Niente carte sul caso Panzini, Città Civile diffidata

L'avvocato Di Pinto: «Non facciamo certo macelleria sociale o persecuzioni a danno di qualcuno»

sabato 7 novembre 2015 9.26
A cura di Vincenza Urbano
"Noi ci siamo" è il leitmotiv di Città Civile che ieri sera presso la sua sede ha accolto ospiti d' indiscussa caratura come il prof. Nicola Colaianni, già magistrato e cassazionista per numerosi anni, e l'Avv. Michele Di Pinto. Dopo aver affrontato temi di spessore, quali, ad esempio, il piano urbano della mobilità sostenibile, la ludopatia, la pubblica illuminazione, la spending review, Città Civile si dice soddisfatta per essersi costituita parte civile nel processo penale riguardante la Censum. "Già in una fase precedente al giudizio, sarebbe stato possibile avviare una class action, ovvero un'azione collettiva per tutelare i diritti in materia di tributi" commenta l'avv. Di Pinto, rappresentante legale di Città Civile "tuttavia, oggi, essere parte civile significa conoscere dall'interno le carte del processo, prendendo parte ad una fase dibattimentale piuttosto complessa. Peculato, concussione e abuso d'ufficio nella gestione delle somme da introitare alle casse comunali per i tributi locali 2008-2012: questi i capi d'imputazione contestati dalla procura di Trani", prosegue l'avvocato.

L'avvocato Sisto, difensore della dirigente alle finanze, Francesca Panzini, tramite lettera di diffida ha invitato Città Civile a non pubblicare gli atti del processo: «Tengo a sottolineare che noi non stiamo rendendo pubblico niente, se non quello che emerge in ambito dibattimentale» ha risposto l'avvocato Di Pinto «Non facciamo certo macelleria sociale o persecuzioni a danno di qualcuno."

Un interessante excursus sul concetto di partecipazione è stato delineato dal prof. Colaianni, soffermandosi sulla importanza della "educazione alla cittadinanza": la partecipazione dinamica alla vita civile e politica parte all'interno del proprio comune, che rappresenta il luogo dei legami affettivi nonché il perimetro entro cui il cittadino riconosce i suoi spazi vitali. "La partecipazione è espressione di libertà: coltivarla vuol dire spezzare la nociva autoreferenzialità che, sempre più spesso, esalta i consiglieri comunali. Questi, invece, devono imparare a instaurare un dialogo con la propria gente, affinché il meccanismo democratico delle elezioni non si riduca a mera delega." Un monito, dunque, a cogliere l'opportunità di sorvegliare e controllare, in un certo senso, l'operato degli amministratori, attraverso la creazione di reti fra organizzazioni associative oppure tramite il bilancio partecipato, una forma di partecipazione diretta, consistente nell'assegnare una quota di bilancio dell'Ente locale alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire con le scelte dell'Amministrazione per modificarle a proprio beneficio.