Piano di riordino ospedaliero, il sindaco Gemmato in audizione in Consiglio regionale
Ancora incertezze sulla domanda di salute del territorio
lunedì 29 luglio 2019
21.33
Ieri, lunedì 29 luglio, il sindaco Ninni Gemmato è intervenuto in audizione nella terza commissione consiliare della Regione Puglia sulla proposta di riordino ospedaliero approvata dalla giunta regionale. Dopo aver chiesto e ottenuto di essere convocato per l'audizione programmata presso la sede del consiglio regionale, il primo cittadino di Terlizzi ha elencato le criticità che il piano ospedaliero regionale presenta rispetto alla domanda di salute di tutto il Nord Barese.
In particolare, Gemmato ha sottolineato come il piano di riordino (delibera n. 1195 del 3 luglio scorso), prevedendo la chiusura dell'ospedale di Terlizzi e del suo pronto soccorso, comprometta ulteriormente la rete di assistenza e di emergenza-urgenza rispetto a una popolazione di oltre 200 mila persone (Molfetta, Terlizzi, Corato, Giovinazzo, Ruvo di Puglia e Bitonto con le frazioni di Palombaio e Mariotto).
Nei fatti, il presidio di primo livello a servizio del Nord Barese non esiste, se non solo sulla carta. Se, infatti, formalmente è indicato un ospedale di primo livello a Corato, d'altra parte la dotazione prevista per l'«Umberto I» è del tutto difforme rispetto agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi imposti dal D.M. 70/2015 (decreto ministeriale del 2 aprile 2015). Mancano strutture essenziali di emergenza e di diagnostica tra cui l'Unità di terapia intensiva coronarica e l'Emodinamica. Mancano e non sono previste unità importanti come Urologia, Otorinolaringoiatria, Neurologia, Psichiatria, Oncologia.
Pur considerati insieme, i tre stabilimenti di Terlizzi, Molfetta e Corato non assicurano le discipline essenziali previste dalla legge, dato che Molfetta perde anche Urologia. Per non dire del numero di posti letto previsti nel piano che risultano complessivamente insufficienti rispetto agli standard imposti dalla legge. Non solo: lo smantellamento del presidio di Terlizzi e del pronto soccorso rappresenterebbe uno spreco di risorse pubbliche, visti gli oltre dieci milioni di euro che la stessa Regione Puglia ha investito di recente in sale operatorie, attrezzature chirurgiche, spazi e altre attrezzature ospedaliere mai entrate in funzione.
Il sindaco ha rammentato, inoltre, come l'11 ottobre 2016 il governatore Michele Emiliano, insieme a un Comitato di cittadini e operatori sanitari, firmò a Ruvo di Puglia il Memorandum "Verso una sanità partecipata", meglio nota come "Carta di Ruvo". In quel documento, con riferimento al territorio di Molfetta, Corato, Terlizzi, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Bitonto-Palombaio, Mariotto, il governatore Emiliano riconosceva che «un'area di 200 mila abitanti, con un territorio otto volte superiore a quello di Bari e molto più complesso orogeograficamente, dall'Alta Murgia al Mare, non possa rimanere privo di un Presidio Sanitario completo ed efficiente, raffigurabile nella figura di un Ospedale di Primo Livello secondo il Piano di riordino regionale, all'interno del proprio territorio». Nello stesso documento, Emiliano confermava l'indisponibilità di fondi per costruire un nuovo ospedale e si impegnava «per l'ampliamento/riconversione di uno dei plessi esistenti» tra gli stabilimenti di Molfetta, Terlizzi e Corato «delegando alla Regione Puglia la relativa scelta in tempi brevi».
La domanda di salute di un intero territorio non ha trovato risposte.
In particolare, Gemmato ha sottolineato come il piano di riordino (delibera n. 1195 del 3 luglio scorso), prevedendo la chiusura dell'ospedale di Terlizzi e del suo pronto soccorso, comprometta ulteriormente la rete di assistenza e di emergenza-urgenza rispetto a una popolazione di oltre 200 mila persone (Molfetta, Terlizzi, Corato, Giovinazzo, Ruvo di Puglia e Bitonto con le frazioni di Palombaio e Mariotto).
Nei fatti, il presidio di primo livello a servizio del Nord Barese non esiste, se non solo sulla carta. Se, infatti, formalmente è indicato un ospedale di primo livello a Corato, d'altra parte la dotazione prevista per l'«Umberto I» è del tutto difforme rispetto agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi imposti dal D.M. 70/2015 (decreto ministeriale del 2 aprile 2015). Mancano strutture essenziali di emergenza e di diagnostica tra cui l'Unità di terapia intensiva coronarica e l'Emodinamica. Mancano e non sono previste unità importanti come Urologia, Otorinolaringoiatria, Neurologia, Psichiatria, Oncologia.
Pur considerati insieme, i tre stabilimenti di Terlizzi, Molfetta e Corato non assicurano le discipline essenziali previste dalla legge, dato che Molfetta perde anche Urologia. Per non dire del numero di posti letto previsti nel piano che risultano complessivamente insufficienti rispetto agli standard imposti dalla legge. Non solo: lo smantellamento del presidio di Terlizzi e del pronto soccorso rappresenterebbe uno spreco di risorse pubbliche, visti gli oltre dieci milioni di euro che la stessa Regione Puglia ha investito di recente in sale operatorie, attrezzature chirurgiche, spazi e altre attrezzature ospedaliere mai entrate in funzione.
Il sindaco ha rammentato, inoltre, come l'11 ottobre 2016 il governatore Michele Emiliano, insieme a un Comitato di cittadini e operatori sanitari, firmò a Ruvo di Puglia il Memorandum "Verso una sanità partecipata", meglio nota come "Carta di Ruvo". In quel documento, con riferimento al territorio di Molfetta, Corato, Terlizzi, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Bitonto-Palombaio, Mariotto, il governatore Emiliano riconosceva che «un'area di 200 mila abitanti, con un territorio otto volte superiore a quello di Bari e molto più complesso orogeograficamente, dall'Alta Murgia al Mare, non possa rimanere privo di un Presidio Sanitario completo ed efficiente, raffigurabile nella figura di un Ospedale di Primo Livello secondo il Piano di riordino regionale, all'interno del proprio territorio». Nello stesso documento, Emiliano confermava l'indisponibilità di fondi per costruire un nuovo ospedale e si impegnava «per l'ampliamento/riconversione di uno dei plessi esistenti» tra gli stabilimenti di Molfetta, Terlizzi e Corato «delegando alla Regione Puglia la relativa scelta in tempi brevi».
La domanda di salute di un intero territorio non ha trovato risposte.