Il vescovo Cornacchia in visita pastorale: «Terlizzi mi sta davvero a cuore»
Il sindaco: «Le istituzioni siano magistero e ministero al tempo stesso»
mercoledì 30 gennaio 2019
10.48
Un decalogo per la buona politica, dieci regole semplici per rammentare le caratteristiche che caratterizzano l'esercizio del buon servizio ai cittadini. Il vescovo Domenico Cornacchia, nella sua prima visita pastorale a Terlizzi, indossa i panni del buon padre di famiglia, del pastore, come ama dire lui, e tratteggia i caratteri che contraddistinguono la buona politica quella a servizio del cittadino.
Tre anni di vescovado, è la prima visita pastorale in diocesi. Nel salone della pinacoteca "De Napoli" c'è il sentore di quei momenti che fanno la storia della città. Nell'aula consiliare sono presenti tutte le autorità istituzionali e la compagine sacerdotale di Terlizzi.
Il presidente Mario Ruggiero fa gli onori di casa. Nel suo intervento, Ruggiero fa cenno alle responsabilità e agli sforzi sottosi all'impegno pubblico e sottolinea come tale impegno deve sempre avere «il suo imprescindibile magistero, la sua guida spirituale. Le chiediamo di considerare noi tutti come una sua nuova famiglia» dice il presidente del Consiglio comunale «nel rispetto della tradizione di amore e di rispetto che abbia sempre a rinnovarsi e mai a interrompersi».
«TERLIZZI MI STA DAVVERO A CUORE»
«Terlizzi mi sta davvero a cuore insieme agli altri comuni della diocesi» ammette monsignor Cornacchia. «Per oltre un quarto di secolo passavo da Terlizzi perché tenevo un corso di teologia spirituale nel seminario regionale». Il vescovo percorre i suoi ricordi legati alla città dei fiori, come quello legato al nonno della consigliera Marilisa Tricarico - ricorda - «che durante una grande nevicata si prodigò nella sua serra per correre a salvare uno dei suoi dipendenti».
E ancora, un pensiero speciale rivolto alle figure di don Pietro Pappagallo e Gioacchino Gesmundo, trucidati nelle fosse ardeatine. «Terlizzi è una cittadina di storia, di bellezze artistiche e di tradizioni, rammenta il vescovo, ricordando come siano ormai lontani i tempi bui in cui don Don Tonino Bello, era il 6 agosto del 1989, denunciava le condizioni di degrado civile che caratterizzavano in quel momento la comunità. Quel triste momento è alle spalle» conclude il vescovo.
Cornacchia elenca però i drammi di oggi e le nuove povertà: i giovani costretti a emigrare altrove per trovare lavoro, i migranti poco tollerati ma impiegati nei lavori in agricoltura, i disoccupati anche quelli in età matura, le vittime delle dipendenze e in particolare della ludopatia molto diffusa nelle nostre zone.
GEMMATO: «LE ISTITUZIONI SIANO MINISTERO E MAGISTERO AL TEMPO STESSO»
L'intervento del sindaco Ninni Gemmato ruota attorno a due parole chiave: ministero e magistero. Ministero inteso attraverso il suo significato di servizio e il magistero nella sua declinazione di insegnamento. «Il magistero si attua e si esplicita attraverso il ministero, e il ministero può diventare anche magistero» osserva il sindaco «in altre parole l'insegnamento del magistero si attua anche diventando servi, servendo gli altri, ponendosi nelle condizioni di umiltà a servizio per gli altri. A sua volta il magistero, gli insegnamenti più alti del maestro possono derivare dagli atteggiamenti di servizio verso chi ci è vicino.
Le istituzioni devono essere al tempo stesso ministero e magistero. Le istituzioni devono servire le comunità ma allo stesso tempo devono anche dare un esempio alle comunità, devono tracciare una strada di crescita, di sviluppo, di solidarietà».
Il sindaco ringrazia poi «tutto il mondo ecclesiastico locale perché costituisce quel tessuto connettivo fatto parrocchie, centri sportivi, catechismo e altre forme molto semplici di civismo e anche socialità che permettono di sottrarre i nostri giovani alle insidie della strada offrendo loro l'inizio di un cammino senz'altro più rassicurante».
«Siamo tutti chiamati a una missione complessa perché le nuove frontiere della povertà si estendono» conclude Gemmato «c'è sempre un Sud e c'è sempre qualcuno che si trova più a Sud di altri. E allora ognuno di noi, nei limiti della propria dimensione, deve lanciare il cuore oltre l'ostacolo, tendere la mano e andare alla radice dei problemi per comprenderli al meglio e risolverli. Perché il politico è qualcuno che talvolta digrigna i denti, batte i pugni sul tavolo nei momenti della contrapposizione e della tensione, poi però ci sono anche i momenti in cui bisogna tendere la mano, pensar a un compromesso al rialzo e in cui tutte le parti possono sentire di aver reso il proprio servizio alla città».
Tre anni di vescovado, è la prima visita pastorale in diocesi. Nel salone della pinacoteca "De Napoli" c'è il sentore di quei momenti che fanno la storia della città. Nell'aula consiliare sono presenti tutte le autorità istituzionali e la compagine sacerdotale di Terlizzi.
Il presidente Mario Ruggiero fa gli onori di casa. Nel suo intervento, Ruggiero fa cenno alle responsabilità e agli sforzi sottosi all'impegno pubblico e sottolinea come tale impegno deve sempre avere «il suo imprescindibile magistero, la sua guida spirituale. Le chiediamo di considerare noi tutti come una sua nuova famiglia» dice il presidente del Consiglio comunale «nel rispetto della tradizione di amore e di rispetto che abbia sempre a rinnovarsi e mai a interrompersi».
«TERLIZZI MI STA DAVVERO A CUORE»
«Terlizzi mi sta davvero a cuore insieme agli altri comuni della diocesi» ammette monsignor Cornacchia. «Per oltre un quarto di secolo passavo da Terlizzi perché tenevo un corso di teologia spirituale nel seminario regionale». Il vescovo percorre i suoi ricordi legati alla città dei fiori, come quello legato al nonno della consigliera Marilisa Tricarico - ricorda - «che durante una grande nevicata si prodigò nella sua serra per correre a salvare uno dei suoi dipendenti».
E ancora, un pensiero speciale rivolto alle figure di don Pietro Pappagallo e Gioacchino Gesmundo, trucidati nelle fosse ardeatine. «Terlizzi è una cittadina di storia, di bellezze artistiche e di tradizioni, rammenta il vescovo, ricordando come siano ormai lontani i tempi bui in cui don Don Tonino Bello, era il 6 agosto del 1989, denunciava le condizioni di degrado civile che caratterizzavano in quel momento la comunità. Quel triste momento è alle spalle» conclude il vescovo.
Cornacchia elenca però i drammi di oggi e le nuove povertà: i giovani costretti a emigrare altrove per trovare lavoro, i migranti poco tollerati ma impiegati nei lavori in agricoltura, i disoccupati anche quelli in età matura, le vittime delle dipendenze e in particolare della ludopatia molto diffusa nelle nostre zone.
GEMMATO: «LE ISTITUZIONI SIANO MINISTERO E MAGISTERO AL TEMPO STESSO»
L'intervento del sindaco Ninni Gemmato ruota attorno a due parole chiave: ministero e magistero. Ministero inteso attraverso il suo significato di servizio e il magistero nella sua declinazione di insegnamento. «Il magistero si attua e si esplicita attraverso il ministero, e il ministero può diventare anche magistero» osserva il sindaco «in altre parole l'insegnamento del magistero si attua anche diventando servi, servendo gli altri, ponendosi nelle condizioni di umiltà a servizio per gli altri. A sua volta il magistero, gli insegnamenti più alti del maestro possono derivare dagli atteggiamenti di servizio verso chi ci è vicino.
Le istituzioni devono essere al tempo stesso ministero e magistero. Le istituzioni devono servire le comunità ma allo stesso tempo devono anche dare un esempio alle comunità, devono tracciare una strada di crescita, di sviluppo, di solidarietà».
Il sindaco ringrazia poi «tutto il mondo ecclesiastico locale perché costituisce quel tessuto connettivo fatto parrocchie, centri sportivi, catechismo e altre forme molto semplici di civismo e anche socialità che permettono di sottrarre i nostri giovani alle insidie della strada offrendo loro l'inizio di un cammino senz'altro più rassicurante».
«Siamo tutti chiamati a una missione complessa perché le nuove frontiere della povertà si estendono» conclude Gemmato «c'è sempre un Sud e c'è sempre qualcuno che si trova più a Sud di altri. E allora ognuno di noi, nei limiti della propria dimensione, deve lanciare il cuore oltre l'ostacolo, tendere la mano e andare alla radice dei problemi per comprenderli al meglio e risolverli. Perché il politico è qualcuno che talvolta digrigna i denti, batte i pugni sul tavolo nei momenti della contrapposizione e della tensione, poi però ci sono anche i momenti in cui bisogna tendere la mano, pensar a un compromesso al rialzo e in cui tutte le parti possono sentire di aver reso il proprio servizio alla città».