“Papà Triposcia” incanta le giovani generazioni
Stamane al Polo liceale la manifestazione conclusiva del concorso dedicato a Padre Michele Catalano
sabato 14 dicembre 2019
0.55
Terlizzi non lo dimentica, anzi lo onora e ne raccoglie il messaggio. Nel decennale della morte, la popolazione scolastica si attiva in massa per ricordare la figura di Padre Michele Catalano (Terlizzi 1926-2009), gesuita di grande spessore culturale e missionario nello Sri Lanka. E approda al Polo liceale, quest'oggi, sabato 14 dicembre (ore 10-12) la manifestazione conclusiva del concorso a lui dedicato: centinaia gli elaborati, prevalentemente artistici, con il coinvolgimento di circa 1.500 persone fra bambini, ragazzi e giovani, ad iniziativa della Onlus "Un mondo di bene 2.0" che non ha mai smesso di sostenere l'opera sociale ed educativa del sacerdote.
Povero tra i poveri, Padre Michele ha organizzato e testimoniato la speranza nel più difficile dei contesti: la baraccopoli posta all'estrema periferia di Colombo, capitale dello Sri Lanka, dove si è fatto indigeno al "popolo dei canali" e ha manifestato la sua fede misericordiosa e ha cercato il volto di Cristo nel volto dell'umanità derelitta.
Nel 1978, Al deflagrare del conflitto interetnico fra maggioranza singalese e minoranza tamil, ha fondato il Centro Shanti, che vuol dire Pace: non una parola ma un vocabolario, sviluppando in tre decenni l'intensa opera di promozione umana in favore di circa trentamila emarginati, diventati destinatari privilegiati di programmi d'istruzione, di lotta alla malnutrizione, di sviluppo sociale, di educazione alla convivialità delle differenze e al dialogo interreligioso; a cominciare dalle "scuolette", in cui ha offerto cibo per la mente e per il corpo alla popolazione infantile, in maniera così abbondante da guadagnarsi il nomignolo di Papà Triposcia, cioè "tripla razione". Ha anche dedicato attenzione agli anziani, ai disabili, e promosso il microcredito come fonte di sviluppo delle attività artigianali, soprattutto femminili.
Nell'opera, non è mai stato solo, capace com'era di coinvolgere i familiari, gli amici e tanti collaboratori in ogni parte del mondo, e di organizzare un vasto movimento di volontariato internazionale prevalentemente giovanile.
L'impegno inesausto ha registrato un netto incremento dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, quando l'Oceano Indiano ha devastato molte località a sud-ovest dell'Isola, fra cui Moratuwa, dove Padre Michele esprimeva ugualmente la propria presenza pastorale. Benché quasi ottuagenario, ha vissuto una seconda giovinezza e favorito la ricostruzione di interi villaggi, fino ad assegnare cento abitazioni agli sfollati. Un traguardo quasi incredibile per un uomo ormai privo di energia fisica ma ancora ricco di risorse interiori.
Umanità, capacità di accoglienza, impegno per la pace, per la giustizia sociale e l'unità del genere umano, hanno disegnato il profilo del missionario, di cui le giovani generazioni tessono le lodi.
Povero tra i poveri, Padre Michele ha organizzato e testimoniato la speranza nel più difficile dei contesti: la baraccopoli posta all'estrema periferia di Colombo, capitale dello Sri Lanka, dove si è fatto indigeno al "popolo dei canali" e ha manifestato la sua fede misericordiosa e ha cercato il volto di Cristo nel volto dell'umanità derelitta.
Nel 1978, Al deflagrare del conflitto interetnico fra maggioranza singalese e minoranza tamil, ha fondato il Centro Shanti, che vuol dire Pace: non una parola ma un vocabolario, sviluppando in tre decenni l'intensa opera di promozione umana in favore di circa trentamila emarginati, diventati destinatari privilegiati di programmi d'istruzione, di lotta alla malnutrizione, di sviluppo sociale, di educazione alla convivialità delle differenze e al dialogo interreligioso; a cominciare dalle "scuolette", in cui ha offerto cibo per la mente e per il corpo alla popolazione infantile, in maniera così abbondante da guadagnarsi il nomignolo di Papà Triposcia, cioè "tripla razione". Ha anche dedicato attenzione agli anziani, ai disabili, e promosso il microcredito come fonte di sviluppo delle attività artigianali, soprattutto femminili.
Nell'opera, non è mai stato solo, capace com'era di coinvolgere i familiari, gli amici e tanti collaboratori in ogni parte del mondo, e di organizzare un vasto movimento di volontariato internazionale prevalentemente giovanile.
L'impegno inesausto ha registrato un netto incremento dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, quando l'Oceano Indiano ha devastato molte località a sud-ovest dell'Isola, fra cui Moratuwa, dove Padre Michele esprimeva ugualmente la propria presenza pastorale. Benché quasi ottuagenario, ha vissuto una seconda giovinezza e favorito la ricostruzione di interi villaggi, fino ad assegnare cento abitazioni agli sfollati. Un traguardo quasi incredibile per un uomo ormai privo di energia fisica ma ancora ricco di risorse interiori.
Umanità, capacità di accoglienza, impegno per la pace, per la giustizia sociale e l'unità del genere umano, hanno disegnato il profilo del missionario, di cui le giovani generazioni tessono le lodi.