Il Tribunale di Trani assolve Panzini e Gainferrini, Gemmato: «Zittiti improvvisamente i seminatori di odio»
La sentenza sull'affidamento dei servizi accessori alla gestione tributi si trasforma in una vittoria politica per il centrodestra
lunedì 18 marzo 2019
7.49
Il fatto non sussiste, assolti i due dirigenti comunali Francesca Panzini e Francesco Gianferrini, capo dell'ufficio tecnico, imputati di abuso d'ufficio continuato in concorso per l'affidamento di alcuni servizi accessori alla gestione dei tributi alla Servizi Locali Spa.
La sentenza emessa la settimana scorsa da parte del Tribunale di Trani rappresenta sul piano giudiziario un'assoluzione piena per i due dirigenti comunali, ma è anche una vittoria politica a pieni punti per il sindaco Ninni Gemmato e la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. E il sindaco non lo nasconde affatto: «Questa sentenza conferma la trasparenza e la totale correttezza della nostra Amministrazione Comunale, della maggioranza che la sostiene e dell'intera macchina amministrativa. Non ci diano più lezioni di legalità, non se lo possono permettere» afferma il sindaco rivolgendosi a quanti, dall'opposizione di centrosinistra, in questi anni avevano innescato questo processo penale con esposti alla Procura, addirittura creando una cassa di risonanza nazionale attraverso una interrogazione parlamentare firmata dall'allora deputato del Pd Gero Grassi. Insomma, per il centrosinistra quella che doveva essere un'altra occasione per dare una spallata al governo Gemmato si è rivelata un'arma spuntata.
E' inutile dire che la sentenza che assolve Gianferrini e Panzini fa da contraltare alla sentenza, di tutt'altro tenore, sulla Censum. Ed è anche per questo che ha dei risvolti politici. Se infatti lo scandalo Censum risale al 2012 ed è connesso alla esternalizzazione della riscossione tributi che la precedente amministrazione di centrosinistra aveva affidato alla concessionaria Censum (ma poi quei soldi, si sa, non tornarono più nelle casse comunali), questo processo era invece legato a un'altra società (la Servizi Locali Spa) a cui l'amministrazione Gemmato aveva affidato una serie di servizi accessori (licenza del software informatico, elaborazione, stampa, postalizzazione degli avvisi di pagamento delle imposte da pagare, etc.) proprio a seguito della scelta di togliere alla Censum la riscossione diretta e internalizzato la gestione dei tributi.
Insomma questo era un procedimento penale nato e maturato sotto la gestione dell'attuale sindaco e si è concluso con l'assoluzione piena di tutti gli imputati. Motivo per cui il sindaco Gemmato in queste ultime ore non rinuncia a rimarcare il successo: «Da tempo a Terlizzi c'è qualcuno che armeggia continuamente temi giudiziari per proiettare ombre sull'onorabilità delle persone, sollevare polveroni di discredito e per trarne profitto politico.
«Sono i soliti noti che in Consiglio Comunale parlano a metà, per confondere e non per chiarire.
Sono quelli che sui social scrivono per insinuare, senza mai dimostrare.
Sono i mestieranti della politica, quelli che confezionano sospetti a tavolino.
Sono gli spacciatori di odio, i professionisti del dubbio venduto come surrogato della legalità, gli animatori di petizioni sedicenti popolari, gli ex onorevoli promotori di interrogazioni parlamentari, gli urlatori di offese e calunnie di ogni genere.
Eppure, sono gli stessi che affidarono i soldi dei terlizzesi alla #Censum. Sono i colleghi di partito dell'allora amministratore delegato della Censum.
Figli sfacciati di una stagione politica, archiviata da due sonore sconfitte elettorali, che la storia di questa Città ricorderà solo per le "cartelle pazze". Questa sentenza zittisce tutti improvvisamente».
La sentenza emessa la settimana scorsa da parte del Tribunale di Trani rappresenta sul piano giudiziario un'assoluzione piena per i due dirigenti comunali, ma è anche una vittoria politica a pieni punti per il sindaco Ninni Gemmato e la maggioranza di centrodestra che lo sostiene. E il sindaco non lo nasconde affatto: «Questa sentenza conferma la trasparenza e la totale correttezza della nostra Amministrazione Comunale, della maggioranza che la sostiene e dell'intera macchina amministrativa. Non ci diano più lezioni di legalità, non se lo possono permettere» afferma il sindaco rivolgendosi a quanti, dall'opposizione di centrosinistra, in questi anni avevano innescato questo processo penale con esposti alla Procura, addirittura creando una cassa di risonanza nazionale attraverso una interrogazione parlamentare firmata dall'allora deputato del Pd Gero Grassi. Insomma, per il centrosinistra quella che doveva essere un'altra occasione per dare una spallata al governo Gemmato si è rivelata un'arma spuntata.
E' inutile dire che la sentenza che assolve Gianferrini e Panzini fa da contraltare alla sentenza, di tutt'altro tenore, sulla Censum. Ed è anche per questo che ha dei risvolti politici. Se infatti lo scandalo Censum risale al 2012 ed è connesso alla esternalizzazione della riscossione tributi che la precedente amministrazione di centrosinistra aveva affidato alla concessionaria Censum (ma poi quei soldi, si sa, non tornarono più nelle casse comunali), questo processo era invece legato a un'altra società (la Servizi Locali Spa) a cui l'amministrazione Gemmato aveva affidato una serie di servizi accessori (licenza del software informatico, elaborazione, stampa, postalizzazione degli avvisi di pagamento delle imposte da pagare, etc.) proprio a seguito della scelta di togliere alla Censum la riscossione diretta e internalizzato la gestione dei tributi.
Insomma questo era un procedimento penale nato e maturato sotto la gestione dell'attuale sindaco e si è concluso con l'assoluzione piena di tutti gli imputati. Motivo per cui il sindaco Gemmato in queste ultime ore non rinuncia a rimarcare il successo: «Da tempo a Terlizzi c'è qualcuno che armeggia continuamente temi giudiziari per proiettare ombre sull'onorabilità delle persone, sollevare polveroni di discredito e per trarne profitto politico.
«Sono i soliti noti che in Consiglio Comunale parlano a metà, per confondere e non per chiarire.
Sono quelli che sui social scrivono per insinuare, senza mai dimostrare.
Sono i mestieranti della politica, quelli che confezionano sospetti a tavolino.
Sono gli spacciatori di odio, i professionisti del dubbio venduto come surrogato della legalità, gli animatori di petizioni sedicenti popolari, gli ex onorevoli promotori di interrogazioni parlamentari, gli urlatori di offese e calunnie di ogni genere.
Eppure, sono gli stessi che affidarono i soldi dei terlizzesi alla #Censum. Sono i colleghi di partito dell'allora amministratore delegato della Censum.
Figli sfacciati di una stagione politica, archiviata da due sonore sconfitte elettorali, che la storia di questa Città ricorderà solo per le "cartelle pazze". Questa sentenza zittisce tutti improvvisamente».