Il 23 aprile a Terlizzi: la rievocazione storica di Vito Bernardi

Un focus dello studioso sulla traslazione e la consegna dell'effigie della Madonna di Sovereto

venerdì 23 aprile 2021
Prosegue l'impegno del Comitato Feste Patronali Maria SS. di Sovereto nel divulgare pagine di storia su fede e tradizione legate alla Beata Vergine.
Dopo la digressione sul 16 aprile, è la volta, oggi, di focalizzare l'attenzione sul 23 aprile: data, questa, in cui tradizionalmente l'Icona della Madonna Odigitria viene trasferita in processione dalla Concattedrale di Terlizzi al Santuario di Sovereto.
Le restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria, tuttavia, hanno indotto quest'anno a onorare Nostra Signora all'interno della Concattedrale.
Vito Bernardi, studioso della storia della Puglia e di Terlizzi, fornisce un interessante spaccato sugli usi del passato, con un approfondimento dal titolo "L'icona della Beata Vergine di Sovereto. 23 di aprile: traslazione e consegna".

Di seguito il testo completo.

«La difficile situazione politica e sociale della Puglia nei primi decenni del Cinquecento, contesa da Spagna e Francia, spinse il Commendatario di Sovereto ad affidare al clero e alla locale Università (il governo cittadino) la sacra icona della Vergine che venne collocata nella navata destra della Collegiata di Sant'Angelo.
Nel 1581 un Breve di Gregorio XIII riconosce ufficialmente all'Arcipretura nullius l'esclusivo controllo dell'icona.
Una delle condizioni imposte dal Commendatario nel concedere il sacro quadro era la restituzione dello stesso il ventitré di aprile (festa di San Giorgio) e sua permanenza per otto giorni a Sovereto durante l'annuale fiera di San Marco, istituita durante l'età angioina dai cavalieri gerosolimitani, anche se mancano prove documentali che attestino l'introduzione di tale rassegna.
Nel più antico cabreo della Commenda di Sovereto titolato "Visita della Commenda di Santa Maria di Sovereto compiuta dai cavalieri frà Tarquinio Sansone e frà Giovanni Antonio Salduario, deputati da Ferdinando Gonzaga, priore di Barletta"(effettuata in data 28 aprile 1604-Archivio di Stato di Napoli, Sezione diplomatica, Cabrei di Malta,vol.65), viene riportata, a proposito del 23 di aprile, la seguente dichiarazione da parte di don Angelo Cisternino, sacerdote della Collegiata maggiore di Terlizzi: "… Ben vero ogn'anno dal dì di San Giorgio fino al primo di maggio si porta solennemente in processione dal detto Clero con concorso di tutte le terre et Città convicini de manera che si rivede una deli maggiore devotione(…)et si ripone li detti octo giorni nell'Ecc(lesi)a predetta dove fu ritrovata et dallà poi si ritorna con l'istessa sollennità et devotione finiti gli otto giorni nell'Ecc(lesi)a predetta maggiore" .
Da allora in questo giorno, come da antica consuetudine, dopo la Messa Pontificale, dal duomo di Sant'Angelo parte una lunga processione che precede la sacra icona, e passando per l'antica civitas si incammina verso la seicentesca chiesetta della Stella (1629), già oratorio della mensa arcipretile, posta ad oriente della città sulla arteria stradale che conduce a Giovinazzo e a Sovereto.
Le comunità religiose, le confraternite, il capitolo, il clero, le autorità, il devoto popolo munito di ceri accesi accompagnano la Vergine preceduta dal pastorello con la pecora, chiara allusione alla inventio cioè al ritrovamento della immagine, pregando, cantando salmi, inni, litanie.
Questo procedere lento rappresenta un vero pellegrinaggio di popolo che si incammina lentamente verso il Sovero, luogo del miracoloso rinvenimento, dando una chiara dimostrazione di autentica fede e amore verso la Madre di Dio e Madre nostra.
Arrivata alla Stella la sacra icona entra in chiesa.
I confratelli dell'omonimo sodalizio procedono alla rimozione del splendido manto di seta azzurra che avvolge la Vergine. Un prezioso manto, ricamato con fili d'oro e ornato con motivi mariani, racemi, fiori, stelle, che rappresenta la volta celeste e di conseguenza la trascendenza, il mistero, il divino.
Terminate le operazioni di vestizione con un manto di modesta fattura, la processione con la Vergine si incammina verso il locus Suber, cantando il Vespro e recitando il santo Rosario.
Giunta a Sovereto, si ferma all'ingresso del santuario per dare la possibilità al sacerdote accompagnatore di restituire, verbalmente, l'icona al cappellano del santuario.
Così non è sempre stato. Per antica consuetudine il Capitolo consegnava la sacra immagine con i preziosi che l'adornavano al cappellano del santuario, delegato per tale operazione dal Patrono commendatario. L'operazione si concludeva con la lettura di apposito pubblico istrumento che impegnava il Patrono alla restituzione della icona e dei numerosi monili d'oro di cui era ornata l'effigie al termine degli otto giorni della fiera di San Marco. La restituzione avveniva il due o il tre di maggio sempre con la stesura di atto pubblico.
Due pubblici istrumenti, uno del 23 aprile del 1784 per Notar Paschale de Giacò e l'altro del 1807 per Notar Oronzo Valdese (Archivio di Stato di Trani-Gran Corte Criminale-Processi 1845-busta 118-fasc.420) sono la chiara testimonianza che è sempre stato il Capitolo, a cui era stata affidata da papa Gregorio XIII l'icona, a consegnare e a ritirare la stessa.
Grazie allo strumento del 1784, di cui vengono riportate alcune parti, possiamo venire a conoscenza nei minimi particolari di tutte le procedure di consegna e di restituzione: "… Ad istanza e richiesta fattaci dal Reverendissimo Sig. r D. Agnello de Paù Arcidiacono del Reverendissimo Capitolo di questa Città di Terlizzi, personalmente ci siamo conferiti nel sopradetto luogo di Sovereto, e giunti abbasso le Caselle, abbiamo ritrovato il Reverendo D. Vincenzo Gargano Cappellano destinato da S.E. Signor Balì Protonobilissimo Commendatore della Commenda di Santa Maria di Soverito come da Patente signata sotto il dì ventiquattro settembre mille settecento ottantatré, al quale D. Vincenzo in nomine del Magnifico Notar D. Gioacchino Gargano suo fratello di questa medesima Città, da noi si è consegnato, e dalli medesimi si è ricevuta la Cassa di argento con tutti i suoi finimenti di Lapislazaro con il quadro della Beatissima Vergine di Soverito, che processionalmente si è portata a tenore del solito in detto luogo, e dopo che fu ricevuta dalli detti Fratelli, fu ricevuta con tutta la riverenza e devozione, che si conviene alla detta SS. Vergine, li medesimi Fratelli de Gargano si sono obbligati in solitum di restituirla ad ogni richiesta, ed ordine di detto Reverendissimo Capitolo; e fatto un tal atto di consegna si portò processionalmente alla Chiesa di Soverito, il tutto a tenore dell'antico solito, e così hanno promesso e giurato…".
La procedura di consegna da parte del Capitolo al Patrono e di restituzione allo stesso Capitolo, il tutto con atto notarile alla fine degli otto giorni della fiera di San Marco, ha il suo inizio a partire dalla fine del XVI fino agli inizi del XIX secolo.
Tuttavia dal 1808 al 1843 la consegna e la restituzione vengono espletate solo verbalmente.
Un'eccezione si ha nel 1844 con l'Amministrazione guidata dal liberale Giuseppe La Ginestra che si fa redigere dal notaio Francesco Tangari un atto con il quale viene avocata al Comune la facoltà di consegna, il 23 di aprile, della sacra immagine al Patrono di Sovereto. Ma questa è un'altra storia che si tingerà di sangue.
Nel 1845 tutto riprende come prima. La venerata icona viene consegnata dal Capitolo al Patrono, e la restituzione della stessa viene fatta al Capitolo, il tutto a voce. Questa procedura è andata avanti con le stesse formalità sino ad oggi anche se sono cambiati i soggetti della consegna e della restituzione; non più il Capitolo ma il sacerdote accompagnatore, non più il Patrono o suo delegato ma il cappellano del Santuario».

Vito Bernardi