«Ogni opportunità per fare musica è una opportunità per fare cultura»

Intervista al terlizzese Mike Rubini, astro nascente della musica jazz

sabato 14 febbraio 2015 8.32
A cura di Carmela Rubini
Ha vinto la prima edizione del concorso "Bari in Jazz Winter 2015" ed è stato da tutti definito il nuovo talento del jazz. E' l'identikit di Mike Rubini, giovane terlizzese, innamorato di musica classica e contemporanea facendo frequentato sin da piccolo il conservatorio. Il sax è il suo compagno inseparabile. Mike di recente ha conseguito il diploma accademico di II Livello in Musica Jazz presso il Conservatorio di Monopoli, summa cum laude, nella classe del maestro Gianni Lenoci.
Non gli manca nemmeno l'esperienza col pubblico. Mike ha già condiviso il palco con alcuni importanti artisti internazionali in differenti concerti e seminari, rimanendo dal 2011 sempre fedele al suo Extensive Quartet (Marino Cordasco al pianoforte, Pasquale Gadaleta al contrabbasso e Gianlivio Liberti alla batteria), conosciutissimo in importanti jazz festival italiani, come Umbria Jazz, JazzIT Fest, BeatOnto Jazz Festival.

Mike, quest'anno parteciperai al "Bari in Jazz 2015" e ad altre due importanti manifestazioni musicali jazz della nostra regione. Tra i tuoi progetti rientra anche quest'anno il Sovereto Festival?
Mi pare che il Sovereto Festival stia diventando un appuntamento annuale per i cittadini di Terlizzi e non ne posso che essere felice perché ogni opportunità per fare musica è una opportunità per fare cultura, attrarre persone dai paesi limitrofi e riscoprire il borgo antico di Sovereto. Tuttavia non so se parteciperò a questa edizione. Credo che il programma del Festival sarà redatto dal direttore artistico. Ovviamente, non posso che fare i miei migliori auguri all'amministrazione comunale affinché questo festival sia confermato per questo e gli anni a venire.

Spesso i giovani terlizzesi sono costretti a trasferirsi fuori dal nostro paese per studio o per lavoro. Tu hai avuto l' opportunità di frequentare una prestigiosa università di musica a New York: sapresti dirci se ci sono delle differenze rispetto al nostro sistema formativo?
Sebbene il conservatorio fornisca una solida base tecnica di tutto rispetto, credo che una esperienza all'estero non possa che giovare perché ti apre al confronto con altre culture. Dal punto di vista della didattica credo che le università musicali statunitensi associno una buona dose di teoria con moltissima musica d'insieme. E' soprattutto questo che fa la differenza perché ti da la possibilità di suonare non solo con gli altri studenti ma anche con gli insegnanti ad un livello molto alto. In un contesto così non si può fare a meno di crescere.

Siamo nei giorni del "Festival di Sanremo", cosa ne pensi di questo appuntamento noto per essere il fulcro della canzone italiana?
Premetto che non sono un grande fan del Festival di Sanremo: quella degli artisti sanremesi è una musica che si interfaccia col mercato e che molto spesso viene strutturata per piacere a quante più persone possibile. Dal mio personale punto di vista, c'è bisogno di fare musica indipendentemente dal consenso, dal seguito, dalla legittimazione popolare. Insomma, musica per musica. E anche se stiamo parlando del festival della canzone italiana, noto con dispiacere che la musica popolare che non finisce per diventare musica di consumo è sempre meno.
D'altra parte rilevo pure che sempre di più sono i musicisti di jazz che prendono parte al Festival in qualità di concorrenti o ospiti (si vedano i vari Raphael Gualazzi, Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, etc..). Tuttavia, considero l'operazione di portare questa musica in tv sia un'arma a doppio taglio: da una parte la si porta alle orecchie di milioni di persone, dall'altra la si associa a qualcosa di molto differente. Il rischio è quello di confrontarsi con questa musica in maniera superficiale.

Ai ragazzi che si affacciano adesso nel mondo della musica, su cosa consiglieresti di incentrare i loro studi e le loro ambizioni?
Ci sarebbero mille consigli che vorrei dare ai ragazzi che si affacciano a questo mondo; mi limiterò a darne uno: abbi sempre una visione musicale. Molti musicisti, infatti, cadono nella trappola del tecnicismo pensando solo ad essere abili strumentisti, scordando che prima bisogna essere musicisti. Molti pensano nelle note piuttosto che coi suoni. Anche se sei alle prime armi e i tuoi limiti tecnico-meccanici sono evidenti, ciò non vuol dire che tu non possa fare musica onesta e sincera: la tua tecnica (intesa come oggetto sonoro)sarà sempre la restituzione di una limitazione.