Gioventù Nazionale Terlizzi in memoria di Rosa Vendola e dei martiri istriano-dalmati
Una nota per celebrare il Giorno del Ricordo e commemorare la tragedia del versante orientale alla fine della seconda guerra mondiale
lunedì 10 febbraio 2025
15.30
Si celebra oggi il Giorno del ricordo delle vittime delle Foibe e dell'esodo istriano-giuliano-dalmata, una delle pagine più nere per la nostra nazione, una tragedia che ha avuto luogo in (teorico) tempo di pace, una macchia nella memoria collettiva obnubilata a lungo ad arte da chi quella storia non voleva proprio raccontarla.
Su quelle vicende torneremo domani con il racconto dell'intitolazione della scuola di via Casalicchio a Rosa Vendola, che in quegli inghiottitoi carsici perse la vita come altre 11mila persone. In 350mila fuggirono dalla furia comunista titina, dalla vendetta slava dopo la fascistizzazione forzata di alcune aree interne dell'Istria e della Dalmazia a maggioranza slovena e croata. Ma quella vendetta fu perpetrata contro inermi cittadini, raramente contro ex fascisti. Tra di essi sacerdoti, partigiani bianchi e socialisti, funzionari pubblici che non volevano sottomettersi al regime titino. Unica colpa essere italiani e voler continuare a vivere a casa propria, in una regione da secoli multietnica.
L'esodo che ne seguì e che toccò tante regioni italiane è un'altra vergogna nazionale che solo grazie ad uno spettacolo teatrale ("Magazzino 18" di Simone Cristicchi) ed a qualche ottima pubblicazione di storici illuminati è emersa. Le colpe sono da ricercare nell'opportunismo geopolitico della Democrazia Cristiana, che con Tito mantenne negli anni successivi linea morbida in tempi di Guerra Fredda, e nelle fila degli intellettuali negazionisti comunisti, celatisi grazie a complicità più o meno esplicite del mondo accademico.
Di seguito la nota di Gioventù Nazionale Terlizzi che fa riferimento a quei fatti terribili (Gianluca Battista).
«Una ferita nella storia d'Italia, un grido che ancora risuona tra le rocce.
Ricordiamo con profonda commozione l'esodo forzato di oltre 350.000 italiani da Istria, Fiume e Dalmazia e le migliaia di uomini, donne, anziani e bambini che furono brutalmente uccisi e gettati vivi nelle foibe, in un abisso non solo fisico di disumanità e ferocia.
La loro unica colpa fu quella di essere italiani e vittime dell'odio razziale dei comunisti di Tito.
Anche la comunità Terlizzi, purtroppo, annovera la sua vittima: la maestra Rosa Vendola ,trucidata nelle foibe dalla furia cieca dei comunisti titini nel 1945.
A lei ed alle altre migliaia di vittime del comunismo slavo , sacerdoti, semplici cittadini, molte donne, partigiani bianchi, solo in minima parte ex fascisti, va il nostro pensiero.
Per troppi anni si è cercato di cancellare dai libri, dalle scuole e dalle università una delle pagine più buie della storia d'Italia.
Il silenzio e la rimozione della memoria sono una seconda condanna per le vittime e per i loro familiari.
Su questa tragica vicenda vi è stato per troppo tempo un vergognoso oblio, voluto da chi ha cercato consapevolmente di negare la verità, nel tentativo di seppellirla e mistificarla.
Ancora oggi, nella scuola italiana, quella immane tragedia, non viene adeguatamente affrontata e raccontata ai ragazzi e non trova ancora il dovuto spazio.
Se vogliamo realizzare un'identità nazionale, alla quale tutti indistintamente dobbiamo e possiamo riconoscerci, occorre costruire una memoria condivisa che travalichi ogni schieramento politico.
Ricordare è un dovere morale : chi rinnega o ignora è complice di quel passato».
GN Terlizzi
Su quelle vicende torneremo domani con il racconto dell'intitolazione della scuola di via Casalicchio a Rosa Vendola, che in quegli inghiottitoi carsici perse la vita come altre 11mila persone. In 350mila fuggirono dalla furia comunista titina, dalla vendetta slava dopo la fascistizzazione forzata di alcune aree interne dell'Istria e della Dalmazia a maggioranza slovena e croata. Ma quella vendetta fu perpetrata contro inermi cittadini, raramente contro ex fascisti. Tra di essi sacerdoti, partigiani bianchi e socialisti, funzionari pubblici che non volevano sottomettersi al regime titino. Unica colpa essere italiani e voler continuare a vivere a casa propria, in una regione da secoli multietnica.
L'esodo che ne seguì e che toccò tante regioni italiane è un'altra vergogna nazionale che solo grazie ad uno spettacolo teatrale ("Magazzino 18" di Simone Cristicchi) ed a qualche ottima pubblicazione di storici illuminati è emersa. Le colpe sono da ricercare nell'opportunismo geopolitico della Democrazia Cristiana, che con Tito mantenne negli anni successivi linea morbida in tempi di Guerra Fredda, e nelle fila degli intellettuali negazionisti comunisti, celatisi grazie a complicità più o meno esplicite del mondo accademico.
Di seguito la nota di Gioventù Nazionale Terlizzi che fa riferimento a quei fatti terribili (Gianluca Battista).
«Una ferita nella storia d'Italia, un grido che ancora risuona tra le rocce.
Ricordiamo con profonda commozione l'esodo forzato di oltre 350.000 italiani da Istria, Fiume e Dalmazia e le migliaia di uomini, donne, anziani e bambini che furono brutalmente uccisi e gettati vivi nelle foibe, in un abisso non solo fisico di disumanità e ferocia.
La loro unica colpa fu quella di essere italiani e vittime dell'odio razziale dei comunisti di Tito.
Anche la comunità Terlizzi, purtroppo, annovera la sua vittima: la maestra Rosa Vendola ,trucidata nelle foibe dalla furia cieca dei comunisti titini nel 1945.
A lei ed alle altre migliaia di vittime del comunismo slavo , sacerdoti, semplici cittadini, molte donne, partigiani bianchi, solo in minima parte ex fascisti, va il nostro pensiero.
Per troppi anni si è cercato di cancellare dai libri, dalle scuole e dalle università una delle pagine più buie della storia d'Italia.
Il silenzio e la rimozione della memoria sono una seconda condanna per le vittime e per i loro familiari.
Su questa tragica vicenda vi è stato per troppo tempo un vergognoso oblio, voluto da chi ha cercato consapevolmente di negare la verità, nel tentativo di seppellirla e mistificarla.
Ancora oggi, nella scuola italiana, quella immane tragedia, non viene adeguatamente affrontata e raccontata ai ragazzi e non trova ancora il dovuto spazio.
Se vogliamo realizzare un'identità nazionale, alla quale tutti indistintamente dobbiamo e possiamo riconoscerci, occorre costruire una memoria condivisa che travalichi ogni schieramento politico.
Ricordare è un dovere morale : chi rinnega o ignora è complice di quel passato».
GN Terlizzi