Terlizzi contro la violenza sulle donne

Approvata all'unanimità la proposta della consigliera Mariangela Galliani

lunedì 1 aprile 2019 19.42
A cura di Vincenza Urbano
Nell'ambito del consiglio comunale di giovedì scorso, è stata approvata all'unanimità dei presenti la proposta promossa dalla consigliera Mariangela Galliani di condanna dell'episodio di cronaca che ha visto coinvolti tre giovanissimi stupratori di Catania, a danno di una ragazza statunitense, nella violenza sessuale di gruppo consumata lo scorso 15 marzo.

I ventenni Roberto Mirabella e Agatino Valentino Spampinato e il diciannovenne Salvatore Castrogiovanni sono stati, infatti, arrestati per aver abusato sessualmente della diciannovenne americana per circa un'ora in una zona isolata del lungomare catanese, dopo averla fatta ubriacare e averla costretta a salire in auto con loro. La vittima, inoltre, mentre stava subendo violenza, era riuscita a inviare tramite telefono numerose richieste d'aiuto al suo amico Salvo il quale, però, l'ha completamente ignorata, lasciandola in preda dei suoi aguzzini.

«Ho sentito il bisogno di scrivere di donne, di uomini e belve perché il disagio che ho si avverte a parlarne», commenta Galliani, «mi sembra che squilibri così drammatici finiscono per entrarci nelle vite come fatti tollerabili. Ed è un male enorme». La consigliera, inoltre, ha invitato l'amministrazione a farsi promotrice dell'iniziativa di costituzione di parte civile presso tutti i Comuni italiani, affinché le autorità possano prestare maggiore attenzione alle violenze sessuali che si compiono fin troppo spesso nei confronti di donne inermi.

Di seguito riportiamo la nota completa redatta dalla consigliera di maggioranza Mariangela Galliani:

"E' passata da poco la data in cui il mondo, anche quest'anno, ha festeggiato le donne. Eppure ogni giorno - senza saltarne mai uno solo - maledettamente, ne celebriamo la morte. La morte di donne come me, come noi, come le madri di cui amiamo il profumo, come le figlie dalle quali ci stacchiamo a fatica. La morte non è soltanto quella dell'ultimo congedo. Si dà la morte in mille modi.
L'ultima volta ho proprio pianto. Come se le sentissi su di me quelle mani, lo sporco, il suono muto del telefono e le lacrime. Anche l'odio. Non ha un nome la ragazza americana a cui hanno ammazzato l'anima a Catania; in Italia, in Sicilia, a due passi da qui. Nella nostra cronaca il suo nome è scomparso, come se questo artificio servisse a dissolverne più in fretta il ricordo del suo tragico viaggio in Italia. Ma i nomi contano per avere ascolto. Perciò, ne ho scelto io uno che fosse eterno.
L'ho chiamata Maryam. Vi prego di lasciare che citi in poche righe quel che ha detto. Dopo. «Quando mi hanno spinta in macchina con forza, sono riuscita a mandare un messaggio vocale a un amico. Gli ho sussurrato: "Per favore aiutami, ci sono dei ragazzi, non voglio". E lui, prima mi ha risposto che non capiva, poi che non aveva l'auto e non poteva aiutarmi. «Scrivete pure di Salvo — dice ai carabinieri — sono riuscita a mandargli cinque messaggi vocali mentre mi violentavano, l'ho chiamato due volte. Ma continuava a dire che non capiva. E quando quella notte da incubo è finita, gli ho scritto un ultimo sms: Ti odio davvero».
Non so andare oltre. Maryam ha chiesto aiuto per un tempo interminabile. Inascoltata. I suoi aguzzini, hanno nomi anche loro, pronti a dileguarsi e svanire: sono Roberto, Agatino, Salvatore… Salvo.
E invece adesso vorrei che li afferrassimo in tempo, prima che fuggano via, per imprimerli nelle memorie come emblemi di un nemico comune, come il simbolo della pena delle madri, della vergogna dei padri, di ogni italiano, di ogni essere umano sulla Terra. Roberto, Agatino, Salvatore, Salvo: non sono come me, non somigliano ai miei uomini.
Gli uomini ti amano, ti stanno accanto, ti tengono stretta senza mai farti del male. Ridono insieme e insieme piangono.
Allora questi altri non sono gli uomini. Bisogna che non lo scordiamo mai, noi donne, che Roberto, Agatino, Salvatore, Salvo…sono altra cosa dagli uomini. Bisogna che non lo dimentichiate mai, voi altri, che questi qui non vi somigliano. In nulla.
E dovremmo finirla di starcene ognuno dalla sua parte o, peggio ancora, di guardarci con sospetto potenzialmente in guerra, lasciando che ci portino via il diritto alla fiducia per costringerci in recinti di diffidenza e di libertà ridotta.
Le stragi di cui sto parlando non sono, come qualcuno sbagliando si è abituato a pensare, un problema solo femminile. Tutt'altro. A me sembra che abbia assunto tutte intere le dimensioni di uno scontro civile, che investe e umilia ogni essere umano.
Rischiamo, restando inermi come se la cosa non ci riguardasse, di rassegnarci all'idea che in fondo sia normale, che ci abituiamo all'idea che si possa intenderle come un costo sociale sostenibile, una controindicazione di questo nostro modello di sviluppo. Di essere noi i Salvo di ogni giorno.
Contro queste stragi, contro una violenza che trovo insopportabile, oggi insieme vorrei che rinnovassimo il patto di solidarietà, rispetto e amicizia universale che sta impresso nelle carni e nell'anima di ogni uomo e di ogni donna.
Bisogna che in fretta inventiamo parole, nuove storie e immagini, canzoni per parlare agli uomini e alle donne quando sono bambini, perché è verso i bambini che abbiamo le responsabilità più grandi. Dovremmo costruire per loro gli strumenti perché non smettano di riconoscersi come parti complementari tenute insieme da un legame d'amore indissolubile e crescano senza sentirsi nemici, imparando a tessere una rete stretta, stretta dalle quale tener fuori solo le belve.
Per questo motivo, a monito, chiedo a questo consiglio comunale, al Sindaco, di unirci a Catania, valutando la possibilità di costituirci parte civile nell'eventuale processo contro gli accusati dello stupro della giovane americana e di farci promotori della stessa iniziativa presso tutti i Comuni italiani."