In Concattedrale l'ultimo saluto a Renato Brucoli
A omaggiare il concittadino i vescovi Cornacchia e Savino insieme al Sindaco De Chirico
martedì 30 aprile 2024
Renato Brucoli sarà ricordato come uno stimato cittadino terlizzese che ha contribuito a dare lustro alla nostra comunità. Un intellettuale mite e forte, protagonista dell'accoglienza e dell'impegno per la pace, che con un temperamento pacato e determinato si è battuto in difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini. Nel corso della cerimonia funebre che si è svolta ieri pomeriggio, lunedì 29 aprile, all'interno della Concattedrale di San Michele Arcangelo, si è delineato il ritratto di una persona di grande spessore morale e culturale: scomparso all'età di settant'anni a causa di una malattia feroce, si è distinto in vita per la sua vena poliedrica, cordiale e sorridente.
Giornalista, editore, docente di religione e finanche, negli anni Ottanta, consigliere comunale: l'esistenza di Brucoli è stata costellata di battaglie civili e sociali, impegnata, tra le altre inchieste, in quella riguardante la fabbrica di laterizi che ha avvelenato l'aria a Terlizzi negli anni passati. Insignito di numerosi premi e riconoscimenti, l'ultimo dei quali ricevuto poche settimane prima della dipartita, Brucoli ha sempre improntato la sua condotta ai principi impartiti da don Tonino Bello: tanto forte era il legame che il concittadino avvertiva nei confronti del "venerabile" che nella sua stanza d'ospedale ha voluto che su di lui vegliasse il busto in bronzo dello stesso don Tonino.
Ed è proprio sulla connessione tra Brucoli e don Tonino che il vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha incentrato le sue riflessioni. «Renato è stato propugnatore, diffusore e testimone autentico del magistero di don Tonino Bello. Ora potrà colloquiare con lui sui poveri, i fragili e i cercatori di pace». Sebbene il dolore del distacco sia totalizzante e penetrante, la morte, però, non spezza i vincoli d'amore. A consolare chi rimane è, infatti, la promessa di una immortalità futura.
«Per la sua fede autentica, la passione per il prossimo e l'attenzione rivolta alle periferie, Renato lascia un segno profondo nella collettività diocesana e non solo», ha sottolineato sua Eccellenza Cornacchia, riconoscendo quanto sia complicato prendere la parola nel giorno in cui ci si separa fisicamente da una persona così amata in società.
Evidenziando come il vero cristiano sia colui che somiglia all'identità di Cristo, il vescovo della nostra diocesi ha citato alcune significative parole di don Primo Mazzolari, «Il mio compito è levare gli ostacoli che ho dentro di me e adoperarmi come Gesù a divenire ponte e porta».
È stato denso e corposo, dalla durata di circa un'ora e mezza, l'ultimo saluto di Terlizzi a Renato Brucoli. A omaggiare una figura così apprezzata nel nostro territorio anche il bitontino Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Jonio, in Calabria, che ha scelto con cura i termini volti a custodire la memoria di Renato. «La morte ci graffia la carne, genera perdita e smarrimento, mancanza di senso. La morte si rivela con il volto delle persone che amiamo. La morte esige la verità. Soltanto la verità rende libera l'esistenza».
Con l'intento di arginare il rischio di banalizzazione e di retorica, Mons. Savino ha valorizzato Renato quale «mendicante di verità», distinguendosi per la disponibilità e la generosità verso gli ultimi, mostrando una sensibilità nel costruire reti attraverso una finezza nelle relazioni. «L'amore di Renato è stato soprattutto una costruzione culturale», spingendo il suo sguardo responsabile anche alla politica, da lui definita quale «mistica arte».
Il vescovo Savino esprime tutto il suo cordoglio prendendo in prestito i versi del poeta tedesco Rilke dal componimento "Esperienza della morte". «Nulla sappiamo di questo svanire che non accade a noi. Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà irruppe in questa scena per quel varco che tu ti apristi: vero verde il verde, il sole vero sole, vero il bosco».
A conclusione della funzione religiosa, è intervenuto anche il Sindaco Michelangelo De Chirico a rimembrare il lavoro certosino svolto nel tempo da Brucoli con immensa dedizione. «Registro un'intensa partecipazione di ciascuno di noi a rendere onore al suo operato, alla sua solidarietà, alla sua spiritualità».
Giornalista, editore, docente di religione e finanche, negli anni Ottanta, consigliere comunale: l'esistenza di Brucoli è stata costellata di battaglie civili e sociali, impegnata, tra le altre inchieste, in quella riguardante la fabbrica di laterizi che ha avvelenato l'aria a Terlizzi negli anni passati. Insignito di numerosi premi e riconoscimenti, l'ultimo dei quali ricevuto poche settimane prima della dipartita, Brucoli ha sempre improntato la sua condotta ai principi impartiti da don Tonino Bello: tanto forte era il legame che il concittadino avvertiva nei confronti del "venerabile" che nella sua stanza d'ospedale ha voluto che su di lui vegliasse il busto in bronzo dello stesso don Tonino.
Ed è proprio sulla connessione tra Brucoli e don Tonino che il vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha incentrato le sue riflessioni. «Renato è stato propugnatore, diffusore e testimone autentico del magistero di don Tonino Bello. Ora potrà colloquiare con lui sui poveri, i fragili e i cercatori di pace». Sebbene il dolore del distacco sia totalizzante e penetrante, la morte, però, non spezza i vincoli d'amore. A consolare chi rimane è, infatti, la promessa di una immortalità futura.
«Per la sua fede autentica, la passione per il prossimo e l'attenzione rivolta alle periferie, Renato lascia un segno profondo nella collettività diocesana e non solo», ha sottolineato sua Eccellenza Cornacchia, riconoscendo quanto sia complicato prendere la parola nel giorno in cui ci si separa fisicamente da una persona così amata in società.
Evidenziando come il vero cristiano sia colui che somiglia all'identità di Cristo, il vescovo della nostra diocesi ha citato alcune significative parole di don Primo Mazzolari, «Il mio compito è levare gli ostacoli che ho dentro di me e adoperarmi come Gesù a divenire ponte e porta».
È stato denso e corposo, dalla durata di circa un'ora e mezza, l'ultimo saluto di Terlizzi a Renato Brucoli. A omaggiare una figura così apprezzata nel nostro territorio anche il bitontino Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Jonio, in Calabria, che ha scelto con cura i termini volti a custodire la memoria di Renato. «La morte ci graffia la carne, genera perdita e smarrimento, mancanza di senso. La morte si rivela con il volto delle persone che amiamo. La morte esige la verità. Soltanto la verità rende libera l'esistenza».
Con l'intento di arginare il rischio di banalizzazione e di retorica, Mons. Savino ha valorizzato Renato quale «mendicante di verità», distinguendosi per la disponibilità e la generosità verso gli ultimi, mostrando una sensibilità nel costruire reti attraverso una finezza nelle relazioni. «L'amore di Renato è stato soprattutto una costruzione culturale», spingendo il suo sguardo responsabile anche alla politica, da lui definita quale «mistica arte».
Il vescovo Savino esprime tutto il suo cordoglio prendendo in prestito i versi del poeta tedesco Rilke dal componimento "Esperienza della morte". «Nulla sappiamo di questo svanire che non accade a noi. Ma quando te ne andasti, un raggio di realtà irruppe in questa scena per quel varco che tu ti apristi: vero verde il verde, il sole vero sole, vero il bosco».
A conclusione della funzione religiosa, è intervenuto anche il Sindaco Michelangelo De Chirico a rimembrare il lavoro certosino svolto nel tempo da Brucoli con immensa dedizione. «Registro un'intensa partecipazione di ciascuno di noi a rendere onore al suo operato, alla sua solidarietà, alla sua spiritualità».