Spaccio a Terlizzi, gli ordini al cellulare, poi la consegna. Tutti i trucchi dei pusher
Numerosi gli scambi documentati nei pressi del Mercatone Uno. I gruppi legati al clan Dello Russo
mercoledì 3 maggio 2017
13.28
Ordinavano al telefono cocaina ed eroina da un gruppo, hashish dall'altro. Ci sono tre mesi di pedinamenti ed intercettazioni dietro all'inchiesta dei Carabinieri della Compagnia di Molfetta che ieri ha smantellato un traffico di stupefacenti ed ha richiesto attività di indagine anche su Terlizzi.
L'inchiesta del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Mirella Conticelli, ha preso in considerazione un arco temporale che va da aprile a giugno del 2016: le indagini dei militari, diretti dal capitano Vito Ingrosso, furono avviate all'indomani della scoperta di un giovane che, nelle vicinanze di una casa di campagna alla periferia di Terlizzi, stava nascondendo un involucro di eroina in un muretto a secco.
Il resto lo hanno fatto le minuziose attività di pedinamento e le intercettazioni telefoniche e ambientali che, riferiscono gli investigatori, hanno accertato anche l'attiva partecipazione di due donne, delle quali una minorenne, che avevano il ruolo di "segretarie" dei loro compagni al vertice di due distinti gruppi criminali, entrambi facenti capo al clan Dello Russo, egemone nel territorio di Terlizzi, dediti il primo allo spaccio di cocaina ed eroina e l'altro allo smercio di hashish.
In assenza degli uomini, ricevevano gli ordini della droga al telefono, facevano da cassiere e nascondevano nei propri abiti le dosi di droga, convinte che fosse un nascondiglio più sicuro. Dalle indagini, inoltre, è risultato che entrambi i gruppi avevano come denominatore comune l'uomo che li riforniva della droga: Gianfranco Tamborra, di 37 anni, noto come "Cicetto", figura nota nel mondo delle sostanze stupefacenti a Terlizzi.
Le due donne coinvolte sono Miriam Possidomo, 24 anni, convivente di uno degli arrestati, incensurata, terlizzese ma domiciliata a Ruvo, e un'altra donna minorenne sempre di Terlizzi. Per la Possidomo la Procura di Trani ha disposto l'obbligo di firma, mentre la situazione della minorenne è al vaglio del tribunale per i minori.
Le intercettazioni, inoltre, hanno svelato l'esistenza di precisi e stabili rapporti fra i soggetti indagati. Sono da subito risultati chiari i strettissimi i rapporti ed i vincoli, anche familiari, fra gli appartenenti al gruppo, che avevano preso possesso delle piazze di spaccio tra Terlizzi, Molfetta e Ruvo di Puglia. E per i Carabinieri della Compagnia di Molfetta il loro era un «florido traffico di stupefacenti».
Il quadro investigativo si è poi arricchito con i positivi riscontri ottenuti mediante controlli e perquisizioni, che hanno portato al sequestro di un rilevante quantitativo di sostanza stupefacente e di svariate somme di denaro. Ciò ha apportato elementi di sicuro convincimento in chiave accusatoria, atteso che ha reso inoppugnabile la corrispondenza al vero dei riferimenti alla droga, emergenti dalle conversazioni captate.
Questo nonostante i gruppi criminali utilizzassero terminologie criptate per indicare le varie dosi di sostanze da cedere (quasi sempre la droga era indicata come «birra», nda) e tutte le utenze telefoniche fossero intestate ad ignari individui e prestanome, in particolar modo a stranieri e anziani, in modo tale da depistare gli investigatori sull'identità dei reali utilizzatori e poter così scambiare liberamente informazioni per le consegne di droga.
Consegne che avvenivano anche a Terlizzi, gestite dal 22enne Alessandro Antonelli, soprannominato "Budino", dal 26enne Giuseppe De Nicolo, soprannonimato "Ringo", dal 32enne Giuseppe De Nicolo, soprannonimato "Carletto", e dal 32enne Gaetano Tempesta, soprannonimato "il Rosso". Le piazze con lo spacciatore fisso resistono, forse, solo nelle zone della movida.
Per il resto, è un mercato sempre più fluido. Che si sposta sullo scambio dinamico, con consegne documentate anche nella zona industriale di Terlizzi, in particolar modo nei pressi del Mercatone Uno, e nelle aree di rifornimento di carburanti poste sulle arterie provinciali che collegano Terlizzi a Bitonto e Ruvo di Puglia. La logistica del commercio, anche quello illegale, si trasforma per rispondere alle richieste della clientela. E per non dare punti di riferimento alle forze dell'ordine.
L'attività di anti-spaccio è stata eseguita stando sempre fuori. Lavoro di strada e di intelligence da parte degli inquirenti, con intercettazioni e pedinamenti. Un'attività pura in una lotta senza quartiere. Pressante. Perché diversamente non può essere. Un altro colpo importante allo spaccio di stupefacenti, inferto dalla Compagnia di Molfetta.
L'inchiesta del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Mirella Conticelli, ha preso in considerazione un arco temporale che va da aprile a giugno del 2016: le indagini dei militari, diretti dal capitano Vito Ingrosso, furono avviate all'indomani della scoperta di un giovane che, nelle vicinanze di una casa di campagna alla periferia di Terlizzi, stava nascondendo un involucro di eroina in un muretto a secco.
Il resto lo hanno fatto le minuziose attività di pedinamento e le intercettazioni telefoniche e ambientali che, riferiscono gli investigatori, hanno accertato anche l'attiva partecipazione di due donne, delle quali una minorenne, che avevano il ruolo di "segretarie" dei loro compagni al vertice di due distinti gruppi criminali, entrambi facenti capo al clan Dello Russo, egemone nel territorio di Terlizzi, dediti il primo allo spaccio di cocaina ed eroina e l'altro allo smercio di hashish.
In assenza degli uomini, ricevevano gli ordini della droga al telefono, facevano da cassiere e nascondevano nei propri abiti le dosi di droga, convinte che fosse un nascondiglio più sicuro. Dalle indagini, inoltre, è risultato che entrambi i gruppi avevano come denominatore comune l'uomo che li riforniva della droga: Gianfranco Tamborra, di 37 anni, noto come "Cicetto", figura nota nel mondo delle sostanze stupefacenti a Terlizzi.
Le due donne coinvolte sono Miriam Possidomo, 24 anni, convivente di uno degli arrestati, incensurata, terlizzese ma domiciliata a Ruvo, e un'altra donna minorenne sempre di Terlizzi. Per la Possidomo la Procura di Trani ha disposto l'obbligo di firma, mentre la situazione della minorenne è al vaglio del tribunale per i minori.
Le intercettazioni, inoltre, hanno svelato l'esistenza di precisi e stabili rapporti fra i soggetti indagati. Sono da subito risultati chiari i strettissimi i rapporti ed i vincoli, anche familiari, fra gli appartenenti al gruppo, che avevano preso possesso delle piazze di spaccio tra Terlizzi, Molfetta e Ruvo di Puglia. E per i Carabinieri della Compagnia di Molfetta il loro era un «florido traffico di stupefacenti».
Il quadro investigativo si è poi arricchito con i positivi riscontri ottenuti mediante controlli e perquisizioni, che hanno portato al sequestro di un rilevante quantitativo di sostanza stupefacente e di svariate somme di denaro. Ciò ha apportato elementi di sicuro convincimento in chiave accusatoria, atteso che ha reso inoppugnabile la corrispondenza al vero dei riferimenti alla droga, emergenti dalle conversazioni captate.
Questo nonostante i gruppi criminali utilizzassero terminologie criptate per indicare le varie dosi di sostanze da cedere (quasi sempre la droga era indicata come «birra», nda) e tutte le utenze telefoniche fossero intestate ad ignari individui e prestanome, in particolar modo a stranieri e anziani, in modo tale da depistare gli investigatori sull'identità dei reali utilizzatori e poter così scambiare liberamente informazioni per le consegne di droga.
Consegne che avvenivano anche a Terlizzi, gestite dal 22enne Alessandro Antonelli, soprannominato "Budino", dal 26enne Giuseppe De Nicolo, soprannonimato "Ringo", dal 32enne Giuseppe De Nicolo, soprannonimato "Carletto", e dal 32enne Gaetano Tempesta, soprannonimato "il Rosso". Le piazze con lo spacciatore fisso resistono, forse, solo nelle zone della movida.
Per il resto, è un mercato sempre più fluido. Che si sposta sullo scambio dinamico, con consegne documentate anche nella zona industriale di Terlizzi, in particolar modo nei pressi del Mercatone Uno, e nelle aree di rifornimento di carburanti poste sulle arterie provinciali che collegano Terlizzi a Bitonto e Ruvo di Puglia. La logistica del commercio, anche quello illegale, si trasforma per rispondere alle richieste della clientela. E per non dare punti di riferimento alle forze dell'ordine.
L'attività di anti-spaccio è stata eseguita stando sempre fuori. Lavoro di strada e di intelligence da parte degli inquirenti, con intercettazioni e pedinamenti. Un'attività pura in una lotta senza quartiere. Pressante. Perché diversamente non può essere. Un altro colpo importante allo spaccio di stupefacenti, inferto dalla Compagnia di Molfetta.