Intimidazione a Gemmato, il mistero della fotocopia
Le attenzioni dei carabinieri si concentrano su una macchina fotocopiatrice
giovedì 9 marzo 2017
9.25
Più che la pallottola messa dietro la porta del sindaco di Terlizzi, potrebbe essere la sua fotocopia l'elemento chiave per individuare l'autore del doppio atto intimidatorio ai danni di Ninni Gemmato. Qualcuno ha fotocopiato la pallottola, poi ha fatto passare il foglio A4 sotto l'uscio della porta del sindaco (martedì pomeriggio quando gli uffici sono aperti al pubblico), poi ancora la mattina dopo è tornato di nuovo lì e con due pezzi di nastro adesivo (strappati da una locandina affissa in corridoio) ha attaccato la pallottola sulla vetrata dell'ufficio.
E' su questi passaggi che ora si stanno concentrando le attenzioni dei carabinieri della compagnia di Molfetta e della tenenza di Terlizzi. La macchina fotocopiatrice utilizzata potrebbe trovarsi proprio al terzo piano di palazzo di città. Qui, nel corridoio, c'è una stampante/fotocopiatrice collegata in remoto con quattro uffici comunali. I carabinieri stanno verificando ora se la fotocopia sia stata fatta proprio con quell'apparecchio. Se così fosse, resterebbe da capire chi vi ha messo mani: una persona esterna trovatasi lì per caso oppure addirittura un dipendente comunale? «Stiamo indagando senza tralasciare nulla» spiega Domenico Andresani, comandante della tenenza di Terlizzi.
I carabinieri per tutta la mattinata di ieri sono stati in via Italo Balbo, nella sede comunale presso il mercato dei fiori, hanno acquisito le testimonianze dei più stretti collaboratori del sindaco e ascoltato nuovamente lo stesso Ninni Gemmato. Va da sé che nessuno si sbilancia su nulla e si lavora su tutte le piste possibili. È un fatto, comunque, che chi abbia messo la pallottola dietro quella porta, fissandola con due pezzi di nastro adesivo, in pieno orario di ufficio (erano le 10,30 del mattino), è stato così sfrontato da non temere di essere scoperto da qualcuno dello staff del sindaco o dal maresciallo della polizia municipale (che qui ha un distaccamento), i quali in quel momento occupavano le due stanze adiacenti a quella di Gemmato.
La mano che ha compiuto due volte la minaccia è la stessa, su questo gli inquirenti sembrano essere convinti: ad agire sarebbe stata la stessa persona. «Non ci sono al momento elementi che farebbero pensare a un'intimidazione per mano della criminalità organizzata» conferma il comandante Andresani. E allora se sia stato qualcuno di fuori, la telecamera di sorveglianza che si trova all'ingresso del Comune avrà ripreso certamente una stessa persona entrare per due giorni consecutivi, restringendo così il campo dei sospetti. Non a caso i carabinieri stanno continuando a spulciare le registrazioni fotogramma dopo fotogramma.
Intanto, la pallottola, quella vera, è stata inviata ai Ris di Roma per gli accertamenti del caso. Si spera di trovare qualche traccia papillare.
E' su questi passaggi che ora si stanno concentrando le attenzioni dei carabinieri della compagnia di Molfetta e della tenenza di Terlizzi. La macchina fotocopiatrice utilizzata potrebbe trovarsi proprio al terzo piano di palazzo di città. Qui, nel corridoio, c'è una stampante/fotocopiatrice collegata in remoto con quattro uffici comunali. I carabinieri stanno verificando ora se la fotocopia sia stata fatta proprio con quell'apparecchio. Se così fosse, resterebbe da capire chi vi ha messo mani: una persona esterna trovatasi lì per caso oppure addirittura un dipendente comunale? «Stiamo indagando senza tralasciare nulla» spiega Domenico Andresani, comandante della tenenza di Terlizzi.
I carabinieri per tutta la mattinata di ieri sono stati in via Italo Balbo, nella sede comunale presso il mercato dei fiori, hanno acquisito le testimonianze dei più stretti collaboratori del sindaco e ascoltato nuovamente lo stesso Ninni Gemmato. Va da sé che nessuno si sbilancia su nulla e si lavora su tutte le piste possibili. È un fatto, comunque, che chi abbia messo la pallottola dietro quella porta, fissandola con due pezzi di nastro adesivo, in pieno orario di ufficio (erano le 10,30 del mattino), è stato così sfrontato da non temere di essere scoperto da qualcuno dello staff del sindaco o dal maresciallo della polizia municipale (che qui ha un distaccamento), i quali in quel momento occupavano le due stanze adiacenti a quella di Gemmato.
La mano che ha compiuto due volte la minaccia è la stessa, su questo gli inquirenti sembrano essere convinti: ad agire sarebbe stata la stessa persona. «Non ci sono al momento elementi che farebbero pensare a un'intimidazione per mano della criminalità organizzata» conferma il comandante Andresani. E allora se sia stato qualcuno di fuori, la telecamera di sorveglianza che si trova all'ingresso del Comune avrà ripreso certamente una stessa persona entrare per due giorni consecutivi, restringendo così il campo dei sospetti. Non a caso i carabinieri stanno continuando a spulciare le registrazioni fotogramma dopo fotogramma.
Intanto, la pallottola, quella vera, è stata inviata ai Ris di Roma per gli accertamenti del caso. Si spera di trovare qualche traccia papillare.