Operazione "Sunflower": ai fratelli Ciccolella l'accusa di presunta truffa sul fotovoltaico
Sequestrati beni per 8 milioni: si tratta di tre grandi impianti destinati a serre a Terlizzi
martedì 6 febbraio 2018
12.49
Dopo il crac, la truffa del fotovoltaico. Un'altra tegola si abbatte sui fratelli Ciccolella, imprenditore del settore florovivaistico, raggiunti da un sequestro preventivo di circa 8 milioni di euro e un avvisi di fine indagine nell'ambito di una inchiesta su una presunta truffa sui contributi pubblici erogati dal gestore dei servizi elettrici per gli impianti fotovoltaici.
Dalla mattinata di oggi, militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, diretti dal colonnello Giacomo Ricchitelli, e della Tenenza di Molfetta della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Raffaele Morelli, su richiesta del pubblico ministero Silvia Curione all'esito di complesse ed articolate attività d' indagine relative ad un consolidato sistema di frode nell'ambito dei contributi pubblici del G.S.E. per gli impianti fotovoltaici.
Il provvedimento ablativo è stato emesso nei confronti dei fratelli Ciccolella Corrado, Antonio e Vincenzo di Molfetta - noti imprenditori nel settore florovivaistico ed energie alternative - nonché della società Sunflower s.r.l. con sede legale in Roma, a loro riconducibile. Nei confronti degli stessi soggetti è in corso anche l'esecuzione di notifiche degli avvisi conclusione indagini ed informazioni di garanzia.
Oggetto del sequestro preventivo sono tre grandi impianti destinati a serre con annessi impianti fotovoltaici siti a Terlizzi, ai sensi dell'articolo 321 del codice di procedura penale in quanto beni che hanno permesso la realizzazione dei reati di truffa per cui vi è indagine; nonché somme di denaro o altri beni (sequestro per equivalente), pari a circa 8 milioni di euro, quale profitto dei detti reati, quindi destinati alla confisca ai sensi dell'articolo 240 comma 1 del codice penale.
Le condotte oggetto di contestazione sono emerse a seguito di complesse e mirate indagini dei finanzieri di Bari e di Molfetta - effettuate tramite l'analisi di numerosa documentazione, di consulenze tecniche, di ricognizioni, appostamenti e simili intorno agli impianti di Terlizzi - attività tesa ad accertare l'effettiva ricorrenza dei sostanziali requisiti di merito circa il diritto di percezione della tariffa incentivante (per la normativa vigente, gli impianti fotovoltaici in questione risulterebbero serventi all'attività agricola/serricola).
Sono, invece, emersi numerosi e gravi elementi di reità riconducibili alle fattispecie di truffa aggravata per la percezione di contributi pubblici. Si è accertato che, di fatto, i tre impianti fotovoltaici erano fittiziamente al servizio dei rispettivi impianti serricoli; infatti solo un corpo di circa 5.000 metri quadrati dell'impianto c.d. Terlizzi 3 (serra 3) era coltivato dall'anno 2014, mentre, gli impianti c.d. Terlizzi 1, Terlizzi 2 e due corpi (serra 4A e serra 4B) di circa 7.000 metri quadri del citato impianto Terlizzi 3, non presentavano coltivazioni.
Dati, peraltro, confermati anche dalla documentazione contabile della società, laddove si rileva, negli acquisti e vendite di prodotti agricoli, l'assoluta modestia ed irrilevanza economica dell'attività agricola, in relazione, invece, alla mole di contributi ricevuti per gli stessi impianti. Tanto, in palese contrasto con quanto disposto dal decreto ministeriale del 6 agosto 2010, per cui l'elemento principale per poter accedere agli incentivi nel settore elettrico è quello dell'esercizio effettivo, reale, di coltivazioni agricole o floricoltura in "serre fotovoltaiche".
L'erogazione della tariffa incentivante è vincolata, infatti, alla reale attività e produzione agricola.
In conclusione si è palesato in tutta evidenza, come la realizzazione degli impianti fotovoltaici sulle serre in questione sia avvenuta con il solo fine di ottenere gli incentivi pubblici a scapito dell'attività agricola tradendo fortemente lo spirito dei detti incentivi; mascherando, cioè, una sostanziale attività commerciale (quella relativa alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili) con lo schermo dell'esercizio di attività di floricoltura (che sola poteva giustificare la richiesta di incentivi per il fotovoltaico e poteva giustificare un' iter amministrativo più celere di quello previsto per la realizzazione di un classico parco fotovoltaico "a terra").
Sulla base di quanto accertato, condividendo la prospettazione investigativa di questa Procura, il competente giudice per le indagini preliminari, come detto, ha emesso un decreto di sequestro preventivo degli impianti serricoli con annessi impianti fotovoltaici; nonché un sequestro per equivalente di somme di denaro (o immobili e mobili registrati) per un valore di circa 8 milioni di euro.
Dalla mattinata di oggi, militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, diretti dal colonnello Giacomo Ricchitelli, e della Tenenza di Molfetta della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Raffaele Morelli, su richiesta del pubblico ministero Silvia Curione all'esito di complesse ed articolate attività d' indagine relative ad un consolidato sistema di frode nell'ambito dei contributi pubblici del G.S.E. per gli impianti fotovoltaici.
Il provvedimento ablativo è stato emesso nei confronti dei fratelli Ciccolella Corrado, Antonio e Vincenzo di Molfetta - noti imprenditori nel settore florovivaistico ed energie alternative - nonché della società Sunflower s.r.l. con sede legale in Roma, a loro riconducibile. Nei confronti degli stessi soggetti è in corso anche l'esecuzione di notifiche degli avvisi conclusione indagini ed informazioni di garanzia.
Oggetto del sequestro preventivo sono tre grandi impianti destinati a serre con annessi impianti fotovoltaici siti a Terlizzi, ai sensi dell'articolo 321 del codice di procedura penale in quanto beni che hanno permesso la realizzazione dei reati di truffa per cui vi è indagine; nonché somme di denaro o altri beni (sequestro per equivalente), pari a circa 8 milioni di euro, quale profitto dei detti reati, quindi destinati alla confisca ai sensi dell'articolo 240 comma 1 del codice penale.
Le condotte oggetto di contestazione sono emerse a seguito di complesse e mirate indagini dei finanzieri di Bari e di Molfetta - effettuate tramite l'analisi di numerosa documentazione, di consulenze tecniche, di ricognizioni, appostamenti e simili intorno agli impianti di Terlizzi - attività tesa ad accertare l'effettiva ricorrenza dei sostanziali requisiti di merito circa il diritto di percezione della tariffa incentivante (per la normativa vigente, gli impianti fotovoltaici in questione risulterebbero serventi all'attività agricola/serricola).
Sono, invece, emersi numerosi e gravi elementi di reità riconducibili alle fattispecie di truffa aggravata per la percezione di contributi pubblici. Si è accertato che, di fatto, i tre impianti fotovoltaici erano fittiziamente al servizio dei rispettivi impianti serricoli; infatti solo un corpo di circa 5.000 metri quadrati dell'impianto c.d. Terlizzi 3 (serra 3) era coltivato dall'anno 2014, mentre, gli impianti c.d. Terlizzi 1, Terlizzi 2 e due corpi (serra 4A e serra 4B) di circa 7.000 metri quadri del citato impianto Terlizzi 3, non presentavano coltivazioni.
Dati, peraltro, confermati anche dalla documentazione contabile della società, laddove si rileva, negli acquisti e vendite di prodotti agricoli, l'assoluta modestia ed irrilevanza economica dell'attività agricola, in relazione, invece, alla mole di contributi ricevuti per gli stessi impianti. Tanto, in palese contrasto con quanto disposto dal decreto ministeriale del 6 agosto 2010, per cui l'elemento principale per poter accedere agli incentivi nel settore elettrico è quello dell'esercizio effettivo, reale, di coltivazioni agricole o floricoltura in "serre fotovoltaiche".
L'erogazione della tariffa incentivante è vincolata, infatti, alla reale attività e produzione agricola.
In conclusione si è palesato in tutta evidenza, come la realizzazione degli impianti fotovoltaici sulle serre in questione sia avvenuta con il solo fine di ottenere gli incentivi pubblici a scapito dell'attività agricola tradendo fortemente lo spirito dei detti incentivi; mascherando, cioè, una sostanziale attività commerciale (quella relativa alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili) con lo schermo dell'esercizio di attività di floricoltura (che sola poteva giustificare la richiesta di incentivi per il fotovoltaico e poteva giustificare un' iter amministrativo più celere di quello previsto per la realizzazione di un classico parco fotovoltaico "a terra").
Sulla base di quanto accertato, condividendo la prospettazione investigativa di questa Procura, il competente giudice per le indagini preliminari, come detto, ha emesso un decreto di sequestro preventivo degli impianti serricoli con annessi impianti fotovoltaici; nonché un sequestro per equivalente di somme di denaro (o immobili e mobili registrati) per un valore di circa 8 milioni di euro.