Gero Grassi e il caso Aldo Moro

Un convegno tenta di fare luce su una delle più profonde ferite della storia italiana

domenica 25 gennaio 2015 9.39
A cura di Nicoló Marino Ceci
"Chi e perché ha ucciso Aldo Moro": questo è il titolo del convegno tenutosi domenica scorsa, presso il "Palazzo Ceci", di Via Aminale. Ad introdurre i lavori è stata Maria Teresa De Scisciolo – giornalista, mentre sono intervenuti Franco Barile, segretario Pd Terlizzi, Nichy Vendola – presidente della Regione Puglia e infine, l'On. Gero Grassi - vicepresidente Gruppo PD Camera dei Deputati e tra i promotori della Commissione Parlamentare d'inchiesta sul "caso Moro". Il dibattito infatti non è stato un mero ricordo del politico Dc, ma piuttosto un'analisi storica, politica, culturale del rapimento dello statista leccese e della sua conseguente uccisione per mano delle Brigate Rosse.

Qui di seguito, riportiamo alcuni spunti di riflessione offerti da Vito de Leo – presidente del Centro Studi Politici "Aldo Moro", a latere del convegno. "Sono grato all'on. Gero Grassi che ha offerto la possibilità ai cittadini di Terlizzi di conoscere ed approfondire, a 37 anni di distanza, una realtà ancora misconosciuta e problematica, soprattutto sotto il profilo investigativo e politico, riguardante i motivi e le modalità dell'uccisione, ad opera delle Brigate rosse, del comune e stimatissimo amico on. Aldo Moro.

Quello di Terlizzi si inserisce nel tour intrapreso dal parlamentare terlizzese in tutta Italia: oltre 100 manifestazioni in 18 Regioni, 63 Province, 132 Comuni, cui si aggiungeranno le 42 programmate per il 2015. "La gente ascolta esterrefatta il caso Moro ed è consapevole che la verità del caso Moro aiuta l'Italia per il domani. E' l'Italia che soffre in silenzio e contribuisce all'Italia dei doveri della quale parlava Aldo Moro». De Leo ha dunque proseguito: "sono passati quasi trentasetteanni dai tragici fatti del 1978, quando, dopo 55 giorni dal rapimento e dall'uccisione degli uomini di scorta, il corpo senza vita di Aldo Moro venne ritrovato nel bagaglio di una Renault 4 in Via Castani, una strada del centro di Roma, tra Via delle Botteghe Oscure, sede del Partito Comunista Italiano e Piazza del Gesù, sede della Democrazia Cristiana di cui era presidente.

Dopo 5 processi molti misteri, tuttavia, permangono sulla tragica vicenda che segna il passaggio verso la seconda Repubblica. I brigatisti sono oggi tutti liberi o in semilibertà. Chi c'era dietro di loro? Molti amici dello statista negarono attendibilità alle sue lettere dal carcere. Eppure erano autentiche. Il partito della fermezza vinse sul debole partito della trattativa.

Un milione di pagine, documenti inediti, riferimenti a luoghi e a persone: una ricostruzione dettagliata dei fatti che il deputato ha messo insieme per riflettere sugli eventi dell'epoca. «La Commissione è ancora agli inizi - ha spiegato Grassi - io sto lavorando indipendentemente per favorire i lavori». Cosa viene fuori? «Viene fuori - ha aggiunto - il coinvolgimento dei servizi segreti, della Cia, del Mossad, del Kgb, della Stasi, le omissioni della magistratura, le coperture della Polizia di Stato e dei Carabinieri e le inefficienze del Governo dell'epoca che, come diceva Carlo Bo. abbandonarono Moro al proprio destino».

La Commissione(la terza nella storia del caso Moro) – istituita con legge n.82/2014 - è composta da 60 membri (30 deputati e 30 senatori), ha il compito di accertare nuovi elementi che possano integrare le conoscenze sulla strage di via Fani, acquisite dalle due precedenti Commissioni parlamentari, sul sequestro e sull'assassinio di Aldo Moro e sulle eventuali responsabilità di apparati, strutture e organizzazioni comunque denominati.