Il culto del Rosario a Terlizzi raccontato da Vito Bernardi
Lo storico terlizzese ripercorre le tappe della fede rosariana
domenica 6 ottobre 2024
2.40
In esclusiva per TerlizziViva, Vito Bernardi, studioso della storia della Puglia e di Terlizzi, fornisce un interessante spaccato storico sulla devozione religiosa verso la Madonna del Rosario con un approfondimento dal titolo "Vicende e protagonisti del culto del Rosario a Terlizzi". Per la verità, si tratta di una sintesi, sebbene molto approfondita, di un libro corposo scritto dallo stesso Bernardi sull'argomento in questione.
Di seguito il testo completo, diviso per paragrafi da Bernardi per facilitarne la comprensione.
L'origine del culto rosariano: La devozione del Rosario fu incrementata da San Domenico di Guzman al quale apparve nel 1214 la Vergine che lo invitava a diffondere questa preghiera come strumento di lotta contro l'eresia degli Albigesi. I Domenicani sono stati i promotori della diffusione del Rosario e della nascita di confraternite rosariane sorte a partire dal XVI secolo, all'indomani del Concilio di Trento. I diffusori di tale preghiera sono stati i domenicani Alano de La Roche(1428-1475) e Giacomo Sprenger.
Diffusione della devozione rosariana: La vittoria della Lega cristiana nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 contro la Flotta ottomana, fu l'avvenimento che contribuì a rilanciare la devozione rosariana nel mondo cattolico. La vittoria fu attribuita da Papa Pio V all' intercessione della Madonna del Rosario che venne invocata Regina delle Vittorie e Aiuto dei Cristiani. Con la bolla Salvatoris Domini(1572) Pio V istituì la festa liturgica della Madonna del Rosario e la fissò al 7 di ottobre, giorno della vittoria sugli Ottomani . Papa Gregorio XIII con la bolla Monet Apostolus(1573) spostò la festa alla prima domenica di ottobre.
Il fenomeno confraternale: Le confraternite, chiamate compagnie, congregazioni, congreghe nascono in Europa a partire dal XII secolo, si sviluppano nel XIV sec. e raggiungono il massimo sviluppo nel XVIII sec. Vengono sottoposte alle disposizioni del Concilio di Trento che ne limitò l'autonomia, dando al vescovo il potere dello ius visitandi e di controllare il patrimonio. Con la bolla Quaecumque(1604) di papa Clemente VIII vengono sottoposte al completo controllo dell'autorità vescovile.
Tentativo di istituzione della Confraternita del Rosario: L'istituzione a Terlizzi della Confraternita del Rosario risale al 1 agosto del 1595.Il Maestro Generale dei Domenicani, fra' Ippolito Maria Beccaria da Monreale, del convento di Santa Maria Sopra Minerva a Roma accoglie la richiesta di alcuni fedeli terlizzesi di entrambi i sessi: "dilectissimi et divotissimi Christifideles terrae Terlitii provincia Bari, nullius dioecesis", rivolta ad istituire un sodalizio:"Psalterii seu Rosarii sub invocatione Beatae Mariae Virginis in ecclesia S. Mariae della Nova Ordinis fratrum minorum S.Francisci observantiae" . Le condizioni che i richiedenti dovevano rispettare per la concessione di tale istituto furono: solennizzare la prima domenica di ottobre di ogni anno la festa del Rosario secondo il decreto di Gregorio XIII; ornare la cappella della chiesa di Santa Maria la Nova di un quadro raffigurante il Patriarca San Domenico che riceve dalla Vergine la corona del Rosario. Fattori di varia natura, come la grave situazione di depressione economica di larghi strati della popolazione, le continue guerre e carestie ,la mancanza del quadro con San Domenico e la Vergine, impedirono la nascita della Confraternita.
Il Voto pubblico del 1633: Un periodo difficile dal punto di vista sociale, politico, economico, sanitario, attraversava la Puglia e Terlizzi nella prima metà del XVII secolo. Calamità naturali, la miseria dilagante, il malgoverno spagnolo, i soprusi dei feudatari, la forte pressione fiscale ,la crisi dell' agricoltura e del commercio mettono in serio pericolo il tessuto delle comunità. A questi disastrosi eventi si aggiunge nel 1630 nel Nord Italia la peste bubbonica , di cui parla il Manzoni, che per fortuna risparmiò il Regno di Napoli che nel 1631 elesse la Madonna del Rosario a compatrona per ottenere il suo intervento contro la peste. Al termine della pestilenza, il Maestro Generale dei predicatori, fra Nicolò Ridolfi, nel 1632 con una lettera circolare attribuì all'intervento della Vergine del Rosario la cessazione del flagello. In questo contesto storico il 28 marzo 1633 arriva a Terlizzi il nuovo arciprete Onorato Grimaldi, cugino del Principe di Monaco, a guidare la Chiesa terlizzese che si fregiava del titolo di nullius dioecesis (territorio separato da ogni giurisdizione vescovile) anche se era in corso da tempo un' antica diatriba con il Vescovo di Giovinazzo che pretendeva di avere diritto di governo sulla Chiesa terlizzese. Erano passati tredici giorni dall' arrivo del prelato monegasco, il 10 aprile 1633 nella chiesa conventuale di Santa Maria la Nova l'intera cittadinanza, in ossequio a quanto disposto dal decreto di Urbano VIII del 23 marzo 1630,proclama con un solenne Voto pubblico, riportato nell'atto rogato dal notaio Muzio Primicerio del 10 aprile 1633, alla presenza dell'arciprete Grimaldi che rivestiva funzioni vescovili, del Giudice regio, del Capitano delle milizie, del Sindaco, dei Primi eletti dell'Universitas, dei Minori Osservanti, del Capitolo della Collegiata, del Clero e del popolo, la Madonna del Rosario in perpetuo "Signora e Patrona, Avvocata, Protettrice e Mediatrice presso Dio della città" affinchè la liberasse da pestilenza, fame, guerra, peccato, pene dell'inferno e dalla morte perpetua e la conservasse in pace. La proclamazione si concluse con il canto del "Te Deum laudamus" e con l'affidamento delle chiavi della Città, simbolo di sicurezza e di potere, alla Vergine da parte del Sindaco a cui era demandato con il possesso delle chiavi, come si apprende dagli Antichi Statuti Municipali di Terlizzi del 1538 ,sia la tutela dei diritti e dei beni della Comunità che la manutenzione delle mura e delle porte Lacus e Crucis. La consegna delle chiavi si ripeterà solo nel 380° anniversario di fondazione della Confraternita, il 4 dicembre 2019, nella stessa chiesa di Santa Maria. L'evento di proclamazione della Vergine del Rosario a Patrona si concludeva con la richiesta dei fedeli ,come riporta il citato atto del Notaio Muzio Primicerio, di conferma della erezione della Confraternita del Rosario ottenuta il 1595 dal Maestro Generale dei Predicatori, e con una solenne processione per tutta la città. Da ricordare che oltre alla protezione della Vergine del Rosario, "in perpetuum Patrona" , Terlizzi vantava l'antica protezione dell'Arcangelo Michele, Patrono sin dalla dominazione longobarda, e quella di Santa Irene, San Rocco, San Sebastiano e San Biagio dichiarati patroni minori durante le epidemie del XV e XVI secolo. Inoltre non bisogna dimenticare l'elezione della Madonna di Sovereto a Patrona della Città decisa dai terlizzesi nel 1798. Il fenomeno di più protezioni di santi o di madonne sulla Città era consuetudine nell'Età Moderna. A proposito del patronato della Vergine soveretana e di quello della Vergine del Rosario, è opportuno precisare che i terlizzesi hanno manifestato sempre la propria forte devozione mariana, senza alcuna distinzione, sia nei confronti della Vergine del Rosario che nei confronti della Vergine di Sovereto. In nessun momento storico le due devozioni sono state percepite dal popolo in concorrenza o addirittura in contrasto, perché l'amore dei terlizzesi verso la Madre di Cristo è unico e non fa distinzione di titoli.
La statua della Madonna del Rosario: Appartiene alla tipologia delle statue "vestite" composte da testa e mani scolpite e policromate e montate su trespoli in legno rivestite prima di camiciole e sottovesti e poi da eleganti vesti in seta ricamate con fili d'oro o argento. Posseduta sin dalla sua fondazione dalla Confraternita, ogni prima domenica di ottobre il seicentesco simulacro di "bellissima struttura" veniva portato in processione "per totam civitatem" con "magna solemnitate et pluribus luminibus".Tradizione che si ripete ancora oggi. Si avvicina al tipo iconografico della Regina delle Vittorie che presenta la Madonna col Bambino ammantata da regina con ricchi abiti ricamati a filo d'oro, con in capo una preziosa corona e uno scettro nella mano. Restaurata dalla locale ditta ACHG di Annamaria e Giuseppe Chiapparino, fu benedetta dal Vescovo Domenico Cornacchia il 3 settembre 2016 .
La processione penitenziale della prima domenica di ottobre. Per molto tempo la processione della prima domenica di ottobre ha assunto un carattere fortemente penitenziale. Era il momento più intensamente vissuto e di forte suggestione collettiva in quanto si presentava quale potente richiamo alla conversione e riconciliazione ai piedi di Maria. Vedeva la partecipazione del Capitolo, del Clero, dei Frati Osservanti, dei rappresentanti della Universitas, Sindaco e Primi eletti, del Giudice regio, del Capitano della milizia, del Governatore della Città, della Nobiltà e di numeroso popolo. Partiva dalla chiesa degli Osservanti e si dirigeva verso la Terlizzi medievale, attraversando quelle strade, come Arco Tauro, Largo Lago Dentro, Strada Lioy Vecchio, dove le diverse epidemie avevano seminato morte e desolazione.
La Peste: Il ricordo del Voto pubblico con il quale si chiedeva alla Regina delle Vittorie il suo potente patrocinio per liberare la Città da omni peste, fama et bello, era rimasto e rimane sempre vivo nella mente dei terlizzesi. Il termine peste è da intendersi in senso lato ,non solo la classica epidemia ma anche altre malattie che infestavano il paese nel Seicento, come la malaria, il vaiolo, il tipo petecchiale, la scarlattina. La vera epidemia di peste richiamata dalla memoria popolare si diffuse in tutto il Viceregno di Napoli nel 1656. Il morbo causò a Terlizzi la morte di circa 1700 abitanti su una popolazione di cinquemila anime . Secondo la tradizione cessò per l'intervento miracoloso della Vergine del Rosario che come segno della sua presenza lasciò l'impronta della mano su una pietra del castello normanno( oggi mercato Lioy).
Costituzione della Confraternita: Durante il papato di Urbano VIII e il Regno di Filippo IV d'Austria, quarantacinque confratelli indirizzano richiesta di costituzione del sodalizio il 1 dicembre 1639 al Vicario Capitolare don Cesare Caputi che sostituiva l'Arciprete ordinario Onorato Grimaldi(1633-1639) assassinato il 9 ottobre. Ottenuta l'autorizzazione della Curia, con atto del 4 dicembre 1639 del notaio Carlo Ciancia Purchio, sottoscritto da fra' Giacinto Volpe, Priore del convento di San Domenico di Bitonto, delegato dal Maestro Generale dell'Ordine Domenicano, viene costituita giuridicamente la Confraternita del Rosario. L'evento vide la partecipazione, presso la cappella di Santa Maria la Nova "ante Altare Beatissimae Virginis Sacratissimi Rosarii" ,del Clero, del Capitolo, dei Frati Osservanti , di numeroso popolo, del Governatore della Città, del Capitano della milizia, del Sindaco e degli Eletti della Universitas. Dopo la costituzione della Confraternita, fra' Giacinto Volpe procedette alla nomina del primo governo che ebbe come priore il medico Domenico Antonio Ripa.
La Cappella confraternale: La cappella dove si riunivano i Sodali era stata costruita nel 1700 a spese del benefattore Nicolò Antonio Caputi, " in cornu Evangelii" ,nella chiesa conventuale di Santa Maria la Nova dei Minori Osservanti. Inserita fra le cappelle di patronato delle famiglie patrizie, con atto del 9 ottobre 1701 del notaio Michelangelo Lopez, fu acquisita definitivamente dalla confraternita dietro corresponsione di 25 ducati al fine di conservare il jus patronato sulla stessa. Tale diritto negli anni Trenta del Novecento fu confermato dal vescovo Pasquale Gioia. La cappella presenta nella cona l'opera del napoletano Nicola Maria Rossi , allievo del Solimena, con i classici requisiti della iconografia rosariana: la Vergine del Rosario col Bambino, che offrono le corone del Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena e i Santi Francesco d'Assisi e Rosa da Viterbo; ai lati e nella parte superiore le scene dei quindici Misteri del Rosario; nella zona inferiore la battaglia di Lepanto; in alto la tela dell'Eterno Padre raffigurato nell'atto di benedire con la mano destra e stringere con la mano sinistra lo scettro alla cui estremità è visibile il globo terraqueo. La cappella possedeva ,come emerge dai verbali della Visita Apostolica di Mons. Antonio Pacecco(1725-1727) "un nicchio o stipo… col portello lavorato di vetri" nel quale era conservata la statua della Vergine col Bambino "sacratissima statuam" e "di benissima struttura" . Nella processione del Venerdì Santo di ogni anno, tolto il Bambino, veniva utilizzata come Addolorata di cui erano molto devoti i Sodali.
Il Sodalizio del Rosario dal XVII al XXI secolo: La situazione patrimoniale ed economica del Sodalizio nel Seicento e Settecento si presenta buona. Possiede vigne in diverse località dell'agro terlizzese, casamenti ed entrate dovute ai censi e ai capitali dati ad interesse. Il patrimonio deriva da lasciti e donazioni. Nel settembre del 1725 il Visitatore Apostolico Mons. Antonio Pacecco visita la cappella della Confraternita nella chiesa di Santa Maria la Nova. Si rende conto del vestiario dei Sodali composto "d'un sacco e cappuccio bianco di tela, con la mozzetta di scottino nero e l'effigie della Beata Vergine del Rosario" , della mancanza di regolare Statuto e di un inventario dei beni . La richiesta di approvazione dello Statuto fu inoltrata dalla Confraternita alla Reale Camera di Santa Chiara il 25 settembre 1776.Composto di tre capitoli fu approvato il 23 ottobre con Real Rescritto di Ferdinando IV. Il Reale Beneplacito alla Fondazione e alle Regole fu richiesto dopo quaranta anni di nuovo da Ferdinando I di Borbone, già Ferdinando IV, Re delle Due Sicilie. Nel Settecento il Sodalizio procedette alla sistemazione della cappella, abbellendola con un altare ligneo e con la maestosa cona in legno intagliato e dorato che racchiude le tele settecentesche del Padre Eterno e della Vergine del Rosario. Il primo ventennio dell'Ottocento fu un periodo turbolento per tutte le confraternite . I Francesi occupano il Regno di Napoli(1806-1815)e con le loro riforme sopprimono prima gli Ordini possidenti poi gli Ordini mendicanti. Nel 1811 i Minori Osservanti di Terlizzi devono lasciare convento e chiesa. La Confraternita abbandona la sua cappella in cerca di un luogo dove continuare le attività cultuali e caritative. Nell'Ottocento con l'istituzione del Monte dei Morti , si afferma nel Sodalizio il cosiddetto Beneficio funerario che assicura ai confratelli ,dietro corresponsione di una quota, dopo morte servizi come cassa, uffici divini, messe pro anima .Dopo l'Unità d'Italia i governi liberali incamerano tutti i beni immobili delle confraternite che con la legge Crispi del 17 luglio 1890 vengono controllate dai Comuni attraverso le Congregazioni di Carità. La Nostra si trasforma in Opera Pia di S. Maria del Rosario. Nel 1929 I Patti Lateranensi tra Italia e Santa Sede dettero un notevole impulso al risorgere delle confraternite. La Congrega ottenne il riconoscimento di Ente Ecclesiastico con R.D. del 17 novembre 1935 e venne iscritta al Tribunale di Bari nel registro delle persone giuridiche nel 1987. Negli anni Trenta del Novecento viene diffuso il culto verso la Vergine del Rosario di Pompei ad opera del Rettore arcidiacono Francesco Guastamacchia ,si rinsalda il culto e la devozione alla Vergine Addolorata e si costituisce l'Associazione del Rosario Perpetuo unita all'Associazione Universale di Firenze del convento domenicano di Santa Maria Novella. Il Rosario Perpetuo è "una pia pratica nella quale la corona del Rosario si recita tutti i giorni, in tutte le ore del giorno e della notte". Con la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa del 18 febbraio 1984,la Confraternita passa alle dirette dipendenze vescovili e si organizza su basi nuove in ossequio alle disposizioni del Vaticano II e del Codice di Diritto Canonico, sia sul piano liturgico sia rivedendo e facendo approvare il Regolamento interno il 25 aprile 2000,nel rispetto dello Statuto diocesano delle Confraternite. Nel primo ventennio del XXI secolo il Sodalizio si è dedicato non solo a diffondere la devozione rosariana, curare le celebrazioni liturgiche, aiutare i confratelli bisognosi e i poveri, tenere in efficienza il Santuario e le due cappelle cimiteriali, ma si è impegnato anche nel solidale e ha stretto gemellaggi di fede con alcune confraternite pugliesi.
L'antico Oratorio e il nuovo: Nel 1811 i Minori Osservanti di Terlizzi devono lasciare convento e chiesa. La Confraternita abbandona la sua cappella in cerca di un luogo dove continuare le attività cultuali e caritative. La seicentesca chiesa di San Bartolomeo(ora San Giuseppe),l'antica chiesa di San Antonio Abate alla Difesa, la chiesa di San Francesco Saverio dei Pellegrini della Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli accolsero la Nostra che avvertiva l'urgente necessità di una sistemazione definitiva. Con strumento pubblico del notaio Gioacchino de Palo del 2 dicembre 1862 acquista dalla Congrega del Monte dei Morti un suolo, nelle vicinanze della chiesa del Purgatorio, sul quale venne edificato l'Oratorio portato a termine con le disponibilità finanziarie del sodale Michele Tricarico. Sulla facciata Nord dell'Oratorio venne murato il portale di Anseramo da Trani della Collegiata romanica distrutta nel 1782. L'Oratorio fu benedetto dall'Arcidiacono Vincenzo Elia il 19 marzo del 1863.Sopra il portale, unico accesso alla chiesa ,fu sistemato un rosone in pietra calcarea. L'Oratorio a pianta rettangolare e con navata unica, presentava nell'abside l'altare in legno alla cui destra vi era la nicchia con la statua della Vergine del Rosario, a sinistra la nicchia con la statua dell'Addolorata, una serie di stalli a due ordini per i confratelli sui lati destro e sinistro, campanile a vela sul lato orientale. Il 16 febbraio 1931 fu presentata istanza al Comune per l'ampliamento dell'Oratorio finanziato dal benefattore Gioacchino Cagnetta, dal Rettore arcidiacono Francesco Guastamacchia e dal Priore Giuseppe Barile. Il progetto fu redatto dall'ing. Rodolfo de Sario. Il suolo di proprietà comunale fu concesso dal Podestà Giovanni Marinelli il 22 febbraio 1931.La costruzione fu affidata ai cugini Francesco e Michele Vendola di Vito e Michele Vendola di Francesco. La prima pietra fu messa il 20 marzo 1931 alla presenza del Vescovo Mons. Pasquale Gioia, del Rettore Guastamacchia, del Podestà Marinelli e di altre autorità civili e religiose. Durante i lavori la Fratellanza si trasferì nella antica cappella del Rosario di Santa Maria la Nova. Terminati i lavori l'ing. Marcantonio Amendolagine collaudò l'opera. Il 24 giugno 1932 il Vescovo Gioia benediceva il nuovo Oratorio. La chiesa a pianta quadrata presenta i caratteri tipici del romanico pugliese: all'esterno facciata a doppio saliente rivolta ad oriente, tripartita mediante paraste in corrispondenza della divisione dell'interno in tre navate; il campanile a vela posizionato sul vecchio oratorio al di sopra del portale di Anseramo, sul lato nord; all'interno una navata centrale e due laterali delimitate da due coppie di pilastri; la centrale più ampia e alta delle laterali termina con l'abside dove è collocato l'altare maggiore sistemato nel 1983 secondo le disposizioni del Vaticano II. Il catino absidale, ricavato nell'area dell'antico Oratorio, presenta l'affresco dell'Agnello Mistico. Nel 2022 la chiesa ha subito un restauro conservativo teso "al recupero dell'esistente mediante una attenta lettura di ogni singola traccia, geometria, simbolo e materiale presente all'interno della chiesa".
La Festa della prima domenica di ottobre: Ogni anno la prima domenica di ottobre la Città rinnova il Voto pubblico del 1633 riaffermato nel 1639, col quale la Vergine del Rosario venne acclamata "Signora e Patrona, Avvocata, Protettrice e Mediatrice presso il Signore" , con solenni festeggiamenti della durata di tre giorni. All'inizio veniva programmata dalla Confraternita solo la processione della prima domenica di ottobre che si snodava per le vie dell'antica civitas, fermandosi in quegli angoli dove la peste ,il tifo petecchiale e infezioni varie avevano colpito la popolazione. In quella domenica di preghiere e di penitenza risuonava il dolce cadenzare delle voci popolari che, recitando il Santo Rosario ,evocavano quasi in modo tragico i Misteri della Nascita, della Morte, della Resurrezione di Cristo. La festa ebbe la sua attuale durata a partire dal 1929. Esigenze emergenti dalla popolazione di natura economica spinsero il podestà Nicola Quercia a chiedere alla Regia Prefettura l'istituzione durante la festa di una fiera mercato di bestiame e merce varia, approvata con decreto prefettizio. Da quell'anno piazza Plebiscito, corso Dante e corso Garibaldi diventano i luoghi ove sacro e profano fanno tutt'uno. Il sabato precedente la festa la statua viene portata in Cattedrale per essere esposta alla destra dell'altare maggiore. La domenica mattina, dopo il pontificale del Vescovo a cui partecipa la Civica Amministrazione in veste ufficiale con gonfalone, a ricordo del Voto pubblico che i Civici Rappresentanti fecero nel 1633 a nome della Città, la processione si snoda per le vie della civitas medievale e in seguito per quelle della sette- ottocentesca. La supplica del Vescovo sul sagrato della Concattedrale chiude la processione. Il lunedì il simulacro del Rosario viene posizionato su un artistico carro floreale che dopo aver attraversato tutta la Città rientra nel proprio Oratorio.
L'omaggio alla Vergine con l'artistico carro floreale: Agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, la tenacia, la destrezza, l'intelligenza di alcuni ortolani trasformano i loro orti in splendidi campi floreali principalmente di garofani. La floricultura diventa l'attività prevalente della economia cittadina. Tutti gli orti della periferia vengono inondati da coltivazioni di garofani. Per la festa dell'ottobre del 1962 i floricoltori preparano per la prima volta un globo rivestito di garofani bianchi e rosa sul quale il lunedì della festa viene fissata la statua della Vergine. Intanto per propagandare al meglio la nuova attività i floricultori decidono di organizzare una sagra che trova il suo battesimo il 6 ottobre del 1963 in occasione della festa del Rosario. Il simulacro viene portato in trionfo sulla stessa artistica sfera dell'anno precedente, raffigurante il globo terrestre rivestito di garofani bianchi e color viola. Il 1964 la statua trova posta su una splendida conchiglia marina realizzata con migliaia di garofani. Il 1965 viene sistemata sulla prua di una caravella che rievocava la battaglia di Lepanto. Questo connubio sagra-festa rimane fino alla edizione del 1966.Nel 1967-1968 la sagra del Fiore viene separata dalla festa anche se fa da cornice alla festa con l'allestimento del carro. Nel 1969 la sagra diventa Mostra Mercato del Fiore non più legata alla festa del Rosario. L'allestimento del carro floreale da parte degli floricultori rimane fino al 2011. Nel 2011 la Confraternita redige ed approva un "Regolamento per la realizzazione del carro floreale in onore della Madonna del Rosario" che prevede un annuale concorso rivolto a privati cittadini, operatori commerciali, associazioni, scuole intenzionati ad allestire il carro gratuitamente " motivati essenzialmente da sentimenti di sana devozione e grazie verso la Madonna del Rosario".
La Confraternita e i riti della Settimana Santa: La Compagnia di Gesù ,l'Ordine Carmelitano, l'Ordine dei Servi di Maria, l'Ordine francescano sono stati i fautori in Età Moderna delle processioni della Quaresima e della Settimana Santa. I riti della Settimana Santa e la processione dei Misteri a Terlizzi sono da datare intorno al quarto decennio del XVII secolo durante l'arcipretura del feudatario Onorato Grimaldi. La Confraternita si preparava ai riti della Settimana Santa con l'automortificazione del corpo, con l'adorazione del Crocifisso, con la Via Crucis , con le Quarantore(esposizione del SS. Sacramento in ricordo del tempo trascorso dal Signore nel sepolcro prima della Resurrezione),con l'allestimento del Sepolcro e con la processione della statua dell'Addolorata che veniva condotta in sette chiese, stazionava al Calvario e infine veniva portata in Cattedrale. Il simulacro dell'Addolorata appartiene al tipo di statue "vestite" e fu commissionata allo scultore terlizzese Giuseppe Volpe(1796-1876) verso la fine degli anni Cinquanta dell'Ottocento. La Vergine ha tra le mani uno spadino d'argento con tre gemme gialle che ricorda la profezia fatta da Simeone il Vecchio alla Vergine il giorno della presentazione di Gesù al tempio.
Rettori, Priori, Confratelli: Il Sodalizio del SS. Rosario ha avuto durante la sua storia figure di rettori, di priori e di confratelli che con la loro testimonianza hanno contribuito alla crescita spirituale ed umana dello stesso. Alcuni hanno avuto un ruolo speciale sia nella chiesa locale che nella vita civile. Nel Sei- Settecento il Nostro era costituito da uomini del primo ceto(nobili),del secondo ceto(civili) e del terzo ceto(artieri e contadini benestanti).Si ricordano alcuni priori che hanno fatto la storia della Confraternita: nel 1776 il nobile Giuseppe de Gemmis(1734-1812) magistrato e letterato, Presidente della Regia Camera della Sommaria; nel 1777 Ferrante de Gemmis Maddalena(1732-1803) filosofo e letterato, discepolo ed amico di Antonio Genovesi, sindaco per molti anni ed artefice del riscatto feudale della Città. Nell'Ottocento è priore Pietrantonio de Napoli( 1819 e 1825) cultore di Belle Arti; nel 1826 Giuseppe de Napoli ,padre del pittore Michele de Napoli. Nel primo ventennio del XX sec. la Confraternita è in mano alla piccola borghesia agraria. Anche il Clero ha avuto un ruolo importante nel Sodalizio. Da menzionare i Padri Spirituali: alla fine dell'Ottocento il canonico Ferdinando Fiore(1884-1891),direttore del Ginnasio Tecnico municipale e delle Scuole Elementari, amministratore pubblico, patriota; l'Arcidiacono Francesco Guastamacchia che in qualità di rettore fu il promotore della costruzione dell'Oratorio e del risveglio della devozione rosariana; nel Novecento il canonico Cantore Vincenzo Velardi(1936-1939) e l'arcidiacono Mons. Michele Cagnetta(1939-2009) che ha saputo custodire, coltivare e tramandare, per settant'anni, il culto a Maria SS. del Rosario.
Testimonianze rosariane nel territorio: Il territorio urbano ed extraurbano conserva chiese, cappelle, oratori, altari, benefici di giuspatronato sotto il titolo della Vergine del Rosario. Tra le chiese rurali , da menzionare la chiesetta del Rosario in località Pozzo della mena in contrada San Giorgio, fondata nel 1752 dal nobile Giuseppe Sangiorgio; la chiesetta del Rosario in contrada Forlazzo, fondata dal primicerio molfettese Mauro Giuseppe Gattola nel 1745. Nelle chiese della città si conservano opere in pittura e scultura raffiguranti la Vergine del Rosario. Come già riportato, nella chiesa di Santa Maria la Nova troneggiano in una stupenda cona i dipinti "Madonna del Rosario e Trinità"(1717-1718) del napoletano Nicola Maria Rossi di proprietà della Confraternita del Rosario; nella chiesa di San Giuseppe troviamo la tela della Madonna del Rosario tra i Santi Rocco e Biagio; il pregevole gruppo Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena del cartapestaio leccese Raffaele Caretta nella chiesa di San Gioacchino; un identico simulacro in cartapesta della metà del XX secolo, attribuibile a Salvatore Bruno, nel chiesa del Crocifisso. Nel tempo la devozione rosariana si è espressa nelle edicole votive sparse in Città e nelle campagne. Una bella edicola della Madonna del Rosario con un vestito rosso e un mantello azzurro, databile alla fine del XVIII sec., si ammira nel Nucleo medievale, in via Tauro; nella corte dell'antico castello normanno (ora mercato coperto Lioy) una stele della Vergine del Rosario di Carlo Pinto da Trani fu sistemata nel 1956, nel 1962 al suo posto fu realizzato un mosaico dal prof. Francesco D'Urso di Roma, nel 1970 un nuovo mosaico con lapide del bergamasco Lorenzo Berlendis sostituiva quello del prof. D'Urso. La sincera e profonda religiosità rosariana del popolo terlizzese viene testimoniata anche da altri oggetti materiali come i numerosi ex voto di oro e di argento che i terlizzesi hanno donato alla Vergine del Rosario in segno di riconoscenza per grazia ricevuta.
Il presente lavoro nasce dalla volontà di far conoscere, per sommi capi, le alterne vicende della devozione del popolo terlizzese per la Regina delle Vittorie, a un largo numero di cittadini che non possiedono l'opera curata dal sottoscritto e dallo storico dell'arte Francesco De Nicolo, "Virgo Rosarii in perpetuum Patrona" edita nel 2019 dalla quale sono state estratti i riferimenti storici e le foto.
Dott. Vito Bernardi-Studioso di Terlizzi e della Puglia
Di seguito il testo completo, diviso per paragrafi da Bernardi per facilitarne la comprensione.
L'origine del culto rosariano: La devozione del Rosario fu incrementata da San Domenico di Guzman al quale apparve nel 1214 la Vergine che lo invitava a diffondere questa preghiera come strumento di lotta contro l'eresia degli Albigesi. I Domenicani sono stati i promotori della diffusione del Rosario e della nascita di confraternite rosariane sorte a partire dal XVI secolo, all'indomani del Concilio di Trento. I diffusori di tale preghiera sono stati i domenicani Alano de La Roche(1428-1475) e Giacomo Sprenger.
Diffusione della devozione rosariana: La vittoria della Lega cristiana nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 contro la Flotta ottomana, fu l'avvenimento che contribuì a rilanciare la devozione rosariana nel mondo cattolico. La vittoria fu attribuita da Papa Pio V all' intercessione della Madonna del Rosario che venne invocata Regina delle Vittorie e Aiuto dei Cristiani. Con la bolla Salvatoris Domini(1572) Pio V istituì la festa liturgica della Madonna del Rosario e la fissò al 7 di ottobre, giorno della vittoria sugli Ottomani . Papa Gregorio XIII con la bolla Monet Apostolus(1573) spostò la festa alla prima domenica di ottobre.
Il fenomeno confraternale: Le confraternite, chiamate compagnie, congregazioni, congreghe nascono in Europa a partire dal XII secolo, si sviluppano nel XIV sec. e raggiungono il massimo sviluppo nel XVIII sec. Vengono sottoposte alle disposizioni del Concilio di Trento che ne limitò l'autonomia, dando al vescovo il potere dello ius visitandi e di controllare il patrimonio. Con la bolla Quaecumque(1604) di papa Clemente VIII vengono sottoposte al completo controllo dell'autorità vescovile.
Tentativo di istituzione della Confraternita del Rosario: L'istituzione a Terlizzi della Confraternita del Rosario risale al 1 agosto del 1595.Il Maestro Generale dei Domenicani, fra' Ippolito Maria Beccaria da Monreale, del convento di Santa Maria Sopra Minerva a Roma accoglie la richiesta di alcuni fedeli terlizzesi di entrambi i sessi: "dilectissimi et divotissimi Christifideles terrae Terlitii provincia Bari, nullius dioecesis", rivolta ad istituire un sodalizio:"Psalterii seu Rosarii sub invocatione Beatae Mariae Virginis in ecclesia S. Mariae della Nova Ordinis fratrum minorum S.Francisci observantiae" . Le condizioni che i richiedenti dovevano rispettare per la concessione di tale istituto furono: solennizzare la prima domenica di ottobre di ogni anno la festa del Rosario secondo il decreto di Gregorio XIII; ornare la cappella della chiesa di Santa Maria la Nova di un quadro raffigurante il Patriarca San Domenico che riceve dalla Vergine la corona del Rosario. Fattori di varia natura, come la grave situazione di depressione economica di larghi strati della popolazione, le continue guerre e carestie ,la mancanza del quadro con San Domenico e la Vergine, impedirono la nascita della Confraternita.
Il Voto pubblico del 1633: Un periodo difficile dal punto di vista sociale, politico, economico, sanitario, attraversava la Puglia e Terlizzi nella prima metà del XVII secolo. Calamità naturali, la miseria dilagante, il malgoverno spagnolo, i soprusi dei feudatari, la forte pressione fiscale ,la crisi dell' agricoltura e del commercio mettono in serio pericolo il tessuto delle comunità. A questi disastrosi eventi si aggiunge nel 1630 nel Nord Italia la peste bubbonica , di cui parla il Manzoni, che per fortuna risparmiò il Regno di Napoli che nel 1631 elesse la Madonna del Rosario a compatrona per ottenere il suo intervento contro la peste. Al termine della pestilenza, il Maestro Generale dei predicatori, fra Nicolò Ridolfi, nel 1632 con una lettera circolare attribuì all'intervento della Vergine del Rosario la cessazione del flagello. In questo contesto storico il 28 marzo 1633 arriva a Terlizzi il nuovo arciprete Onorato Grimaldi, cugino del Principe di Monaco, a guidare la Chiesa terlizzese che si fregiava del titolo di nullius dioecesis (territorio separato da ogni giurisdizione vescovile) anche se era in corso da tempo un' antica diatriba con il Vescovo di Giovinazzo che pretendeva di avere diritto di governo sulla Chiesa terlizzese. Erano passati tredici giorni dall' arrivo del prelato monegasco, il 10 aprile 1633 nella chiesa conventuale di Santa Maria la Nova l'intera cittadinanza, in ossequio a quanto disposto dal decreto di Urbano VIII del 23 marzo 1630,proclama con un solenne Voto pubblico, riportato nell'atto rogato dal notaio Muzio Primicerio del 10 aprile 1633, alla presenza dell'arciprete Grimaldi che rivestiva funzioni vescovili, del Giudice regio, del Capitano delle milizie, del Sindaco, dei Primi eletti dell'Universitas, dei Minori Osservanti, del Capitolo della Collegiata, del Clero e del popolo, la Madonna del Rosario in perpetuo "Signora e Patrona, Avvocata, Protettrice e Mediatrice presso Dio della città" affinchè la liberasse da pestilenza, fame, guerra, peccato, pene dell'inferno e dalla morte perpetua e la conservasse in pace. La proclamazione si concluse con il canto del "Te Deum laudamus" e con l'affidamento delle chiavi della Città, simbolo di sicurezza e di potere, alla Vergine da parte del Sindaco a cui era demandato con il possesso delle chiavi, come si apprende dagli Antichi Statuti Municipali di Terlizzi del 1538 ,sia la tutela dei diritti e dei beni della Comunità che la manutenzione delle mura e delle porte Lacus e Crucis. La consegna delle chiavi si ripeterà solo nel 380° anniversario di fondazione della Confraternita, il 4 dicembre 2019, nella stessa chiesa di Santa Maria. L'evento di proclamazione della Vergine del Rosario a Patrona si concludeva con la richiesta dei fedeli ,come riporta il citato atto del Notaio Muzio Primicerio, di conferma della erezione della Confraternita del Rosario ottenuta il 1595 dal Maestro Generale dei Predicatori, e con una solenne processione per tutta la città. Da ricordare che oltre alla protezione della Vergine del Rosario, "in perpetuum Patrona" , Terlizzi vantava l'antica protezione dell'Arcangelo Michele, Patrono sin dalla dominazione longobarda, e quella di Santa Irene, San Rocco, San Sebastiano e San Biagio dichiarati patroni minori durante le epidemie del XV e XVI secolo. Inoltre non bisogna dimenticare l'elezione della Madonna di Sovereto a Patrona della Città decisa dai terlizzesi nel 1798. Il fenomeno di più protezioni di santi o di madonne sulla Città era consuetudine nell'Età Moderna. A proposito del patronato della Vergine soveretana e di quello della Vergine del Rosario, è opportuno precisare che i terlizzesi hanno manifestato sempre la propria forte devozione mariana, senza alcuna distinzione, sia nei confronti della Vergine del Rosario che nei confronti della Vergine di Sovereto. In nessun momento storico le due devozioni sono state percepite dal popolo in concorrenza o addirittura in contrasto, perché l'amore dei terlizzesi verso la Madre di Cristo è unico e non fa distinzione di titoli.
La statua della Madonna del Rosario: Appartiene alla tipologia delle statue "vestite" composte da testa e mani scolpite e policromate e montate su trespoli in legno rivestite prima di camiciole e sottovesti e poi da eleganti vesti in seta ricamate con fili d'oro o argento. Posseduta sin dalla sua fondazione dalla Confraternita, ogni prima domenica di ottobre il seicentesco simulacro di "bellissima struttura" veniva portato in processione "per totam civitatem" con "magna solemnitate et pluribus luminibus".Tradizione che si ripete ancora oggi. Si avvicina al tipo iconografico della Regina delle Vittorie che presenta la Madonna col Bambino ammantata da regina con ricchi abiti ricamati a filo d'oro, con in capo una preziosa corona e uno scettro nella mano. Restaurata dalla locale ditta ACHG di Annamaria e Giuseppe Chiapparino, fu benedetta dal Vescovo Domenico Cornacchia il 3 settembre 2016 .
La processione penitenziale della prima domenica di ottobre. Per molto tempo la processione della prima domenica di ottobre ha assunto un carattere fortemente penitenziale. Era il momento più intensamente vissuto e di forte suggestione collettiva in quanto si presentava quale potente richiamo alla conversione e riconciliazione ai piedi di Maria. Vedeva la partecipazione del Capitolo, del Clero, dei Frati Osservanti, dei rappresentanti della Universitas, Sindaco e Primi eletti, del Giudice regio, del Capitano della milizia, del Governatore della Città, della Nobiltà e di numeroso popolo. Partiva dalla chiesa degli Osservanti e si dirigeva verso la Terlizzi medievale, attraversando quelle strade, come Arco Tauro, Largo Lago Dentro, Strada Lioy Vecchio, dove le diverse epidemie avevano seminato morte e desolazione.
La Peste: Il ricordo del Voto pubblico con il quale si chiedeva alla Regina delle Vittorie il suo potente patrocinio per liberare la Città da omni peste, fama et bello, era rimasto e rimane sempre vivo nella mente dei terlizzesi. Il termine peste è da intendersi in senso lato ,non solo la classica epidemia ma anche altre malattie che infestavano il paese nel Seicento, come la malaria, il vaiolo, il tipo petecchiale, la scarlattina. La vera epidemia di peste richiamata dalla memoria popolare si diffuse in tutto il Viceregno di Napoli nel 1656. Il morbo causò a Terlizzi la morte di circa 1700 abitanti su una popolazione di cinquemila anime . Secondo la tradizione cessò per l'intervento miracoloso della Vergine del Rosario che come segno della sua presenza lasciò l'impronta della mano su una pietra del castello normanno( oggi mercato Lioy).
Costituzione della Confraternita: Durante il papato di Urbano VIII e il Regno di Filippo IV d'Austria, quarantacinque confratelli indirizzano richiesta di costituzione del sodalizio il 1 dicembre 1639 al Vicario Capitolare don Cesare Caputi che sostituiva l'Arciprete ordinario Onorato Grimaldi(1633-1639) assassinato il 9 ottobre. Ottenuta l'autorizzazione della Curia, con atto del 4 dicembre 1639 del notaio Carlo Ciancia Purchio, sottoscritto da fra' Giacinto Volpe, Priore del convento di San Domenico di Bitonto, delegato dal Maestro Generale dell'Ordine Domenicano, viene costituita giuridicamente la Confraternita del Rosario. L'evento vide la partecipazione, presso la cappella di Santa Maria la Nova "ante Altare Beatissimae Virginis Sacratissimi Rosarii" ,del Clero, del Capitolo, dei Frati Osservanti , di numeroso popolo, del Governatore della Città, del Capitano della milizia, del Sindaco e degli Eletti della Universitas. Dopo la costituzione della Confraternita, fra' Giacinto Volpe procedette alla nomina del primo governo che ebbe come priore il medico Domenico Antonio Ripa.
La Cappella confraternale: La cappella dove si riunivano i Sodali era stata costruita nel 1700 a spese del benefattore Nicolò Antonio Caputi, " in cornu Evangelii" ,nella chiesa conventuale di Santa Maria la Nova dei Minori Osservanti. Inserita fra le cappelle di patronato delle famiglie patrizie, con atto del 9 ottobre 1701 del notaio Michelangelo Lopez, fu acquisita definitivamente dalla confraternita dietro corresponsione di 25 ducati al fine di conservare il jus patronato sulla stessa. Tale diritto negli anni Trenta del Novecento fu confermato dal vescovo Pasquale Gioia. La cappella presenta nella cona l'opera del napoletano Nicola Maria Rossi , allievo del Solimena, con i classici requisiti della iconografia rosariana: la Vergine del Rosario col Bambino, che offrono le corone del Rosario a San Domenico e a Santa Caterina da Siena e i Santi Francesco d'Assisi e Rosa da Viterbo; ai lati e nella parte superiore le scene dei quindici Misteri del Rosario; nella zona inferiore la battaglia di Lepanto; in alto la tela dell'Eterno Padre raffigurato nell'atto di benedire con la mano destra e stringere con la mano sinistra lo scettro alla cui estremità è visibile il globo terraqueo. La cappella possedeva ,come emerge dai verbali della Visita Apostolica di Mons. Antonio Pacecco(1725-1727) "un nicchio o stipo… col portello lavorato di vetri" nel quale era conservata la statua della Vergine col Bambino "sacratissima statuam" e "di benissima struttura" . Nella processione del Venerdì Santo di ogni anno, tolto il Bambino, veniva utilizzata come Addolorata di cui erano molto devoti i Sodali.
Il Sodalizio del Rosario dal XVII al XXI secolo: La situazione patrimoniale ed economica del Sodalizio nel Seicento e Settecento si presenta buona. Possiede vigne in diverse località dell'agro terlizzese, casamenti ed entrate dovute ai censi e ai capitali dati ad interesse. Il patrimonio deriva da lasciti e donazioni. Nel settembre del 1725 il Visitatore Apostolico Mons. Antonio Pacecco visita la cappella della Confraternita nella chiesa di Santa Maria la Nova. Si rende conto del vestiario dei Sodali composto "d'un sacco e cappuccio bianco di tela, con la mozzetta di scottino nero e l'effigie della Beata Vergine del Rosario" , della mancanza di regolare Statuto e di un inventario dei beni . La richiesta di approvazione dello Statuto fu inoltrata dalla Confraternita alla Reale Camera di Santa Chiara il 25 settembre 1776.Composto di tre capitoli fu approvato il 23 ottobre con Real Rescritto di Ferdinando IV. Il Reale Beneplacito alla Fondazione e alle Regole fu richiesto dopo quaranta anni di nuovo da Ferdinando I di Borbone, già Ferdinando IV, Re delle Due Sicilie. Nel Settecento il Sodalizio procedette alla sistemazione della cappella, abbellendola con un altare ligneo e con la maestosa cona in legno intagliato e dorato che racchiude le tele settecentesche del Padre Eterno e della Vergine del Rosario. Il primo ventennio dell'Ottocento fu un periodo turbolento per tutte le confraternite . I Francesi occupano il Regno di Napoli(1806-1815)e con le loro riforme sopprimono prima gli Ordini possidenti poi gli Ordini mendicanti. Nel 1811 i Minori Osservanti di Terlizzi devono lasciare convento e chiesa. La Confraternita abbandona la sua cappella in cerca di un luogo dove continuare le attività cultuali e caritative. Nell'Ottocento con l'istituzione del Monte dei Morti , si afferma nel Sodalizio il cosiddetto Beneficio funerario che assicura ai confratelli ,dietro corresponsione di una quota, dopo morte servizi come cassa, uffici divini, messe pro anima .Dopo l'Unità d'Italia i governi liberali incamerano tutti i beni immobili delle confraternite che con la legge Crispi del 17 luglio 1890 vengono controllate dai Comuni attraverso le Congregazioni di Carità. La Nostra si trasforma in Opera Pia di S. Maria del Rosario. Nel 1929 I Patti Lateranensi tra Italia e Santa Sede dettero un notevole impulso al risorgere delle confraternite. La Congrega ottenne il riconoscimento di Ente Ecclesiastico con R.D. del 17 novembre 1935 e venne iscritta al Tribunale di Bari nel registro delle persone giuridiche nel 1987. Negli anni Trenta del Novecento viene diffuso il culto verso la Vergine del Rosario di Pompei ad opera del Rettore arcidiacono Francesco Guastamacchia ,si rinsalda il culto e la devozione alla Vergine Addolorata e si costituisce l'Associazione del Rosario Perpetuo unita all'Associazione Universale di Firenze del convento domenicano di Santa Maria Novella. Il Rosario Perpetuo è "una pia pratica nella quale la corona del Rosario si recita tutti i giorni, in tutte le ore del giorno e della notte". Con la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa del 18 febbraio 1984,la Confraternita passa alle dirette dipendenze vescovili e si organizza su basi nuove in ossequio alle disposizioni del Vaticano II e del Codice di Diritto Canonico, sia sul piano liturgico sia rivedendo e facendo approvare il Regolamento interno il 25 aprile 2000,nel rispetto dello Statuto diocesano delle Confraternite. Nel primo ventennio del XXI secolo il Sodalizio si è dedicato non solo a diffondere la devozione rosariana, curare le celebrazioni liturgiche, aiutare i confratelli bisognosi e i poveri, tenere in efficienza il Santuario e le due cappelle cimiteriali, ma si è impegnato anche nel solidale e ha stretto gemellaggi di fede con alcune confraternite pugliesi.
L'antico Oratorio e il nuovo: Nel 1811 i Minori Osservanti di Terlizzi devono lasciare convento e chiesa. La Confraternita abbandona la sua cappella in cerca di un luogo dove continuare le attività cultuali e caritative. La seicentesca chiesa di San Bartolomeo(ora San Giuseppe),l'antica chiesa di San Antonio Abate alla Difesa, la chiesa di San Francesco Saverio dei Pellegrini della Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli accolsero la Nostra che avvertiva l'urgente necessità di una sistemazione definitiva. Con strumento pubblico del notaio Gioacchino de Palo del 2 dicembre 1862 acquista dalla Congrega del Monte dei Morti un suolo, nelle vicinanze della chiesa del Purgatorio, sul quale venne edificato l'Oratorio portato a termine con le disponibilità finanziarie del sodale Michele Tricarico. Sulla facciata Nord dell'Oratorio venne murato il portale di Anseramo da Trani della Collegiata romanica distrutta nel 1782. L'Oratorio fu benedetto dall'Arcidiacono Vincenzo Elia il 19 marzo del 1863.Sopra il portale, unico accesso alla chiesa ,fu sistemato un rosone in pietra calcarea. L'Oratorio a pianta rettangolare e con navata unica, presentava nell'abside l'altare in legno alla cui destra vi era la nicchia con la statua della Vergine del Rosario, a sinistra la nicchia con la statua dell'Addolorata, una serie di stalli a due ordini per i confratelli sui lati destro e sinistro, campanile a vela sul lato orientale. Il 16 febbraio 1931 fu presentata istanza al Comune per l'ampliamento dell'Oratorio finanziato dal benefattore Gioacchino Cagnetta, dal Rettore arcidiacono Francesco Guastamacchia e dal Priore Giuseppe Barile. Il progetto fu redatto dall'ing. Rodolfo de Sario. Il suolo di proprietà comunale fu concesso dal Podestà Giovanni Marinelli il 22 febbraio 1931.La costruzione fu affidata ai cugini Francesco e Michele Vendola di Vito e Michele Vendola di Francesco. La prima pietra fu messa il 20 marzo 1931 alla presenza del Vescovo Mons. Pasquale Gioia, del Rettore Guastamacchia, del Podestà Marinelli e di altre autorità civili e religiose. Durante i lavori la Fratellanza si trasferì nella antica cappella del Rosario di Santa Maria la Nova. Terminati i lavori l'ing. Marcantonio Amendolagine collaudò l'opera. Il 24 giugno 1932 il Vescovo Gioia benediceva il nuovo Oratorio. La chiesa a pianta quadrata presenta i caratteri tipici del romanico pugliese: all'esterno facciata a doppio saliente rivolta ad oriente, tripartita mediante paraste in corrispondenza della divisione dell'interno in tre navate; il campanile a vela posizionato sul vecchio oratorio al di sopra del portale di Anseramo, sul lato nord; all'interno una navata centrale e due laterali delimitate da due coppie di pilastri; la centrale più ampia e alta delle laterali termina con l'abside dove è collocato l'altare maggiore sistemato nel 1983 secondo le disposizioni del Vaticano II. Il catino absidale, ricavato nell'area dell'antico Oratorio, presenta l'affresco dell'Agnello Mistico. Nel 2022 la chiesa ha subito un restauro conservativo teso "al recupero dell'esistente mediante una attenta lettura di ogni singola traccia, geometria, simbolo e materiale presente all'interno della chiesa".
La Festa della prima domenica di ottobre: Ogni anno la prima domenica di ottobre la Città rinnova il Voto pubblico del 1633 riaffermato nel 1639, col quale la Vergine del Rosario venne acclamata "Signora e Patrona, Avvocata, Protettrice e Mediatrice presso il Signore" , con solenni festeggiamenti della durata di tre giorni. All'inizio veniva programmata dalla Confraternita solo la processione della prima domenica di ottobre che si snodava per le vie dell'antica civitas, fermandosi in quegli angoli dove la peste ,il tifo petecchiale e infezioni varie avevano colpito la popolazione. In quella domenica di preghiere e di penitenza risuonava il dolce cadenzare delle voci popolari che, recitando il Santo Rosario ,evocavano quasi in modo tragico i Misteri della Nascita, della Morte, della Resurrezione di Cristo. La festa ebbe la sua attuale durata a partire dal 1929. Esigenze emergenti dalla popolazione di natura economica spinsero il podestà Nicola Quercia a chiedere alla Regia Prefettura l'istituzione durante la festa di una fiera mercato di bestiame e merce varia, approvata con decreto prefettizio. Da quell'anno piazza Plebiscito, corso Dante e corso Garibaldi diventano i luoghi ove sacro e profano fanno tutt'uno. Il sabato precedente la festa la statua viene portata in Cattedrale per essere esposta alla destra dell'altare maggiore. La domenica mattina, dopo il pontificale del Vescovo a cui partecipa la Civica Amministrazione in veste ufficiale con gonfalone, a ricordo del Voto pubblico che i Civici Rappresentanti fecero nel 1633 a nome della Città, la processione si snoda per le vie della civitas medievale e in seguito per quelle della sette- ottocentesca. La supplica del Vescovo sul sagrato della Concattedrale chiude la processione. Il lunedì il simulacro del Rosario viene posizionato su un artistico carro floreale che dopo aver attraversato tutta la Città rientra nel proprio Oratorio.
L'omaggio alla Vergine con l'artistico carro floreale: Agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, la tenacia, la destrezza, l'intelligenza di alcuni ortolani trasformano i loro orti in splendidi campi floreali principalmente di garofani. La floricultura diventa l'attività prevalente della economia cittadina. Tutti gli orti della periferia vengono inondati da coltivazioni di garofani. Per la festa dell'ottobre del 1962 i floricoltori preparano per la prima volta un globo rivestito di garofani bianchi e rosa sul quale il lunedì della festa viene fissata la statua della Vergine. Intanto per propagandare al meglio la nuova attività i floricultori decidono di organizzare una sagra che trova il suo battesimo il 6 ottobre del 1963 in occasione della festa del Rosario. Il simulacro viene portato in trionfo sulla stessa artistica sfera dell'anno precedente, raffigurante il globo terrestre rivestito di garofani bianchi e color viola. Il 1964 la statua trova posta su una splendida conchiglia marina realizzata con migliaia di garofani. Il 1965 viene sistemata sulla prua di una caravella che rievocava la battaglia di Lepanto. Questo connubio sagra-festa rimane fino alla edizione del 1966.Nel 1967-1968 la sagra del Fiore viene separata dalla festa anche se fa da cornice alla festa con l'allestimento del carro. Nel 1969 la sagra diventa Mostra Mercato del Fiore non più legata alla festa del Rosario. L'allestimento del carro floreale da parte degli floricultori rimane fino al 2011. Nel 2011 la Confraternita redige ed approva un "Regolamento per la realizzazione del carro floreale in onore della Madonna del Rosario" che prevede un annuale concorso rivolto a privati cittadini, operatori commerciali, associazioni, scuole intenzionati ad allestire il carro gratuitamente " motivati essenzialmente da sentimenti di sana devozione e grazie verso la Madonna del Rosario".
La Confraternita e i riti della Settimana Santa: La Compagnia di Gesù ,l'Ordine Carmelitano, l'Ordine dei Servi di Maria, l'Ordine francescano sono stati i fautori in Età Moderna delle processioni della Quaresima e della Settimana Santa. I riti della Settimana Santa e la processione dei Misteri a Terlizzi sono da datare intorno al quarto decennio del XVII secolo durante l'arcipretura del feudatario Onorato Grimaldi. La Confraternita si preparava ai riti della Settimana Santa con l'automortificazione del corpo, con l'adorazione del Crocifisso, con la Via Crucis , con le Quarantore(esposizione del SS. Sacramento in ricordo del tempo trascorso dal Signore nel sepolcro prima della Resurrezione),con l'allestimento del Sepolcro e con la processione della statua dell'Addolorata che veniva condotta in sette chiese, stazionava al Calvario e infine veniva portata in Cattedrale. Il simulacro dell'Addolorata appartiene al tipo di statue "vestite" e fu commissionata allo scultore terlizzese Giuseppe Volpe(1796-1876) verso la fine degli anni Cinquanta dell'Ottocento. La Vergine ha tra le mani uno spadino d'argento con tre gemme gialle che ricorda la profezia fatta da Simeone il Vecchio alla Vergine il giorno della presentazione di Gesù al tempio.
Rettori, Priori, Confratelli: Il Sodalizio del SS. Rosario ha avuto durante la sua storia figure di rettori, di priori e di confratelli che con la loro testimonianza hanno contribuito alla crescita spirituale ed umana dello stesso. Alcuni hanno avuto un ruolo speciale sia nella chiesa locale che nella vita civile. Nel Sei- Settecento il Nostro era costituito da uomini del primo ceto(nobili),del secondo ceto(civili) e del terzo ceto(artieri e contadini benestanti).Si ricordano alcuni priori che hanno fatto la storia della Confraternita: nel 1776 il nobile Giuseppe de Gemmis(1734-1812) magistrato e letterato, Presidente della Regia Camera della Sommaria; nel 1777 Ferrante de Gemmis Maddalena(1732-1803) filosofo e letterato, discepolo ed amico di Antonio Genovesi, sindaco per molti anni ed artefice del riscatto feudale della Città. Nell'Ottocento è priore Pietrantonio de Napoli( 1819 e 1825) cultore di Belle Arti; nel 1826 Giuseppe de Napoli ,padre del pittore Michele de Napoli. Nel primo ventennio del XX sec. la Confraternita è in mano alla piccola borghesia agraria. Anche il Clero ha avuto un ruolo importante nel Sodalizio. Da menzionare i Padri Spirituali: alla fine dell'Ottocento il canonico Ferdinando Fiore(1884-1891),direttore del Ginnasio Tecnico municipale e delle Scuole Elementari, amministratore pubblico, patriota; l'Arcidiacono Francesco Guastamacchia che in qualità di rettore fu il promotore della costruzione dell'Oratorio e del risveglio della devozione rosariana; nel Novecento il canonico Cantore Vincenzo Velardi(1936-1939) e l'arcidiacono Mons. Michele Cagnetta(1939-2009) che ha saputo custodire, coltivare e tramandare, per settant'anni, il culto a Maria SS. del Rosario.
Testimonianze rosariane nel territorio: Il territorio urbano ed extraurbano conserva chiese, cappelle, oratori, altari, benefici di giuspatronato sotto il titolo della Vergine del Rosario. Tra le chiese rurali , da menzionare la chiesetta del Rosario in località Pozzo della mena in contrada San Giorgio, fondata nel 1752 dal nobile Giuseppe Sangiorgio; la chiesetta del Rosario in contrada Forlazzo, fondata dal primicerio molfettese Mauro Giuseppe Gattola nel 1745. Nelle chiese della città si conservano opere in pittura e scultura raffiguranti la Vergine del Rosario. Come già riportato, nella chiesa di Santa Maria la Nova troneggiano in una stupenda cona i dipinti "Madonna del Rosario e Trinità"(1717-1718) del napoletano Nicola Maria Rossi di proprietà della Confraternita del Rosario; nella chiesa di San Giuseppe troviamo la tela della Madonna del Rosario tra i Santi Rocco e Biagio; il pregevole gruppo Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina da Siena del cartapestaio leccese Raffaele Caretta nella chiesa di San Gioacchino; un identico simulacro in cartapesta della metà del XX secolo, attribuibile a Salvatore Bruno, nel chiesa del Crocifisso. Nel tempo la devozione rosariana si è espressa nelle edicole votive sparse in Città e nelle campagne. Una bella edicola della Madonna del Rosario con un vestito rosso e un mantello azzurro, databile alla fine del XVIII sec., si ammira nel Nucleo medievale, in via Tauro; nella corte dell'antico castello normanno (ora mercato coperto Lioy) una stele della Vergine del Rosario di Carlo Pinto da Trani fu sistemata nel 1956, nel 1962 al suo posto fu realizzato un mosaico dal prof. Francesco D'Urso di Roma, nel 1970 un nuovo mosaico con lapide del bergamasco Lorenzo Berlendis sostituiva quello del prof. D'Urso. La sincera e profonda religiosità rosariana del popolo terlizzese viene testimoniata anche da altri oggetti materiali come i numerosi ex voto di oro e di argento che i terlizzesi hanno donato alla Vergine del Rosario in segno di riconoscenza per grazia ricevuta.
Il presente lavoro nasce dalla volontà di far conoscere, per sommi capi, le alterne vicende della devozione del popolo terlizzese per la Regina delle Vittorie, a un largo numero di cittadini che non possiedono l'opera curata dal sottoscritto e dallo storico dell'arte Francesco De Nicolo, "Virgo Rosarii in perpetuum Patrona" edita nel 2019 dalla quale sono state estratti i riferimenti storici e le foto.
Dott. Vito Bernardi-Studioso di Terlizzi e della Puglia