«Il silenzio sarebbe una ulteriore morte e una macchia per la nostra città»
Riflessione de "La corrente" sulla triste vicenda del 47enne Mohammed El Fakrouni
mercoledì 21 ottobre 2020
«Si chiamava Mohamed e aveva 47 anni. Queste sono le informazioni che siamo riusciti a ottenere. Fino a lunedì era "un marocchino". E questo non è accettabile». Le parole utilizzate dal gruppo politico La corrente per ricordare Mohammed El Fakrouni, l'uomo il cui corpo è stato rinvenuto senza vita nei giorni nei pressi di un casolare dell'agro (link all'articolo), sono contrassegnate dal rammarico e dalla sconsolatezza.
«Quali sono state le cause che lo hanno condotto alla morte? E come mai era in quel casolare in campagna? Non lo sappiamo ancora.
Oggi non è il momento opportuno per chiedere a chi di dovere di assumersi le proprie responsabilità politiche di quanto accaduto.
Al contrario, diremo che la colpa è anche nostra. Abbiamo fallito. Abbiamo fallito come comunità. Di fronte a una morte così, tutta Terlizzi ha fallito» hanno aggiunto i referenti dell'organizzazione.
«La colpa è di tutti e di nessuno. Ma non possiamo restare in silenzio dopo questa morte terribile perché il silenzio sarebbe una ulteriore morte e un'ulteriore macchia per la nostra città e per noi come singoli cittadini» hanno evidenziato.
«Qualche mese fa avevamo affisso in giro per Terlizzi dei manifesti con i volti e le storie di alcuni nostri "concittadini temporanei" venuti da lontano. La cosa che fa più male oggi è non aver potuto avere contatto con la storia di Mohamed, di non aver potuto incrociare il suo sguardo. Quando è arrivato a Terlizzi? Si trovava bene? Come si guadagnava da vivere? Anche questa è una sconfitta.
Il tema dei diritti dei lavoratori stagionali è sempre stato e sempre sarà un tema centrale della nostra agenda politica. Perché staremo tutti meglio quando anche gli ultimi vedranno tutelati i loro legittimi diritti» hanno concluso da La corrente.
«Quali sono state le cause che lo hanno condotto alla morte? E come mai era in quel casolare in campagna? Non lo sappiamo ancora.
Oggi non è il momento opportuno per chiedere a chi di dovere di assumersi le proprie responsabilità politiche di quanto accaduto.
Al contrario, diremo che la colpa è anche nostra. Abbiamo fallito. Abbiamo fallito come comunità. Di fronte a una morte così, tutta Terlizzi ha fallito» hanno aggiunto i referenti dell'organizzazione.
«La colpa è di tutti e di nessuno. Ma non possiamo restare in silenzio dopo questa morte terribile perché il silenzio sarebbe una ulteriore morte e un'ulteriore macchia per la nostra città e per noi come singoli cittadini» hanno evidenziato.
«Qualche mese fa avevamo affisso in giro per Terlizzi dei manifesti con i volti e le storie di alcuni nostri "concittadini temporanei" venuti da lontano. La cosa che fa più male oggi è non aver potuto avere contatto con la storia di Mohamed, di non aver potuto incrociare il suo sguardo. Quando è arrivato a Terlizzi? Si trovava bene? Come si guadagnava da vivere? Anche questa è una sconfitta.
Il tema dei diritti dei lavoratori stagionali è sempre stato e sempre sarà un tema centrale della nostra agenda politica. Perché staremo tutti meglio quando anche gli ultimi vedranno tutelati i loro legittimi diritti» hanno concluso da La corrente.