Galliani e Grassi senza mezzi termini: «Dittatoriale escludere le opposizioni dal consiglio comunale»
Parole dura da parte dei due consiglieri
domenica 18 ottobre 2020
10.47
Non sembrano placarsi i toni polemici nell'agone politico terlizzese a distanza di due giorni dal concitato svolgimento del consiglio comunale in modalità telematica. Le minoranze sostengono di essere state estromesse dalla partecipazione ai lavori.
D'impatto le dichiarazioni rilasciate dalla consigliera Mariangela Galliani, recentemente uscita dalla maggioranza per passare nel gruppo misto, che ritiene non del tutto plausibile la motivazione dell'esigenza di prevenzione da Covid a fondamento dell'opzione virtuale per la riunione dell'assemblea.
«Dov'era il Covid venerdì mattina? Tra gli argomenti della comunicazione, questo del virus è fuori da mesi dalla lista dei preferiti» ha osservato ironicamente. «Ma poi, all'improvviso, è venuta fuori a fagiolo e in nome del Covid e di una situazione emergenziale che, localmente, non è certo gravissima, il consiglio comunale è divenuto virtuale, immateriale, evanescente. Infine, è sparito».
Parole dure, quelle rivolte agli ex compagni di strada: «A Terlizzi assistiamo al paradosso che ci si avvalga del ricorso alla forza pubblica per trattare da criminali otto di noi, colpevoli solo di esigere il rispetto delle regole della democrazia e si trattino da galantuomini, lasciando che si accomodino ai tavoli istituzionali, persone che quelle istituzioni le sbeffeggiano ogni giorno e in piena luce».
Nel mirino, in particolare «Mario Ruggiero, in qualità di presidente del consiglio comunale, il segretario alla bisogna e ciascuno di quelli che hanno avvallato l'atto illegittimo sulla base del quale è stato costruito un castello di provvedimenti fasulli. Tutti, venerdì, hanno scelto di umiliare la più alta espressione della volontà del cittadini rappresentata nel consiglio comunale, calpestandola con un colpo di mano che è proprio dei contesti dittatoriali».
Sulla stessa linea anche Michele Grassi, consigliere comunale del Partito Democratico che ha definito l'accaduto «un atto grave, dittatoriale, antidemocratico», affermando che non si è consentito alle opposizioni di intervenire nella seduta della massima assise cittadina «nonostante la convocazione del consiglio comunale fosse stata diramata con partecipazione in presenza e, dunque, dal vivo».
L'esponente dem ha aggiunto: «Eravamo stati tutti presenti nel corridoio, dietro la vetrata blindata a chiave. Siamo rimasti lì animati da grande civiltà democratica e senza compiere alcun gesto inconsulto. Abbiamo atteso che i Carabinieri giungessero e acquisissero informazioni sulla situazione. Anche il Prefetto di Bari, pure intervenuto opportunamente e tempestivamente, era stato informato della vicenda».
D'impatto le dichiarazioni rilasciate dalla consigliera Mariangela Galliani, recentemente uscita dalla maggioranza per passare nel gruppo misto, che ritiene non del tutto plausibile la motivazione dell'esigenza di prevenzione da Covid a fondamento dell'opzione virtuale per la riunione dell'assemblea.
«Dov'era il Covid venerdì mattina? Tra gli argomenti della comunicazione, questo del virus è fuori da mesi dalla lista dei preferiti» ha osservato ironicamente. «Ma poi, all'improvviso, è venuta fuori a fagiolo e in nome del Covid e di una situazione emergenziale che, localmente, non è certo gravissima, il consiglio comunale è divenuto virtuale, immateriale, evanescente. Infine, è sparito».
Parole dure, quelle rivolte agli ex compagni di strada: «A Terlizzi assistiamo al paradosso che ci si avvalga del ricorso alla forza pubblica per trattare da criminali otto di noi, colpevoli solo di esigere il rispetto delle regole della democrazia e si trattino da galantuomini, lasciando che si accomodino ai tavoli istituzionali, persone che quelle istituzioni le sbeffeggiano ogni giorno e in piena luce».
Nel mirino, in particolare «Mario Ruggiero, in qualità di presidente del consiglio comunale, il segretario alla bisogna e ciascuno di quelli che hanno avvallato l'atto illegittimo sulla base del quale è stato costruito un castello di provvedimenti fasulli. Tutti, venerdì, hanno scelto di umiliare la più alta espressione della volontà del cittadini rappresentata nel consiglio comunale, calpestandola con un colpo di mano che è proprio dei contesti dittatoriali».
Sulla stessa linea anche Michele Grassi, consigliere comunale del Partito Democratico che ha definito l'accaduto «un atto grave, dittatoriale, antidemocratico», affermando che non si è consentito alle opposizioni di intervenire nella seduta della massima assise cittadina «nonostante la convocazione del consiglio comunale fosse stata diramata con partecipazione in presenza e, dunque, dal vivo».
L'esponente dem ha aggiunto: «Eravamo stati tutti presenti nel corridoio, dietro la vetrata blindata a chiave. Siamo rimasti lì animati da grande civiltà democratica e senza compiere alcun gesto inconsulto. Abbiamo atteso che i Carabinieri giungessero e acquisissero informazioni sulla situazione. Anche il Prefetto di Bari, pure intervenuto opportunamente e tempestivamente, era stato informato della vicenda».