La dichiarazione d'amore di Ninni alla città
«Onorato di aver guidato la comunità che io amo»
sabato 24 giugno 2017
9.53
Comunque andranno le cose al ballottaggio, un fatto si può raccontare con certezza: Ninni Gemmato ha portato il valore della mitezza nella politica vissuta in questo scorcio d'Italia. Al di là dei meriti e delle critiche dell'amministrare che qualunque cittadino potrà esprimere col voto domani, resta un fatto che lo stile Gemmato rappresenti una novità positiva e quasi contagiosa nel panorama politico. Confronto serrato sì, ma sempre improntato ai toni bassi piuttosto che alle offese, alle argomentazioni piuttosto che alle contumelie, alla schiettezza piuttosto che agli attacchi feroci, all'elenco delle cose fatte e da fare piuttosto che alle facili strumentalizzazioni. All'amore per la politica piuttosto che al rancore.
Un dato valga su tutti come esempio: sarebbe stato agevole per Gemmato in questa campagna elettorale giocarsi la carta ospedale. Forte la tentazione di portare all'incasso la verità di un «Sarcone» ridimensionato dall'ultimo piano ospedaliero regionale, di portare sul palco un ospedale dal destino incerto per il quale in prima battuta era stata prevista la dismissione come ospedale di base. Sarebbe stato facile, su questo terreno, distribuire botte verbali contro il centrosinistra di Michele Emiliano o contro gli eredi di Nichi Vendola, eppure mai una volta l'argomento -di per sé complicato, incerto, difficile- è stato mai affrontato per strattonare questo candidato o quell'altro.
E anche ieri nel suo comizio finale il sindaco uscente non ha tradito se stesso. Un comizio dal particolare significato politico e persino umano, visto che era anche l'ultima uscita pubblica del sindaco di questa consigliatura 2012-2017. Alla fine più che un comizio ne è venuta fuori una vera e propria dichiarazione d'amore per la comunità Terlizzi.
Ninni Gemmato inizia salutando «con rispetto» il suo avversario politico (più tardi Gemmato e Vitagliano s'incroceranno lungo corso Vittorio Emanuele e si stringeranno la mano). Il sindaco ringrazia tutti i cittadini, commercianti, imprenditori, che hanno avuto l'onore di ascoltarlo in questi giorni di campagna elettorale, si scusa con quelli con cui non è riuscito a parlare, e dice che non sono loro a doversi sentire onorati, «sono io onorato di aver guidato questa comunità che amo».
Amore. Più volte ci torna su, Gemmato.
Serve amore e passione - dice - per reggere le difficoltà contenute in cinque anni di amministrazione «che diversamente nemmeno un super uomo riuscirebbe a sopportare».
Dopo l'ennesimo racconto del programma, il sindaco conclude chiedendo una scelta di continuità: «Tutti i sindaci in Italia alla fine del loro primo mandato si sono sempre ricandidati per un secondo mandato chiedendo un voto non per la loro simpatia umana, ma per continuare il lavoro che avevano cominciato. E se le statistiche - aggiunge Gemmato - dicono che nella maggior parte delle volte i sindaci uscenti vengono confermati per un secondo mandato il motivo è che attraverso le opere realizzate si intravede la capacità di proseguire lungo un percorso di crescita e di produttività».
Gemmato chiude la sua prima esperienza di sindaco con un inno alla «coesione» e alla «semplicità», leggendo un passo dello scrittore americano Robert Fulghum ("tutto quello che mi serve sapere l'ho imparato all'asilo"). E poi, infine: «Teniamoci per mano e restiamo uniti, vinceremo tutti insieme».
Un dato valga su tutti come esempio: sarebbe stato agevole per Gemmato in questa campagna elettorale giocarsi la carta ospedale. Forte la tentazione di portare all'incasso la verità di un «Sarcone» ridimensionato dall'ultimo piano ospedaliero regionale, di portare sul palco un ospedale dal destino incerto per il quale in prima battuta era stata prevista la dismissione come ospedale di base. Sarebbe stato facile, su questo terreno, distribuire botte verbali contro il centrosinistra di Michele Emiliano o contro gli eredi di Nichi Vendola, eppure mai una volta l'argomento -di per sé complicato, incerto, difficile- è stato mai affrontato per strattonare questo candidato o quell'altro.
E anche ieri nel suo comizio finale il sindaco uscente non ha tradito se stesso. Un comizio dal particolare significato politico e persino umano, visto che era anche l'ultima uscita pubblica del sindaco di questa consigliatura 2012-2017. Alla fine più che un comizio ne è venuta fuori una vera e propria dichiarazione d'amore per la comunità Terlizzi.
Ninni Gemmato inizia salutando «con rispetto» il suo avversario politico (più tardi Gemmato e Vitagliano s'incroceranno lungo corso Vittorio Emanuele e si stringeranno la mano). Il sindaco ringrazia tutti i cittadini, commercianti, imprenditori, che hanno avuto l'onore di ascoltarlo in questi giorni di campagna elettorale, si scusa con quelli con cui non è riuscito a parlare, e dice che non sono loro a doversi sentire onorati, «sono io onorato di aver guidato questa comunità che amo».
Amore. Più volte ci torna su, Gemmato.
Serve amore e passione - dice - per reggere le difficoltà contenute in cinque anni di amministrazione «che diversamente nemmeno un super uomo riuscirebbe a sopportare».
Dopo l'ennesimo racconto del programma, il sindaco conclude chiedendo una scelta di continuità: «Tutti i sindaci in Italia alla fine del loro primo mandato si sono sempre ricandidati per un secondo mandato chiedendo un voto non per la loro simpatia umana, ma per continuare il lavoro che avevano cominciato. E se le statistiche - aggiunge Gemmato - dicono che nella maggior parte delle volte i sindaci uscenti vengono confermati per un secondo mandato il motivo è che attraverso le opere realizzate si intravede la capacità di proseguire lungo un percorso di crescita e di produttività».
Gemmato chiude la sua prima esperienza di sindaco con un inno alla «coesione» e alla «semplicità», leggendo un passo dello scrittore americano Robert Fulghum ("tutto quello che mi serve sapere l'ho imparato all'asilo"). E poi, infine: «Teniamoci per mano e restiamo uniti, vinceremo tutti insieme».