Michele e Domenico, una coppia che vorrebbe essere come tutte le altre
Il tema delle unioni civili. "Vorremmo vivere insieme ed esserci sempre l’uno per l’altro"
lunedì 15 febbraio 2016
7.13
"Non vogliamo essere soggetti privilegiati. Vorremmo solo svegliarci al mattino e poter preparare la colazione ai nostri figli, portarli a scuola e aspettare che entrino, discutere con le altre mamme per i troppi compiti che hanno ricevuto. Vorremmo vivere insieme ed esserci sempre l'uno per l'altro. Insomma, vorremmo semplicemente vivere quella vita normale nella quale la stanchezza è compensata dall' amore e i sacrifici dalle soddisfazioni" . Michele e Domenico sono una di quelle coppie di cui tanto si sta discutendo in questi giorni. Omosessuali. Una coppia come tante altre, con lo stesso amore autentico che c'è tra un uomo e una donna. Eppure, il loro è un marchio della società che nega loro anche i diritti più semplici, quale quello di veder riconosciuta la loro unione perlomeno a livello civile.
Poco più che diciottenni, Michele e Domenico stanno insieme da nove mesi dopo essersi conosciuti grazie a Facebook. Prima di incontrarsi avevano già fatto outing: Michele, di Terlizzi, ha affrontato l'argomento con i suoi genitori circa tre anni fa, Domenico, barese, solo l'anno scorso. "Avevo così tanta voglia di dirlo ai miei", ci dice Domenico, "era diventato un segreto così grande da portarmi dentro." La prima cosa che ha fatto è stata tatuarsi la scritta freedom: la libertà di vedere il suo amore riconosciuto dalle stesse persone che per amore lo hanno messo al mondo. Anche se non con poche difficoltà. Michele ci racconta dei suoi amici: "inizialmente pensavano lo dicessi solo per stare al centro dell'attenzione e vicino alle ragazze: per me era più bello parlare con loro di gossip che giocare a calcio con i maschi. Una volta una mia "amica" mi paragonò a dei taralli al finocchio." Le battutine sceme dei primi tempi non ci sono più e adesso Michele si sente accettato per quello che è anche dai suoi coetanei. Riguardo il Family Day poche parole: ovviamente sperano nell'approvazione del d.d.l. Cirinnà.
Al netto del dibattito più controverso sulle adozioni dei bambini, resta la necessità di riconoscere a queste unioni di fatto quei diritti che normalmente vengono rinvengono da un matrimonio. Come il diritto di avere cura l'uno per l'altro in un ospedale senza vedersi chiudere la porta in faccia. Per questi ragazzi questo è il dibattito sulle unioni civili che in questi giorni attraversa il Paese. Libertà. Semplicemente la libertà di vivere in pieno se stessi e sentirsi riconosciuti dalla società.
I soggetti dell'unione civile, laddove fosse riconosciuta, potranno scegliere il regime patrimoniale e la loro residenza; potranno anche decidere di assumere un cognome comune. Il loro status sarà equiparato a quello del matrimonio in fatto di diritti e doveri: l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenuti a contribuire ai bisogni comuni. Le coppie omosessuali avranno diritto alla pensione di reversibilità e per sciogliere l'unione civile dovranno ricorrere al divorzio. Ciascun convivente può designare l'altro quale suo rappresentante in caso di malattia o di morte. Nel caso di morte di uno dei due conviventi che ha anche la proprietà della casa di convivenza comune, il coniuge superstite ha il diritto di stare nella casa. Diritti su cui tutti sembrano essere d'accordo. Si discute invece sull'adozione, sulla stepchild adoption, sulla possibilità cioè di adottare i figli del o della partner.
E a quelli che sono contrari, Michele e Domenico pongono una sola domanda: "Voi cosa fareste al nostro posto?. D'altronde, vogliamo solo sentirci liberi di andare in giro mano nella mano e di darci un bacio senza essere guardati male perché ci amiamo".
Poco più che diciottenni, Michele e Domenico stanno insieme da nove mesi dopo essersi conosciuti grazie a Facebook. Prima di incontrarsi avevano già fatto outing: Michele, di Terlizzi, ha affrontato l'argomento con i suoi genitori circa tre anni fa, Domenico, barese, solo l'anno scorso. "Avevo così tanta voglia di dirlo ai miei", ci dice Domenico, "era diventato un segreto così grande da portarmi dentro." La prima cosa che ha fatto è stata tatuarsi la scritta freedom: la libertà di vedere il suo amore riconosciuto dalle stesse persone che per amore lo hanno messo al mondo. Anche se non con poche difficoltà. Michele ci racconta dei suoi amici: "inizialmente pensavano lo dicessi solo per stare al centro dell'attenzione e vicino alle ragazze: per me era più bello parlare con loro di gossip che giocare a calcio con i maschi. Una volta una mia "amica" mi paragonò a dei taralli al finocchio." Le battutine sceme dei primi tempi non ci sono più e adesso Michele si sente accettato per quello che è anche dai suoi coetanei. Riguardo il Family Day poche parole: ovviamente sperano nell'approvazione del d.d.l. Cirinnà.
Al netto del dibattito più controverso sulle adozioni dei bambini, resta la necessità di riconoscere a queste unioni di fatto quei diritti che normalmente vengono rinvengono da un matrimonio. Come il diritto di avere cura l'uno per l'altro in un ospedale senza vedersi chiudere la porta in faccia. Per questi ragazzi questo è il dibattito sulle unioni civili che in questi giorni attraversa il Paese. Libertà. Semplicemente la libertà di vivere in pieno se stessi e sentirsi riconosciuti dalla società.
I soggetti dell'unione civile, laddove fosse riconosciuta, potranno scegliere il regime patrimoniale e la loro residenza; potranno anche decidere di assumere un cognome comune. Il loro status sarà equiparato a quello del matrimonio in fatto di diritti e doveri: l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenuti a contribuire ai bisogni comuni. Le coppie omosessuali avranno diritto alla pensione di reversibilità e per sciogliere l'unione civile dovranno ricorrere al divorzio. Ciascun convivente può designare l'altro quale suo rappresentante in caso di malattia o di morte. Nel caso di morte di uno dei due conviventi che ha anche la proprietà della casa di convivenza comune, il coniuge superstite ha il diritto di stare nella casa. Diritti su cui tutti sembrano essere d'accordo. Si discute invece sull'adozione, sulla stepchild adoption, sulla possibilità cioè di adottare i figli del o della partner.
E a quelli che sono contrari, Michele e Domenico pongono una sola domanda: "Voi cosa fareste al nostro posto?. D'altronde, vogliamo solo sentirci liberi di andare in giro mano nella mano e di darci un bacio senza essere guardati male perché ci amiamo".