Male la vendita di crisantemi, il caldo ha rallentato la fioritura
Mercato dei Fiori, i produttori penalizzati anche dalla merce arrivata dal napoletano
lunedì 2 novembre 2015
15.14
Sono appena le cinque del mattino. Il millepiedi di furgoni all'ingresso del Mercato dei Fiori si snoda lungo via Mariotto fino ad arrivare allo svincolo per la statale ex 98. La coda di automezzi è lunga quasi un chilometro e attende che la campanella annunci l'apertura dei cancelli. «Non ricordo di aver mai visto così tanti acquirenti in un solo giorno» commenta Filippo Caputo, direttore del mercato terlizzese, struttura all'ingrosso epicentro del fiore in tutto il Mezzogiorno d'Italia. Complice anche le difficoltà che sta vivendo il noto mercato di Ercolano, quest'anno sono aumentati i fiorai acquirenti provenienti dalla Campania. In realtà, i furgoni arrivano da tutte le regioni meridionali, dalla Calabria e persino da Palermo.
Eppure all'interno del mercato non tira una bell'aria. I musi lunghi dei produttori locali raccontano una vendita di crisantemi molto al di sotto delle attese. La causa? L'estate prolungata e le temperature mediamente alte di ottobre hanno rallentato la fioritura dei crisantemi, sicché la quantità e la qualità dell'offerta ne hanno risentito. Chiuse le contrattazioni, a terra è rimasto invenduto quasi il 40% della produzione. Anche i prezzi sono leggermente più alti: il crisantemo locale costa all'ingrosso ottanta centesimi per ogni stelo, ma per la gamma top si può arrivare anche a superare un euro.
Mugugni anche per la concorrenza «sleale» da parte dei produttori napoletani. Tra i corridoi del mercato, infatti, oltre ai produttori locali ci sono i commercianti grossisti che quest'anno hanno preferito il prodotto coltivato nelle serre partenopee: crisantemi venduti a prezzi fuori mercato, 30-40 centesimi a stelo, meno della metà dei crisantemi pugliesi. Una guerra di prezzi che ha piegato le gambe alle piccole aziende del nord barese.
Tra le varietà più richieste c'è il crisantemo «pom-pon» con la caratteristica forma a pallina; gli anemoni (o crisantemini) che assomigliano a delle margherite piene di petali anche al centro e il crisantemo classico, quello con fiore grande. In cima ai gusti dei consumatori anche girasole, lisianthum e anthurium.
Al netto della congiuntura non favorevole, il mercato dei fiori di Terlizzi resta comunque uno degli ultimi baluardi italiani di questo settore. Gli altri due mercati pugliesi di punta, Taviano e Leverano (nel leccese), fanno ormai solo apertura pomeridiana. E se anche Sanremo, «la regina dei fiori», è in affanno come dicono da queste parti, si capisce bene come il comparto dei fiori in generale non stia godendo di ottima salute.
I crisantemi venduti per la giornata defunti superano le rose commercializzate in occasione della festa di San Valentino, ma la Festa della Mamma resta la più attesa dai produttori di fiori. «E' vero — conferma Caputo — però la vendita che si registra nei giorni-evento non fa testo. Durante l'anno abbiamo molti giorni piatti. La crisi economica si fa sentire e se una famiglia deve stringere i cordoni della spesa di certo sceglie di ridurre l'acquisto per fiori prima ancora che i prodotti per mangiare o per vestire.» Ed ecco spiegato perché nei cimiteri si vedono sempre di più vasi con fiori artificiali. Non solo. Sono sempre di più le piccole città in cui sono vietati i cortei funebri, il che sottrae altre opportunità a chi produce corone di fiori.
L'eccesso di burocrazia, inoltre, finisce per sortire il colpo di grazia: «Le tasse e le norme sulla sicurezza stanno causando un aumento dei costi di produzione» lamentano i produttori. «La Xylella ha fatto aumentare i protocolli fitosanitari, il rischio è che il prodotto che arriva dall'Olanda spesso si può acquistare a prezzi più bassi.»
Terlizzi tiene testa e cerca nuovi mercati di sbocco. Un anno fa il giro di affari si attestò intorno ai 30 milioni di euro, quest'anno il consuntivo è stimato in flessione di oltre un terzo.
articolo pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno"
foto di Cosma Cacciapaglia
Eppure all'interno del mercato non tira una bell'aria. I musi lunghi dei produttori locali raccontano una vendita di crisantemi molto al di sotto delle attese. La causa? L'estate prolungata e le temperature mediamente alte di ottobre hanno rallentato la fioritura dei crisantemi, sicché la quantità e la qualità dell'offerta ne hanno risentito. Chiuse le contrattazioni, a terra è rimasto invenduto quasi il 40% della produzione. Anche i prezzi sono leggermente più alti: il crisantemo locale costa all'ingrosso ottanta centesimi per ogni stelo, ma per la gamma top si può arrivare anche a superare un euro.
Mugugni anche per la concorrenza «sleale» da parte dei produttori napoletani. Tra i corridoi del mercato, infatti, oltre ai produttori locali ci sono i commercianti grossisti che quest'anno hanno preferito il prodotto coltivato nelle serre partenopee: crisantemi venduti a prezzi fuori mercato, 30-40 centesimi a stelo, meno della metà dei crisantemi pugliesi. Una guerra di prezzi che ha piegato le gambe alle piccole aziende del nord barese.
Tra le varietà più richieste c'è il crisantemo «pom-pon» con la caratteristica forma a pallina; gli anemoni (o crisantemini) che assomigliano a delle margherite piene di petali anche al centro e il crisantemo classico, quello con fiore grande. In cima ai gusti dei consumatori anche girasole, lisianthum e anthurium.
Al netto della congiuntura non favorevole, il mercato dei fiori di Terlizzi resta comunque uno degli ultimi baluardi italiani di questo settore. Gli altri due mercati pugliesi di punta, Taviano e Leverano (nel leccese), fanno ormai solo apertura pomeridiana. E se anche Sanremo, «la regina dei fiori», è in affanno come dicono da queste parti, si capisce bene come il comparto dei fiori in generale non stia godendo di ottima salute.
I crisantemi venduti per la giornata defunti superano le rose commercializzate in occasione della festa di San Valentino, ma la Festa della Mamma resta la più attesa dai produttori di fiori. «E' vero — conferma Caputo — però la vendita che si registra nei giorni-evento non fa testo. Durante l'anno abbiamo molti giorni piatti. La crisi economica si fa sentire e se una famiglia deve stringere i cordoni della spesa di certo sceglie di ridurre l'acquisto per fiori prima ancora che i prodotti per mangiare o per vestire.» Ed ecco spiegato perché nei cimiteri si vedono sempre di più vasi con fiori artificiali. Non solo. Sono sempre di più le piccole città in cui sono vietati i cortei funebri, il che sottrae altre opportunità a chi produce corone di fiori.
L'eccesso di burocrazia, inoltre, finisce per sortire il colpo di grazia: «Le tasse e le norme sulla sicurezza stanno causando un aumento dei costi di produzione» lamentano i produttori. «La Xylella ha fatto aumentare i protocolli fitosanitari, il rischio è che il prodotto che arriva dall'Olanda spesso si può acquistare a prezzi più bassi.»
Terlizzi tiene testa e cerca nuovi mercati di sbocco. Un anno fa il giro di affari si attestò intorno ai 30 milioni di euro, quest'anno il consuntivo è stimato in flessione di oltre un terzo.
articolo pubblicato su "La Gazzetta del Mezzogiorno"
foto di Cosma Cacciapaglia