Identità straniere, se ne è parlato in un evento targato Omphalos
Coinvolgente la testimonianza di Ana Estrela e del suo "Ethnic Cook". Suggestivo il concerto Sabir
martedì 18 luglio 2023
0.07
Onorare le identità straniere attraverso il dialogo e la musica: due ore abbondanti di interazione culturale che sabato scorso, 15 luglio, sono state volte ad «apportare un dono all'altro», nell'ottica di smuovere il foro interiore del pubblico. All'origine dell'evento dell'associazione culturale musicale "Omphalos", l'attenzione dedicata alla "communitas", la quale condivide la stessa radice etimologica del termine "communicatio". Laddove, quindi, c'è comunità, non può non esserci comunicazione.
L'arte, nelle sue molteplici sfaccettature, è una delle sublimi forme dedite a suscitare riflessioni ed emozioni, creando connessioni fra i singoli. Una mescolanza tra usanze, retaggi, folclore, religione e gastronomia. È quanto emerso nel confronto tra Ana Estrela, presidentessa brasiliana del "Coordinamento Diaspore in Puglia ETS", e il musicista terlizzese Michele Lusito.
Al centro dello scambio, un'analisi sul concetto di "diaspora", in particolar modo quella afro-brasiliana, da intendersi quale esodo di milioni di persone dalla loro patria. Un'ampia panoramica pure sulle colonizzazioni che hanno contribuito a rendere il Brasile una fusione tra diverse etnie, che si differenziano anche a livello estetico per il diverso colore della pelle, nonostante molti individui presentino tratti genetici comuni ai vari generi di appartenenza.
Ana Estrela vive da venticinque anni a Bari e non si considera affatto un'immigrata: ha offerto a sua figlia l'istruzione scolastica italiana e paga le tasse come tutti gli autoctoni dello Stivale. La sua simpatia si rivela contagiosa, sebbene dietro il suo sorriso smagliante si celi l'amarezza per le avversità vissute negli anni. La sua forza, però, è nel dare sollievo al prossimo, alleviando i malesseri col supporto del suo estro creativo.
Ana, infatti, è stata ballerina e coreografa; ha finanche lavorato nei centri di igiene mentale con progetti artistici. La danza rimane la sua passione primaria; eppure da circa una decade si è immersa nell'iniziativa "Ethnic Cook", finanziata dalla Regione Puglia e ispirata dal motto «il cibo che unisce». Offrendo piatti di molti Paesi del globo, è riuscita a coinvolgere lavorativamente gli immigrati giunti in Italia che trovavano difficoltà a inserirsi.
Ha il cuore di una leader, Ana. La parte operativa della cucina è articolata in una struttura orizzontale, ove ciascuno deve essere in grado di occuparsi di tutti gli aspetti, dalla preparazione dei piatti alla pulizia degli ambienti. Il locale è sito nel quartiere barese Libertà e si può accedere solamente su prenotazione, nel rispetto della filosofia ecosostenibile: vengono acquistati alimenti freschi in base al numero dei partecipanti per arginare il rischio di sprechi. Peraltro lo staff viene presentato ai commensali, affinché si possa rendere omaggio ai cuochi che si sono prodigati nel servire portate dai sapori del mondo.
L'arte culinaria interazziale di Ana ha ricevuto numerose recensioni positive, fra cui quella del "Gambero Rosso", importante gruppo editoriale enogastronomico. Nel periodo del lockdown, Ana si è impegnata nella stesura del relativo libro "Ethnic Cook" (ed. La Meridiana): un ricettario che contiene per scelta le fotografie non solo delle pietanze, ma anche quelle di immigrati e rifugiati collaboratori di Ana. Una decisione consapevole che immortala i visi di quanti talvolta vedono stravolti i propri dati biografici: capita spesso che nei procedimenti burocratici per l'ingresso e l'insediamento nel Belpaese vengano cambiati sia nomi e cognomi sia le date di nascita che si attestano frequentemente al 1° gennaio o al 5 maggio.
Una guida all'ascolto per il concerto "Sabir" è stata fornita da Michele Lusito, percussionista e batterista. Ogni spostamento dell'uomo crea generi musicali: le popolazioni stanziali prediligono strumenti grandi, come i tamburi; quelle nomadi necessitano di elementi piccoli per essere facilmente trasportati.
La musica è il mezzo attraverso cui i popoli sottomessi hanno cercato di recuperare la propria individualità: ad esempio, durante la diaspora africana, ai neri era stato proibito di utilizzare i propri strumenti musicali per annichilire le specificità di un determinato gruppo di persone. La speranza e la voglia di riscatto hanno fatto sì che la privazione non potesse essere definitiva: ci si è reinventati con la produzione di suoni attraverso nuovi congegni, come zucche e coperchi.
"Sabir" è una lingua franca del Mediterraneo che per un orientamento significa "piccolo moresco" e per un altro filone minoritario ha l'accezione di "sapere". Perlopiù è stato il linguaggio usato dai corsari nelle zone del Nordafrica. Le composizioni più influenti si contano fra il XV e il XVI secolo: ci sono influenze italiane, spagnole, arabe, magrebine, occitane, ebraiche e romanì; non mancano influssi sardi, genovesi e veneziani.
Il concerto è stato tenuto da un quartetto affiatato che ha saputo catalizzare la platea in una dimensione intima e folcloristica. Michele Lusito è stato affiancato nella performance da Nicola Nesta, Betty Lusito e Domenico Pastore. Piacevoli incursioni artistiche sono state offerte dal musicista Cesare Pastanella e dall'attore e regista Michele Santeramo, il quale con l'accompagnamento melodico ha declamato a sorpresa alcuni versi di Pablo Neruda.
Attraverso le note e i testi, sono state illustrate scene di vita quotidiana e familiare incentrate soprattutto sul matrimonio, sulle preoccupazioni di una madre affinché la figlia possa trovare un compagno, su un marito beone e sui sette modi di preparare le melanzane.
L'arte, nelle sue molteplici sfaccettature, è una delle sublimi forme dedite a suscitare riflessioni ed emozioni, creando connessioni fra i singoli. Una mescolanza tra usanze, retaggi, folclore, religione e gastronomia. È quanto emerso nel confronto tra Ana Estrela, presidentessa brasiliana del "Coordinamento Diaspore in Puglia ETS", e il musicista terlizzese Michele Lusito.
Al centro dello scambio, un'analisi sul concetto di "diaspora", in particolar modo quella afro-brasiliana, da intendersi quale esodo di milioni di persone dalla loro patria. Un'ampia panoramica pure sulle colonizzazioni che hanno contribuito a rendere il Brasile una fusione tra diverse etnie, che si differenziano anche a livello estetico per il diverso colore della pelle, nonostante molti individui presentino tratti genetici comuni ai vari generi di appartenenza.
Ana Estrela vive da venticinque anni a Bari e non si considera affatto un'immigrata: ha offerto a sua figlia l'istruzione scolastica italiana e paga le tasse come tutti gli autoctoni dello Stivale. La sua simpatia si rivela contagiosa, sebbene dietro il suo sorriso smagliante si celi l'amarezza per le avversità vissute negli anni. La sua forza, però, è nel dare sollievo al prossimo, alleviando i malesseri col supporto del suo estro creativo.
Ana, infatti, è stata ballerina e coreografa; ha finanche lavorato nei centri di igiene mentale con progetti artistici. La danza rimane la sua passione primaria; eppure da circa una decade si è immersa nell'iniziativa "Ethnic Cook", finanziata dalla Regione Puglia e ispirata dal motto «il cibo che unisce». Offrendo piatti di molti Paesi del globo, è riuscita a coinvolgere lavorativamente gli immigrati giunti in Italia che trovavano difficoltà a inserirsi.
Ha il cuore di una leader, Ana. La parte operativa della cucina è articolata in una struttura orizzontale, ove ciascuno deve essere in grado di occuparsi di tutti gli aspetti, dalla preparazione dei piatti alla pulizia degli ambienti. Il locale è sito nel quartiere barese Libertà e si può accedere solamente su prenotazione, nel rispetto della filosofia ecosostenibile: vengono acquistati alimenti freschi in base al numero dei partecipanti per arginare il rischio di sprechi. Peraltro lo staff viene presentato ai commensali, affinché si possa rendere omaggio ai cuochi che si sono prodigati nel servire portate dai sapori del mondo.
L'arte culinaria interazziale di Ana ha ricevuto numerose recensioni positive, fra cui quella del "Gambero Rosso", importante gruppo editoriale enogastronomico. Nel periodo del lockdown, Ana si è impegnata nella stesura del relativo libro "Ethnic Cook" (ed. La Meridiana): un ricettario che contiene per scelta le fotografie non solo delle pietanze, ma anche quelle di immigrati e rifugiati collaboratori di Ana. Una decisione consapevole che immortala i visi di quanti talvolta vedono stravolti i propri dati biografici: capita spesso che nei procedimenti burocratici per l'ingresso e l'insediamento nel Belpaese vengano cambiati sia nomi e cognomi sia le date di nascita che si attestano frequentemente al 1° gennaio o al 5 maggio.
Una guida all'ascolto per il concerto "Sabir" è stata fornita da Michele Lusito, percussionista e batterista. Ogni spostamento dell'uomo crea generi musicali: le popolazioni stanziali prediligono strumenti grandi, come i tamburi; quelle nomadi necessitano di elementi piccoli per essere facilmente trasportati.
La musica è il mezzo attraverso cui i popoli sottomessi hanno cercato di recuperare la propria individualità: ad esempio, durante la diaspora africana, ai neri era stato proibito di utilizzare i propri strumenti musicali per annichilire le specificità di un determinato gruppo di persone. La speranza e la voglia di riscatto hanno fatto sì che la privazione non potesse essere definitiva: ci si è reinventati con la produzione di suoni attraverso nuovi congegni, come zucche e coperchi.
"Sabir" è una lingua franca del Mediterraneo che per un orientamento significa "piccolo moresco" e per un altro filone minoritario ha l'accezione di "sapere". Perlopiù è stato il linguaggio usato dai corsari nelle zone del Nordafrica. Le composizioni più influenti si contano fra il XV e il XVI secolo: ci sono influenze italiane, spagnole, arabe, magrebine, occitane, ebraiche e romanì; non mancano influssi sardi, genovesi e veneziani.
Il concerto è stato tenuto da un quartetto affiatato che ha saputo catalizzare la platea in una dimensione intima e folcloristica. Michele Lusito è stato affiancato nella performance da Nicola Nesta, Betty Lusito e Domenico Pastore. Piacevoli incursioni artistiche sono state offerte dal musicista Cesare Pastanella e dall'attore e regista Michele Santeramo, il quale con l'accompagnamento melodico ha declamato a sorpresa alcuni versi di Pablo Neruda.
Attraverso le note e i testi, sono state illustrate scene di vita quotidiana e familiare incentrate soprattutto sul matrimonio, sulle preoccupazioni di una madre affinché la figlia possa trovare un compagno, su un marito beone e sui sette modi di preparare le melanzane.