Operazione "Gran Bazar", condannati i fratelli Baldassarre

6 anni e 10 mesi per Gioacchino e Vincenzo, 7 anni e 2 mesi per Assunta Larmino e Maria Luisa Migliaccio

domenica 2 luglio 2017 8.46
Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Bari Francesco Agnino ha emesso sentenza di condanna per venti persone coinvolte nell'operazione antidroga "Gran Bazar", frutto delle indagini condotte dai Carabinieri della Tenenza di Bisceglie tra il 2014 e il 2015, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Il blitz del 16 marzo 2016 portò a 13 ordinanze di custodia cautelare. L'inchiesta ha fatto luce su una ramificata organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti (eroina, cocaina, hashish e marijuana) tra Bisceglie, Molfetta, Trani, Terlizzi e Corato.

Il giudizio con rito abbreviato ha riguardato 24 dei 27 imputati: quattro sono stati assolti con formula piena, altri sette hanno scelto la procedura ordinaria. Le pene più elevate sono state comminate a Michele Migliaccio, di Corato (denominato "Il napoletano", 15 anni e 2 mesi), Domenico Amoruso, di Bisceglie (soprannominato "Mimmo il biondo", 14 anni e 4 mesi), considerati a capo dell'associazione criminale.

7 anni e 2 mesi di reclusione alle terlizzesi Assunta Larmino e Maria Luisa Migliaccio, rispettivamente madre e sorella di Michele Migliaccio, mentre al barlettano Antonio Angiullo 7 anni sono stati inflitti. Due fratelli terlizzesi, Gioacchino (detto "u kiù") e Vincenzo Baldassarre, con il ruolo di partecipanti all'associazione e di fornitori di stupefacenti in tutta l'area, attori in prima persona del panorama malavitoso del nord-barese ed in grado, unitamente ai restanti membri del gruppo, di acquistare e rivendere cospicui quantitativi di stupefacente, sono stati condannati a 6 anni e 10 mesi.

6 anni e 10 mesi anche ai biscegliesi Emanuele Di Liddo, Vincenzo Sasso e Vincenzo Ventura e dei coratini Filippo Di Pinto e Antonio Di Stefano; 6 anni e 8 mesi per altri due biscegliesi, Vincenzo Di Liddo ("U buc") e Luigi Amarante, oltre che per il coratino Maurizio Di Trani. Il tranese Luigi Colangelo, successivamente divenuto collaboratore di giustizia, dovrà scontare 4 anni e 6 mesi, i biscegliesi Anna Zingarelli e Antonio Salerno 4 anni e 2 mesi, Leonardo Todisco e Vincenza Ferrante 2 anni e 8 mesi.

Gli imputati (ad eccezione di Colangelo, Ferrante, Salerno, Todisco e Zingarelli) sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e saranno in stato di interdizione legale durante l'esecuzione della pena; mentre Colangelo, Salerno e Zingarelli sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.

Per Amoruso e Michele Migliaccio, infine, è stata ordina anche la misura della libertà vigilata per 3 anni. Altre sette persone, infine, sono a processo con il rito ordinario.