Maxi processo "Pandora", rigettati i ricorsi presentati dai fratelli Baldassarre

Gioacchino e Vincenzo furono condannati in Appello a 12 e a 8 anni. Annullate, inoltre, anche la sentenza impugnata da Marella

giovedì 12 ottobre 2023 8.14
A cura di Nicola Miccione
Il maxi processo "Pandora", denominato così dal nome del vaso della mitologia greca all'interno del quale sarebbero racchiusi tutti i mali della mafia barese degli ultimi 15 anni fra Bari e la sua provincia e che il 18 giugno 2018 portò agli arresti di 104 affiliati ai clan Capriati e Mercante-Diomede, continua a far parlare di sé.

Ieri, infatti, la prima sezione della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dai fratelli Gioacchino e Vincenzo Baldassarre, di Terlizzi, (condannati dalla Corte d'Appello del capoluogo pugliese, nel processo di secondo grado, rispettivamente a 12 e 8 anni di reclusione), mentre ha annullato la sentenza impugnata dalla difesa di Saverio Marella, di Terlizzi (condannato in secondo grado ad 11 anni), «limitatamente al solo punto concernente l'aumento per la continuazione».

Gli ermellini, inoltre, nei confronti dei soli Baldassarre, hanno confermato la condanna alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio dal Comune di Bari, costituitosi parte civile, per 15mila euro. Gli imputati, tutti affiliati ai due clan Capriati e Mercante-Diomede di Bari, rispondevano a vario titolo di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e alcune violazioni della sorveglianza speciale.

Le indagini dei Carabinieri, dirette dai pubblici ministeri antimafia Lidia Giorgio e Renato Nitti, documentarono oltre un decennio di affari illeciti e le ramificazioni dei due clan mafiosi, federati tra loro, accertando collegamenti con altri gruppi criminali pugliesi e rapporti commerciali con 'ndrangheta, Cosa nostra e camorra.