Cavour, dove è stata deposta una corona d'alloro al Monumento ai Caduti di tutte le guerre.
Di seguito, il discorso completo di De Chirico, tenuto in piazza Cavour. (Cosma Cacciapaglia)
«Concittadine e concittadini di ogni età, rappresentanti istituzionali e servitori in ogni snodo dello Stato repubblicano…
Cosa è successo il 2 Giugno 1946 – cioè 77 anni fa – di tanto importante da suscitare riverberi ancora oggi?
È accaduto che il Paese, uscito dal tunnel del ventennio fascista e dalle macerie di una guerra devastante di portata mondiale, ha deciso di scrivere una nuova pagina della sua storia, scegliendo con referendum popolare di "cambiare tutto" e adottare la Repubblica come forma e sostanza di organizzazione dello Stato, aprendo al diritto di voto delle donne (esercitato per la prima volta proprio in quella circostanza) e avviando di fatto la ricostruzione materiale e morale dell'intero tessuto comunitario.
Un momento di svolta, insomma, di alto valore simbolico, in cui le parole "cambiamento" e "futuro" hanno nettamente prevalso. Tant'è che la scelta operata il 2 Giugno 1946 ha avviato e sostenuto la straordinaria stagione della Costituente, che ha dunque fissato con spirito di lungimiranza i principi fondativi delle istituzioni repubblicane, delineando l'architettura concreta di un nuovo assetto e di una nuova vitalità sociale, basati sulla solidarietà, sull'uguaglianza, sul rispetto della dignità umana, sulla libertà e sulla democrazia: un bouquet di valori altrettanto bello e profumato (quanto quello proposto dai migliori fiorai di Terlizzi, mi verrebbe da dire).
Festa più importante del 2 Giugno non vi è, dal punto di vista civile. E nostro compito è perpetuare la tensione già allora espressa, per interpretarla e attuarla nel contesto particolare in cui viviamo e operiamo: ora come allora; tanto più ora, dopo essere passati attraverso crisi devastanti come quella pandemica e quella economica e morale suscitate dal perdurante conflitto Russia-Ucraina.
La Repubblica è sicuramente fatta dal sacrificio di chi l'ha propiziata, dai valori che la animano, dalle leggi che la regolano, dall'assetto istituzionale secondo cui è organizzata, e da quanti si sono posti al suo servizio; ma è da ritenersi anche e soprattutto costituita dall'impegno profuso da tante donne e uomini di buona volontà che in questi settantasette anni di storia comune hanno fatto la loro parte in maniera egregia: storie di libertà, di partecipazione, di lavoro, di comunità fra cui la nostra, di noi chiamati a non dimenticare che i principi ideali su cui oggi la Repubblica Italiana è attestata, quand'anche sembrino scontati, sono comunque stati una conquista, e consolidarli richiede altrettanta determinazione e impegno rispetto ad allora.
Si pensi alla parità di genere, che settantasette anni fa si è espressa come diritto di voto alle donne, e oggi potrebbe e dovrebbe concretizzarsi in buone prassi di superamento di ogni discriminazione retributiva, e di accesso e di stabilità nel mondo del lavoro.
La Repubblica Italiana insiste sui confini dello Stato unitario ed è politicamente incomprensibile ogni tentativo, diretto o indiretto, di minarne l'integrità e la coesione: passi attraverso la cosiddetta "autonomia differenziata", che porterebbe di fatto al Nord maggiori risorse economiche attribuendo a regioni a statuto ordinario la facoltà di legiferare in materie di competenza concorrente o esclusiva dello Stato; e permettendo di trattenere in loco il gettito fiscale di privati e imprese insistenti sul territorio, non più da distribuire su base nazionale ma appunto regionale, indipendentemente dalle necessità dell'intera collettività o degli ambiti più svantaggiati in essa presenti; oppure passi attraverso l'uso distorto del Pnrr, con cui si sta già distogliendo dal Sud parte della percentuale già fissata in origine per il Sud, equivalente al 40% del totale dei fondi erogati o da erogarsi.
Questa logica, di fatto adottata o adottabile, è in forte stridore con quella che, invece, ci porta a solidarizzare, oggi, con le popolazioni della "Romagna in ginocchio", che ha oggettivo bisogno d'intercettare consistenti aiuti dal Paese e dall'Unione Europea e di ospitare da ogni dove gli "angeli del fango", testimoni di mani tese aldilà di ogni confine particolare, per superare velocemente la deriva attuale.
Settantasette anni dovrebbero essere sufficienti per comprendere che "il tutto non può prescindere dal particolare" e che, viceversa, "il particolare non può prescindere dal tutto", specialmente nei momenti di crisi e di compressione delle potenzialità di un sistema che ha bisogno di ossigeno per sopravvivere, a meno che si intendano ledere i sacrosanti principi di uguaglianza e di solidarietà sociale, autentiche perle della nostra Carta Costituzionale.
La Repubblica Italiana è fondata su un sistema di valori irrinunciabili e "cari" perché "costosi", cioè attuabili solo "a caro prezzo"; ma anche perché frutto di un'affezione a figure esemplari e irrinunciabili di testimoni della libertà e della democrazia come don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo.
Ogni 2 Giugno, come ogni 25 Aprile, non potremo che rivolgere a loro il nostro pensiero riconoscente; e a quanti ne hanno interpretato il sacrificio per delineare i valori fondanti della Repubblica. Ripeto: libertà, democrazia, lavoro, salute, istruzione, cultura e ricerca, pari dignità di genere, inclusione solidaristica, progresso sociale. Insieme a tanto impegno speranzoso nel domani.
Fatte le debite proporzioni, è anche il nostro motto e la strada maestra che intendiamo percorrere nel contesto particolare in cui siamo stati chiamati ad operare.
Viva la Repubblica! Viva la Costituzione! Viva la nostra comunità! Viva l'Italia libera e democratica!»
(2 Giugno 2023) Michelangelo De Chirico, Sindaco di Terlizzi
È stata anche la prima festa nazionale di Michelangelo De Chirico da sindaco e con la fascia tricolore ha guidato il corteo alla presenza delle più alte autorità civili e militari, delle Associazioni combattentistiche e d'arma, delle forze politiche e sindacali e delle rappresentanze delle scuole cittadine, fino a piazza Cavour, dove è stata deposta una corona d'alloro al Monumento ai Caduti di tutte le guerre.
Di seguito, il discorso completo di De Chirico, tenuto in piazza Cavour. (Cosma Cacciapaglia)
«Concittadine e concittadini di ogni età, rappresentanti istituzionali e servitori in ogni snodo dello Stato repubblicano…
Cosa è successo il 2 Giugno 1946 – cioè 77 anni fa – di tanto importante da suscitare riverberi ancora oggi?
È accaduto che il Paese, uscito dal tunnel del ventennio fascista e dalle macerie di una guerra devastante di portata mondiale, ha deciso di scrivere una nuova pagina della sua storia, scegliendo con referendum popolare di "cambiare tutto" e adottare la Repubblica come forma e sostanza di organizzazione dello Stato, aprendo al diritto di voto delle donne (esercitato per la prima volta proprio in quella circostanza) e avviando di fatto la ricostruzione materiale e morale dell'intero tessuto comunitario.
Un momento di svolta, insomma, di alto valore simbolico, in cui le parole "cambiamento" e "futuro" hanno nettamente prevalso. Tant'è che la scelta operata il 2 Giugno 1946 ha avviato e sostenuto la straordinaria stagione della Costituente, che ha dunque fissato con spirito di lungimiranza i principi fondativi delle istituzioni repubblicane, delineando l'architettura concreta di un nuovo assetto e di una nuova vitalità sociale, basati sulla solidarietà, sull'uguaglianza, sul rispetto della dignità umana, sulla libertà e sulla democrazia: un bouquet di valori altrettanto bello e profumato (quanto quello proposto dai migliori fiorai di Terlizzi, mi verrebbe da dire).
Festa più importante del 2 Giugno non vi è, dal punto di vista civile. E nostro compito è perpetuare la tensione già allora espressa, per interpretarla e attuarla nel contesto particolare in cui viviamo e operiamo: ora come allora; tanto più ora, dopo essere passati attraverso crisi devastanti come quella pandemica e quella economica e morale suscitate dal perdurante conflitto Russia-Ucraina.
La Repubblica è sicuramente fatta dal sacrificio di chi l'ha propiziata, dai valori che la animano, dalle leggi che la regolano, dall'assetto istituzionale secondo cui è organizzata, e da quanti si sono posti al suo servizio; ma è da ritenersi anche e soprattutto costituita dall'impegno profuso da tante donne e uomini di buona volontà che in questi settantasette anni di storia comune hanno fatto la loro parte in maniera egregia: storie di libertà, di partecipazione, di lavoro, di comunità fra cui la nostra, di noi chiamati a non dimenticare che i principi ideali su cui oggi la Repubblica Italiana è attestata, quand'anche sembrino scontati, sono comunque stati una conquista, e consolidarli richiede altrettanta determinazione e impegno rispetto ad allora.
Si pensi alla parità di genere, che settantasette anni fa si è espressa come diritto di voto alle donne, e oggi potrebbe e dovrebbe concretizzarsi in buone prassi di superamento di ogni discriminazione retributiva, e di accesso e di stabilità nel mondo del lavoro.
La Repubblica Italiana insiste sui confini dello Stato unitario ed è politicamente incomprensibile ogni tentativo, diretto o indiretto, di minarne l'integrità e la coesione: passi attraverso la cosiddetta "autonomia differenziata", che porterebbe di fatto al Nord maggiori risorse economiche attribuendo a regioni a statuto ordinario la facoltà di legiferare in materie di competenza concorrente o esclusiva dello Stato; e permettendo di trattenere in loco il gettito fiscale di privati e imprese insistenti sul territorio, non più da distribuire su base nazionale ma appunto regionale, indipendentemente dalle necessità dell'intera collettività o degli ambiti più svantaggiati in essa presenti; oppure passi attraverso l'uso distorto del Pnrr, con cui si sta già distogliendo dal Sud parte della percentuale già fissata in origine per il Sud, equivalente al 40% del totale dei fondi erogati o da erogarsi.
Questa logica, di fatto adottata o adottabile, è in forte stridore con quella che, invece, ci porta a solidarizzare, oggi, con le popolazioni della "Romagna in ginocchio", che ha oggettivo bisogno d'intercettare consistenti aiuti dal Paese e dall'Unione Europea e di ospitare da ogni dove gli "angeli del fango", testimoni di mani tese aldilà di ogni confine particolare, per superare velocemente la deriva attuale.
Settantasette anni dovrebbero essere sufficienti per comprendere che "il tutto non può prescindere dal particolare" e che, viceversa, "il particolare non può prescindere dal tutto", specialmente nei momenti di crisi e di compressione delle potenzialità di un sistema che ha bisogno di ossigeno per sopravvivere, a meno che si intendano ledere i sacrosanti principi di uguaglianza e di solidarietà sociale, autentiche perle della nostra Carta Costituzionale.
La Repubblica Italiana è fondata su un sistema di valori irrinunciabili e "cari" perché "costosi", cioè attuabili solo "a caro prezzo"; ma anche perché frutto di un'affezione a figure esemplari e irrinunciabili di testimoni della libertà e della democrazia come don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo.
Ogni 2 Giugno, come ogni 25 Aprile, non potremo che rivolgere a loro il nostro pensiero riconoscente; e a quanti ne hanno interpretato il sacrificio per delineare i valori fondanti della Repubblica. Ripeto: libertà, democrazia, lavoro, salute, istruzione, cultura e ricerca, pari dignità di genere, inclusione solidaristica, progresso sociale. Insieme a tanto impegno speranzoso nel domani.
Fatte le debite proporzioni, è anche il nostro motto e la strada maestra che intendiamo percorrere nel contesto particolare in cui siamo stati chiamati ad operare.
Viva la Repubblica! Viva la Costituzione! Viva la nostra comunità! Viva l'Italia libera e democratica!»
(2 Giugno 2023) Michelangelo De Chirico, Sindaco di Terlizzi