Maria SS di Sovereto, Mons. Cornacchia: «La vera casa è il nostro cuore» - FOTO
Gremita di fedeli la Concattedrale per il pontificale del 23 aprile
martedì 23 aprile 2024
13.46
«Bisogna imparare a prediligere una relazione intima e personale con la voce di Dio», è il messaggio chiave trasmesso dal vescovo Mons. Domenico Cornacchia nel corso del solenne pontificale di questa mattina, martedì 23 aprile, in onore di Maria SS. di Sovereto. Una celebrazione eucaristica corposa, cantata e partecipata da numerosissimi fedeli che si è svolta nella Concattedrale di San Michele Arcangelo insieme a don Roberto De Bartolo, parroco della stessa, e a Felice Di Molfetta, vescovo emerito di Cerignola-Ascoli Satriano.
La giornata del 23 aprile non si configura affatto come una «festa minore» rispetto ai festeggiamenti maestosi di agosto: al contrario, la tranche primaverile evidenzia un approccio più semplice dalle striature bucoliche, dato il pellegrinaggio a Sovereto, cui i Terlizzesi manifestano un profondo senso di attaccamento. La devozione vissuta è proprio l'emblema di un principio base che deve porsi alla guida di tutta la comunità cristiana: «La vita deve essere liberata da tutto ciò che è superfluo. Occorre discernere tra ciò che vale e ciò che, invece, non ha senso, rappresentando uno spreco di energie e una perdita di tempo».
Nella Vergine Nera si riconosce la «Madre del Pastore». Ed è proprio il pastore la figura dirimente del credo soveretano, incarnando i valori dell'unità e della pace: da un lato, secondo la leggenda, è il protagonista del ritrovamento dell'icona bizantina in un anfratto; dall'altro, in un'accezione più ampia, sono pastori tutti coloro che conducono verso la salvezza la collettività, come i sacerdoti, i vescovi, il Papa. «Siamo portati ad ascoltare la voce del Pastore buono», chiosa Cornacchia che invita a tradurre nelle azioni quotidiane gli insegnamenti dettati all'interno delle chiese.
A indirizzare la ricerca individuale verso l'elevazione del proprio sé, deve essere «l'amore per il sapere». La sapienza, infatti, insieme alla conoscenza del sacro, può aiutare a disinnescare i meccanismi giornalieri che ci allontanano dall'apprezzare la genuinità dei gesti sinceri e per niente ampollosi.
Anelando a una salute del corpo e a una consolazione della mente, il sorriso e l'abbraccio nel calore di chi ci ama assumono un peso maggiore rispetto ai molteplici doni materiali di cui la nostra esistenza può essere invasa. «La vera casa è il nostro cuore»: è proprio dal petto di ciascuno che scaturisce l'energia per costruire una famiglia sana, stimolare la crescita di una collettività coesa, profondere dedizione nel lavoro.
«Tutto ciò che voi fate diventa una rendita di grazia». È necessario che ognuno aspiri a divenire un «modello da imitare». Non serve cimentarsi in imprese eccezionali e dalla difficile riproponibilità, quanto piuttosto agire nel concreto in maniera efficace secondo quella che è definita la filosofia delle piccole cose.
«Chiediamo al buon Dio che Maria di Sovereto sparga importanti piogge spirituali». Intercede così Mons. Cornacchia, rifacendosi proprio all'epiteto con cui la nostra Patrona è qualificata in vernacolo, quale "Madonna dell'acqua".
La giornata del 23 aprile non si configura affatto come una «festa minore» rispetto ai festeggiamenti maestosi di agosto: al contrario, la tranche primaverile evidenzia un approccio più semplice dalle striature bucoliche, dato il pellegrinaggio a Sovereto, cui i Terlizzesi manifestano un profondo senso di attaccamento. La devozione vissuta è proprio l'emblema di un principio base che deve porsi alla guida di tutta la comunità cristiana: «La vita deve essere liberata da tutto ciò che è superfluo. Occorre discernere tra ciò che vale e ciò che, invece, non ha senso, rappresentando uno spreco di energie e una perdita di tempo».
Nella Vergine Nera si riconosce la «Madre del Pastore». Ed è proprio il pastore la figura dirimente del credo soveretano, incarnando i valori dell'unità e della pace: da un lato, secondo la leggenda, è il protagonista del ritrovamento dell'icona bizantina in un anfratto; dall'altro, in un'accezione più ampia, sono pastori tutti coloro che conducono verso la salvezza la collettività, come i sacerdoti, i vescovi, il Papa. «Siamo portati ad ascoltare la voce del Pastore buono», chiosa Cornacchia che invita a tradurre nelle azioni quotidiane gli insegnamenti dettati all'interno delle chiese.
A indirizzare la ricerca individuale verso l'elevazione del proprio sé, deve essere «l'amore per il sapere». La sapienza, infatti, insieme alla conoscenza del sacro, può aiutare a disinnescare i meccanismi giornalieri che ci allontanano dall'apprezzare la genuinità dei gesti sinceri e per niente ampollosi.
Anelando a una salute del corpo e a una consolazione della mente, il sorriso e l'abbraccio nel calore di chi ci ama assumono un peso maggiore rispetto ai molteplici doni materiali di cui la nostra esistenza può essere invasa. «La vera casa è il nostro cuore»: è proprio dal petto di ciascuno che scaturisce l'energia per costruire una famiglia sana, stimolare la crescita di una collettività coesa, profondere dedizione nel lavoro.
«Tutto ciò che voi fate diventa una rendita di grazia». È necessario che ognuno aspiri a divenire un «modello da imitare». Non serve cimentarsi in imprese eccezionali e dalla difficile riproponibilità, quanto piuttosto agire nel concreto in maniera efficace secondo quella che è definita la filosofia delle piccole cose.
«Chiediamo al buon Dio che Maria di Sovereto sparga importanti piogge spirituali». Intercede così Mons. Cornacchia, rifacendosi proprio all'epiteto con cui la nostra Patrona è qualificata in vernacolo, quale "Madonna dell'acqua".