L'impero economico di Paolo Ficco sotto sequestro per oltre 500mila euro
I Carabinieri hanno eseguito un decreto del Tribunale: sigilli a due ville, un garage, un terreno, due Rolex e contanti
martedì 8 novembre 2022
10.02
Due lussuose ville, un garage, un terreno, due orologi Rolex Datajust e 7.500 euro in contanti. Ad apporre i sigilli all'impero economico del terlizzese Paolo Ficco, ritenuto dagli inquirenti al vertice del clan Dello Russo, sono stati i Carabinieri che hanno eseguito un decreto di prevenzione finalizzato alla confisca dei beni.
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I militari hanno eseguito il provvedimento emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo pugliese (presidente Giulia Romanazzi) su specifica richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica a carico dell'uomo, indagato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti operante su Terlizzi e nelle zone limitrofe, con l'aggravante di aver agevolato il clan Conte operante a Bitonto.
Secondo l'accusa l'associazione avrebbe «gestito in modo monopolistico la piazza di spaccio di Terlizzi» e per questi reati, Ficco, ritenuto alla cima del clan Dello Russo, è stato recentemente condannato in primo grado dal Tribunale di Bari a 20 anni di carcere. Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'uomo e della sua famiglia è stimato in oltre 500mila euro ed è formato da due lussuose ville, un garage, un terreno, due Rolex Datajust e la somma di circa 7.500 euro.
Il provvedimento del Tribunale di Bari ha accolto la proposta dell'Antimafia della locale Procura della Repubblica, formulata sulla base delle verifiche patrimoniali effettuati dalla sezione specializzata del Nucleo Investigativo che ha ricostruito sia la carriera criminale dell'uomo, sia gli introiti del nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario sulla illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni e che costituirebbe «il compendio del traffico di droga».
«L'importante risultato odierno, frutto della collaborazione tra magistratura e le componenti investigative - si legge in una nota - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e repressione, ma attraverso attente ed scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale, due preziosi strumenti attraverso i quali vanno combattute le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie locali».
Inoltre, durante gli accertamenti, i militari hanno rilevato l'esistenza di una sproporzione tra il patrimonio a disposizione dell'uomo ed il possesso di beni che non trovavano attinenza con il reddito dichiarato. Per gli inquirenti la sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni, costituirebbe il risultato del traffico di droga.
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I militari hanno eseguito il provvedimento emesso dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo pugliese (presidente Giulia Romanazzi) su specifica richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica a carico dell'uomo, indagato per aver promosso e diretto un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti operante su Terlizzi e nelle zone limitrofe, con l'aggravante di aver agevolato il clan Conte operante a Bitonto.
Secondo l'accusa l'associazione avrebbe «gestito in modo monopolistico la piazza di spaccio di Terlizzi» e per questi reati, Ficco, ritenuto alla cima del clan Dello Russo, è stato recentemente condannato in primo grado dal Tribunale di Bari a 20 anni di carcere. Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell'uomo e della sua famiglia è stimato in oltre 500mila euro ed è formato da due lussuose ville, un garage, un terreno, due Rolex Datajust e la somma di circa 7.500 euro.
Il provvedimento del Tribunale di Bari ha accolto la proposta dell'Antimafia della locale Procura della Repubblica, formulata sulla base delle verifiche patrimoniali effettuati dalla sezione specializzata del Nucleo Investigativo che ha ricostruito sia la carriera criminale dell'uomo, sia gli introiti del nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario sulla illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni e che costituirebbe «il compendio del traffico di droga».
«L'importante risultato odierno, frutto della collaborazione tra magistratura e le componenti investigative - si legge in una nota - rappresenta un'ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un'assidua opera di prevenzione e repressione, ma attraverso attente ed scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale, due preziosi strumenti attraverso i quali vanno combattute le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie locali».
Inoltre, durante gli accertamenti, i militari hanno rilevato l'esistenza di una sproporzione tra il patrimonio a disposizione dell'uomo ed il possesso di beni che non trovavano attinenza con il reddito dichiarato. Per gli inquirenti la sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni, costituirebbe il risultato del traffico di droga.