Ninni Gemmato difende il fratello: «Colpevole per distanze da precedessori»
L'ex sindaco di Terlizzi si scaglia contro il "pensiero dominante" di sinistra e spiega perché Marcello è stato così tanto attaccato
mercoledì 16 novembre 2022
14.20
Continua la querelle politica dopo le dichiarazioni sui vaccini contro il Covid rilasciate dal Sottosegretario alla Salute, on. Marcello Gemmato, durante la trasmissione di Rai 2 "Re Start". Nelle scorse ore, in difesa del fratello, è intervenuto l'ex sindaco di Terlizzi, Ninni Gemmato, con una nota in cui non solo prende le parti del numero 2 del Ministero della Salute, ma contrattacca la sinistra e quelli che definisce esponenti del cosiddetto "pensiero dominante" che hanno chiesto le dimissioni di Marcello.
Di seguito riportiamo l'intera nota apparsa sui social network
«Da fratello e suo primo sostenitore dico, senza timore di smentite, che Marcello é uno che ha sempre studiato, che ha sempre riflettuto prima di prendere qualsiasi posizione, che si è sempre informato prima di esprimere qualsiasi opinione: in poche parole, non è mai stato uno da bar sport.
Nei quattro anni e mezzo della scorsa legislatura Marcello è stato segretario della Commissione Sanità alla Camera dei Deputati e responsabile nazionale del settore Sanità in Fratelli d'Italia, forte anche della sua laurea in Farmacia, della sua specializzazione in Farmacia Ospedaliera e dei decenni di professione esercitata sul campo.
È successo che una sua battuta - pronunciata durante una trasmissione Rai in un botta e risposta con Aldo Cazzullo su come in Italia è stata affrontata la pandemia, senza che tale battuta suscitasse alcun moto di indignazione degli interlocutori presenti - è stata poi decontestualizzata e ripresa da avversari politici che ne hanno tratto spunto per attacchi fortissimi con invito alle dimissioni come se si trattasse del peggiore dei no-vax.
Basterebbe andare a leggere - sui social, sui giornali, sui motori di ricerca e negli atti parlamentari - tutte le dichiarazioni rilasciate, le opinioni espresse e le posizioni politiche assunte da Marcello per rendersi conto che parliamo di tutt'altro che di un pericoloso no-vax e per constatare nei fatti la sua preparazione e la sua avvedutezza.
Quale è la colpa dì Marcello?
Quella di aver preso nettamente le distanze dall'approccio disastroso dei suoi predecessori alla pandemia Covid. Approccio che, soprattutto nella prima fase, ha fatto registrare i suoi risultati peggiori.
Quella di essere tra i sostenitori dell'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce sulle tante opacità nella gestione dell'emergenza a vari livelli ma anche su quel mondo a metà strada tra politica, gestione e affari che ha tratto utili stratosferici dalla pandemia (se lecitamente o illecitamente lo dirà la Magistratura).
Quella di non aver risparmiato nei suoi attacchi i tanti virologi da talk show che hanno detto tutto e il contrario di tutto pur di apparire una volta in più in televisione.
Quella, in sintesi, di non voler fare sconti al passato in tema di gestione della pandemia, a quel passato di cui fanno parte tutti i principali esponenti del cosiddetto pensiero dominante (del mainstream se proprio vogliamo usare questo brutto anglicismo).
Meno male che c'è Giorgia Meloni, meno male che ci sono i leader politici di Centrodestra, i colleghi parlamentari, gli opinionisti non in vendita e gli uomini di scienza che hanno dato ragione a Marcello.
Meno male che ci sono i dirigenti, gli amministratori locali a vari livelli, i militanti (tanti dei quali conoscono Marcello da quando aveva i calzoni corti e sanno di che pasta è fatto) che gli hanno prontamente espresso solidarietà.
Meno male che ci sono i cittadini - tanti - che non hanno buttato il cervello all'ammasso e hanno preso coraggiosamente posizione anche commentando i post Facebook di chi lo attaccava.
Meno male che c'è un mondo - quel mondo oggi maggioritario - che, facendoci vincere le elezioni, ci ha dato un duplice mandato: fare piazza pulita di tutto il passato recente e tenere lontano dal Governo della Cosa Pubblica chi - come l'Enrico Letta di turno - chiede le dimissioni di Marcello dimenticando di essere stato dimissionato lui, dal suo stesso partito ma sopratutto dai cittadini elettori.
Andiamo avanti, nonostante tutto».
Ninni Gemmato
Di seguito riportiamo l'intera nota apparsa sui social network
«Da fratello e suo primo sostenitore dico, senza timore di smentite, che Marcello é uno che ha sempre studiato, che ha sempre riflettuto prima di prendere qualsiasi posizione, che si è sempre informato prima di esprimere qualsiasi opinione: in poche parole, non è mai stato uno da bar sport.
Nei quattro anni e mezzo della scorsa legislatura Marcello è stato segretario della Commissione Sanità alla Camera dei Deputati e responsabile nazionale del settore Sanità in Fratelli d'Italia, forte anche della sua laurea in Farmacia, della sua specializzazione in Farmacia Ospedaliera e dei decenni di professione esercitata sul campo.
È successo che una sua battuta - pronunciata durante una trasmissione Rai in un botta e risposta con Aldo Cazzullo su come in Italia è stata affrontata la pandemia, senza che tale battuta suscitasse alcun moto di indignazione degli interlocutori presenti - è stata poi decontestualizzata e ripresa da avversari politici che ne hanno tratto spunto per attacchi fortissimi con invito alle dimissioni come se si trattasse del peggiore dei no-vax.
Basterebbe andare a leggere - sui social, sui giornali, sui motori di ricerca e negli atti parlamentari - tutte le dichiarazioni rilasciate, le opinioni espresse e le posizioni politiche assunte da Marcello per rendersi conto che parliamo di tutt'altro che di un pericoloso no-vax e per constatare nei fatti la sua preparazione e la sua avvedutezza.
Quale è la colpa dì Marcello?
Quella di aver preso nettamente le distanze dall'approccio disastroso dei suoi predecessori alla pandemia Covid. Approccio che, soprattutto nella prima fase, ha fatto registrare i suoi risultati peggiori.
Quella di essere tra i sostenitori dell'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce sulle tante opacità nella gestione dell'emergenza a vari livelli ma anche su quel mondo a metà strada tra politica, gestione e affari che ha tratto utili stratosferici dalla pandemia (se lecitamente o illecitamente lo dirà la Magistratura).
Quella di non aver risparmiato nei suoi attacchi i tanti virologi da talk show che hanno detto tutto e il contrario di tutto pur di apparire una volta in più in televisione.
Quella, in sintesi, di non voler fare sconti al passato in tema di gestione della pandemia, a quel passato di cui fanno parte tutti i principali esponenti del cosiddetto pensiero dominante (del mainstream se proprio vogliamo usare questo brutto anglicismo).
Meno male che c'è Giorgia Meloni, meno male che ci sono i leader politici di Centrodestra, i colleghi parlamentari, gli opinionisti non in vendita e gli uomini di scienza che hanno dato ragione a Marcello.
Meno male che ci sono i dirigenti, gli amministratori locali a vari livelli, i militanti (tanti dei quali conoscono Marcello da quando aveva i calzoni corti e sanno di che pasta è fatto) che gli hanno prontamente espresso solidarietà.
Meno male che ci sono i cittadini - tanti - che non hanno buttato il cervello all'ammasso e hanno preso coraggiosamente posizione anche commentando i post Facebook di chi lo attaccava.
Meno male che c'è un mondo - quel mondo oggi maggioritario - che, facendoci vincere le elezioni, ci ha dato un duplice mandato: fare piazza pulita di tutto il passato recente e tenere lontano dal Governo della Cosa Pubblica chi - come l'Enrico Letta di turno - chiede le dimissioni di Marcello dimenticando di essere stato dimissionato lui, dal suo stesso partito ma sopratutto dai cittadini elettori.
Andiamo avanti, nonostante tutto».
Ninni Gemmato