Grande partecipazione in Concattedrale alla Messa pontificale in onore della Madonna di Sovereto
Emozioni anche grazie al coro terlizzese Jubilaeum
lunedì 5 agosto 2019
00.15
Tantissimi terlizzesi esultanti hanno gremito ieri mattina, domenica di festa patronale, la Concattedrale per la solenne messa pontificale celebrata dal vescovo della diocesi, Mons. Domenico Cornacchia, in onore della Madonna di Sovereto. Autorità civili e militari, Comitato Feste Patronali e timonieri hanno presenziato tra le prime fila dei banchi per omaggiare Nostra Signora in un tripudio di gaudio cristiano.
Partendo dal Vangelo di Luca con un brano incentrato sulla cupidigia e sui conseguenti rischi che corrono coloro che si inaridiscono accumulando i soli beni terreni, il vescovo ha, invece, trasmesso un messaggio pregno di significato: la nostra vera ricchezza discende da ciò che doniamo. «Bisogna vivere la vita terrena senza contaminarla con le cose di poco conto. Occorre ricercare i beni che valicano il tempo, dando valore a quelli ultraterreni e mettendo da parte atteggiamenti animosi come l'avarizia».
Punto di partenza di un buon fedele è chiedersi in quale modo gestire le proprietà. Molto spesso le famiglie si sfaldano per cause di successione ereditaria, verificandosi tristemente la situazione per cui «invece di essere noi a possedere i beni, sono loro a possedere noi». Tant'è che talvolta ci si sente sperduti senza beni materiali. «Homo sine pecunia est imago mortis», ovvero l'uomo senza beni è l'immagine della morte. Eppure, essi sono sì importanti ma non indispensabili. Piuttosto sarebbe necessario mettere i beni materiali al servizio dell'intera comunità per soddisfarne le esigenze.
«Cercate le cose di lassù, non arrendetevi fino a che non le avrete trovate» è il monito di Mon. Cornacchia, «Dio si fa trovare solo da chi non si ritiene sconfitto. Continuate e insistete». Modello e patrono dei parroci è Giovanni Maria Vianney (8 maggio 1786- 4 agosto 1859), conosciuto come Curato d'Ars, sacerdote, santificato nel 1925, che ha dedicato la sua vita all'evangelizzazione, attraverso la bontà e la carità. «Il Curato d'Ars è rimasto in ascolto fino a che non ha visto Dio. Ogni vero cristiano deve essere una teofania, ossia una manifestazione di Dio, ciascuno come può. E se è dotato di alcuni beni, deve sentire la gioia di condividerli con gli altri».
Infine, l'augurio del vescovo che al termine della celebrazione ha benedetto i timonieri del Carro Trionfale. «Tutto passa ma sforziamoci di essere testimoni di ciò che è imperituro. Se tante cose sono a noi necessarie, soltanto Dio è indispensabile. Auguri a tutti».
La funzione religiosa è stata allietata dai canti del Coro Jubilaeum, il coro cittadino di Terlizzi, sorto nel 2016, che raccoglie i coristi di quasi tutte le parrocchie del paese. A incantare i fedeli con la sua grande bravura, il soprano Carola Ricciotti che ha intonato meravigliosamente da solista il "Magnificat" di Marco Frisina. Talentuosi, inoltre, Fabio D'Amato, direttore del coro e organista, Giacomo Angarano al trombone, nonché i due violinisti Elena D'Amato e Stefano Coccia.
Partendo dal Vangelo di Luca con un brano incentrato sulla cupidigia e sui conseguenti rischi che corrono coloro che si inaridiscono accumulando i soli beni terreni, il vescovo ha, invece, trasmesso un messaggio pregno di significato: la nostra vera ricchezza discende da ciò che doniamo. «Bisogna vivere la vita terrena senza contaminarla con le cose di poco conto. Occorre ricercare i beni che valicano il tempo, dando valore a quelli ultraterreni e mettendo da parte atteggiamenti animosi come l'avarizia».
Punto di partenza di un buon fedele è chiedersi in quale modo gestire le proprietà. Molto spesso le famiglie si sfaldano per cause di successione ereditaria, verificandosi tristemente la situazione per cui «invece di essere noi a possedere i beni, sono loro a possedere noi». Tant'è che talvolta ci si sente sperduti senza beni materiali. «Homo sine pecunia est imago mortis», ovvero l'uomo senza beni è l'immagine della morte. Eppure, essi sono sì importanti ma non indispensabili. Piuttosto sarebbe necessario mettere i beni materiali al servizio dell'intera comunità per soddisfarne le esigenze.
«Cercate le cose di lassù, non arrendetevi fino a che non le avrete trovate» è il monito di Mon. Cornacchia, «Dio si fa trovare solo da chi non si ritiene sconfitto. Continuate e insistete». Modello e patrono dei parroci è Giovanni Maria Vianney (8 maggio 1786- 4 agosto 1859), conosciuto come Curato d'Ars, sacerdote, santificato nel 1925, che ha dedicato la sua vita all'evangelizzazione, attraverso la bontà e la carità. «Il Curato d'Ars è rimasto in ascolto fino a che non ha visto Dio. Ogni vero cristiano deve essere una teofania, ossia una manifestazione di Dio, ciascuno come può. E se è dotato di alcuni beni, deve sentire la gioia di condividerli con gli altri».
Infine, l'augurio del vescovo che al termine della celebrazione ha benedetto i timonieri del Carro Trionfale. «Tutto passa ma sforziamoci di essere testimoni di ciò che è imperituro. Se tante cose sono a noi necessarie, soltanto Dio è indispensabile. Auguri a tutti».
La funzione religiosa è stata allietata dai canti del Coro Jubilaeum, il coro cittadino di Terlizzi, sorto nel 2016, che raccoglie i coristi di quasi tutte le parrocchie del paese. A incantare i fedeli con la sua grande bravura, il soprano Carola Ricciotti che ha intonato meravigliosamente da solista il "Magnificat" di Marco Frisina. Talentuosi, inoltre, Fabio D'Amato, direttore del coro e organista, Giacomo Angarano al trombone, nonché i due violinisti Elena D'Amato e Stefano Coccia.