Il ricordo di Costantin Paraschivescu, il clochard rinvenuto senza vita a Terlizzi
Nel prossimo futuro sarà attivato in città lo "sportello per gli immigrati"
martedì 11 febbraio 2025
Ha esalato il suo ultimo respiro in completa solitudine tra la miseria e gli stenti il clochard Costantin Paraschivescu, noto alla comunità terlizzese per essere solito vagabondare sul territorio terlizzese con carrozzine ricolme di materiale che raccoglieva dalle strade o selezionava fra i rifiuti. Di origini rumene e nato il 23 ottobre 1967, la sua salma è stata rinvenuta lo scorso 1° febbraio in un casolare fatiscente nelle vicinanze di Sovereto: si ipotizza che il decesso sia avvenuto all'incirca un mese prima, dal momento che è stato ritrovato con una gamba completamente spolpata dagli animali e con gli occhi scavati. Molto probabilmente la morte è da ravvisarsi in cause naturali; poi è stato preda della fauna della zona che si è riversata sul suo corpo esanime per cibarsene.
A preoccuparsi dell'assenza di Costantin fra le vie di Terlizzi è stato don Michele Stragapede, parroco della chiesa San Gioacchino, il quale, mosso dallo spirito cristiano di carità e altruismo verso il prossimo, ha voluto accertarsi delle ragioni della sparizione del senzatetto, recandosi direttamente sul luogo di cui aveva sentore potesse rappresentare una dimora di fortuna. È così avvenuta l'amara scoperta: giunto nell'edificio in rovina, dopo aver urlato il nome Costantin per annunciare il suo arrivo e in mancanza di risposta, don Michele si è addentrato nell'immobile recandosi fino al piano superiore, salendo per una scala a chiocciola alquanto malmessa. Costantin giaceva tra le macerie supino sul pavimento con la carne dilaniata. Subito sono state avvertite le autorità per i rilievi del caso.
Il presbitero racconta di aver conosciuto Costantin da prima della pandemia da Covid-19, ma non sa esattamente da quanto tempo si fosse stabilizzato nella nostra città. Con lui era riuscito a scambiare alcuni dialoghi, sebbene la lingua rappresentasse una barriera: il vagabondo parlava poco l'italiano, talvolta sembrava avere delle inflessioni inglesi. Tendenzialmente Costantin elaborava delle riflessioni sulle tematiche della vita e della felicità; nell'articolazione dei suoi pensieri mostrava persino delle influenze buddiste.
Dalla personalità discreta e schiva e dall'animo gioviale, Costantin si muoveva nei nostri spazi in maniera silenziosa e riservata, senza infastidire nessuno. Non viveva la sua condizione con disperazione, poiché dai suoi atteggiamenti trapelava che la sua fosse una vera e propria scelta esistenziale. In maniera consapevole si era votato a uno stile di vita esasperatamente alternativo al nostro. Era avvicinabile, ma desiderava che non gli si mostrasse repulsione per via del suo aspetto. Nemmeno mendicava con arroganza o modi pretenziosi: capitava che chiedesse qualche centesimo; di solito rifiutava quando qualcuno gli offriva un pacco di pasta, poiché – si presume – non aveva possibilità di cucinarla; soltanto una volta ha accettato che un barbiere si prendesse cura di barba e capelli.
Eppure, nonostante l'estremo stato di povertà, il cuore di Costantin non si era affatto abbrutito. Don Michele Stragapede ha narrato alla redazione di TerlizziViva alcuni aneddoti che suscitano commozione. «L'episodio più emblematico risale a inizio marzo 2020 quando era nell'aria che a breve ci sarebbe stato il lockdown. Si stava procedendo a una colletta alimentare in favore dei meno abbienti. Costantin volle partecipare, acquistando dal supermercato con i pochissimi spiccioli che aveva un pacco di zucchero da destinare ai meno fortunati. Disse "questo è il mio dono", sebbene pure lui necessitasse di nutrirsi» [ndr: l'icona dell'articolo raffigura proprio Costantin che accenna un sorriso col pacco di zucchero acquistato].
Ancora, il sacerdote ha rivelato di come Costantin di tanto in tanto lasciasse di sua spontanea volontà una moneta di 20 centesimi all'angolo di un tavolo all'interno della parrocchia di San Gioacchino: un gesto di solidarietà che assumeva un grande valore, perché proveniva da una persona in difficoltà altrettanto enormi. Don Michele gli rese nota anche la sua intenzione di regalargli una bicicletta per facilitargli gli spostamenti, ma Costantin rifiutò asserendo «C'è sempre qualcuno che ne ha più bisogno di me». Quasi certamente ne possedeva una, ma gli fu sottratta da qualche malintenzionato: Costantin, nella sua genuinità, forse considerava il furto come un'azione dettata dall'esigenza di chi fronteggiava situazioni più complicate della sua.
Non sarebbe, quindi, corretto affermare che Costantin sia stato succube di un'indifferenza da parte della comunità terlizzese. In libertà ha preferito non essere aiutato e condurre le sue giornate con modalità che destabilizzano chi è abituato ai comfort di base di cui ogni soggetto dovrebbe essere dotato. «Non siamo riusciti a varcare la sua solitudine consapevole per comprendere come supportarlo nel rispetto della sua persona. Probabilmente ci siamo cullati nella sua riservatezza», sono le parole di rammarico di Don Michele, «Non sono riuscito a convincerlo che ci fosse la possibilità di volergli bene».
Per restituire dignità a Costantin, l'amministrazione De Chirico si è fatta carico di organizzare il servizio funebre, visto che l'assistenza economica in favore degli indigenti è una funzione amministrativa relativa alla materia di "beneficenza pubblica". Daniela Zappatore, Assessora alle politiche di comunità, ha riferito di come le istituzioni terlizzesi più volte avessero cercato di spronarlo a prediligere una sistemazione più adatta a un essere umano, ma lui ha sempre negato di volerne usufruire. «In un certo senso la collettività terlizzese si era abituata alla sua presenza che non arrecava disturbo a nessuno. Era una figura discreta e solitaria. Gli siamo stati vicini come abbiamo potuto, senza invadere eccessivamente la sua sfera».
Peraltro, l'Assessora Zappatore annuncia che a Terlizzi sarà attivato nel prossimo futuro lo sportello per gli immigrati, che sarà aperto per tutto l'anno, affinché possa essere fornita un'assistenza adeguata agli stranieri. «Sta per essere bandita una gara per affidare il servizio a una cooperativa. A breve Terlizzi avrà uno sportello per gli immigrati strutturato all'interno dei servizi».
A preoccuparsi dell'assenza di Costantin fra le vie di Terlizzi è stato don Michele Stragapede, parroco della chiesa San Gioacchino, il quale, mosso dallo spirito cristiano di carità e altruismo verso il prossimo, ha voluto accertarsi delle ragioni della sparizione del senzatetto, recandosi direttamente sul luogo di cui aveva sentore potesse rappresentare una dimora di fortuna. È così avvenuta l'amara scoperta: giunto nell'edificio in rovina, dopo aver urlato il nome Costantin per annunciare il suo arrivo e in mancanza di risposta, don Michele si è addentrato nell'immobile recandosi fino al piano superiore, salendo per una scala a chiocciola alquanto malmessa. Costantin giaceva tra le macerie supino sul pavimento con la carne dilaniata. Subito sono state avvertite le autorità per i rilievi del caso.
Il presbitero racconta di aver conosciuto Costantin da prima della pandemia da Covid-19, ma non sa esattamente da quanto tempo si fosse stabilizzato nella nostra città. Con lui era riuscito a scambiare alcuni dialoghi, sebbene la lingua rappresentasse una barriera: il vagabondo parlava poco l'italiano, talvolta sembrava avere delle inflessioni inglesi. Tendenzialmente Costantin elaborava delle riflessioni sulle tematiche della vita e della felicità; nell'articolazione dei suoi pensieri mostrava persino delle influenze buddiste.
Dalla personalità discreta e schiva e dall'animo gioviale, Costantin si muoveva nei nostri spazi in maniera silenziosa e riservata, senza infastidire nessuno. Non viveva la sua condizione con disperazione, poiché dai suoi atteggiamenti trapelava che la sua fosse una vera e propria scelta esistenziale. In maniera consapevole si era votato a uno stile di vita esasperatamente alternativo al nostro. Era avvicinabile, ma desiderava che non gli si mostrasse repulsione per via del suo aspetto. Nemmeno mendicava con arroganza o modi pretenziosi: capitava che chiedesse qualche centesimo; di solito rifiutava quando qualcuno gli offriva un pacco di pasta, poiché – si presume – non aveva possibilità di cucinarla; soltanto una volta ha accettato che un barbiere si prendesse cura di barba e capelli.
Eppure, nonostante l'estremo stato di povertà, il cuore di Costantin non si era affatto abbrutito. Don Michele Stragapede ha narrato alla redazione di TerlizziViva alcuni aneddoti che suscitano commozione. «L'episodio più emblematico risale a inizio marzo 2020 quando era nell'aria che a breve ci sarebbe stato il lockdown. Si stava procedendo a una colletta alimentare in favore dei meno abbienti. Costantin volle partecipare, acquistando dal supermercato con i pochissimi spiccioli che aveva un pacco di zucchero da destinare ai meno fortunati. Disse "questo è il mio dono", sebbene pure lui necessitasse di nutrirsi» [ndr: l'icona dell'articolo raffigura proprio Costantin che accenna un sorriso col pacco di zucchero acquistato].
Ancora, il sacerdote ha rivelato di come Costantin di tanto in tanto lasciasse di sua spontanea volontà una moneta di 20 centesimi all'angolo di un tavolo all'interno della parrocchia di San Gioacchino: un gesto di solidarietà che assumeva un grande valore, perché proveniva da una persona in difficoltà altrettanto enormi. Don Michele gli rese nota anche la sua intenzione di regalargli una bicicletta per facilitargli gli spostamenti, ma Costantin rifiutò asserendo «C'è sempre qualcuno che ne ha più bisogno di me». Quasi certamente ne possedeva una, ma gli fu sottratta da qualche malintenzionato: Costantin, nella sua genuinità, forse considerava il furto come un'azione dettata dall'esigenza di chi fronteggiava situazioni più complicate della sua.
Non sarebbe, quindi, corretto affermare che Costantin sia stato succube di un'indifferenza da parte della comunità terlizzese. In libertà ha preferito non essere aiutato e condurre le sue giornate con modalità che destabilizzano chi è abituato ai comfort di base di cui ogni soggetto dovrebbe essere dotato. «Non siamo riusciti a varcare la sua solitudine consapevole per comprendere come supportarlo nel rispetto della sua persona. Probabilmente ci siamo cullati nella sua riservatezza», sono le parole di rammarico di Don Michele, «Non sono riuscito a convincerlo che ci fosse la possibilità di volergli bene».
Per restituire dignità a Costantin, l'amministrazione De Chirico si è fatta carico di organizzare il servizio funebre, visto che l'assistenza economica in favore degli indigenti è una funzione amministrativa relativa alla materia di "beneficenza pubblica". Daniela Zappatore, Assessora alle politiche di comunità, ha riferito di come le istituzioni terlizzesi più volte avessero cercato di spronarlo a prediligere una sistemazione più adatta a un essere umano, ma lui ha sempre negato di volerne usufruire. «In un certo senso la collettività terlizzese si era abituata alla sua presenza che non arrecava disturbo a nessuno. Era una figura discreta e solitaria. Gli siamo stati vicini come abbiamo potuto, senza invadere eccessivamente la sua sfera».
Peraltro, l'Assessora Zappatore annuncia che a Terlizzi sarà attivato nel prossimo futuro lo sportello per gli immigrati, che sarà aperto per tutto l'anno, affinché possa essere fornita un'assistenza adeguata agli stranieri. «Sta per essere bandita una gara per affidare il servizio a una cooperativa. A breve Terlizzi avrà uno sportello per gli immigrati strutturato all'interno dei servizi».