Quale futuro per l'economia della Città dei Fiori?

L'assessore all'Agricoltura Cataldi conferma la crisi del comparto florivivaicolo

mercoledì 4 novembre 2015 7.16
Quale futuro per i fiori di Terlizzi? Dopo i dati sconfortanti sulla vendita dei crisantemi durante il week-end di Ognissanti e per la giornata dedicata ai defunti, gli operatori si chiedono quali siano le prospettive di un comparto si dimostra in affanno e che però dà lavoro a centinaia di persone rappresentando un pilastro dell'economia locale.

La crisi economica ha ridotto il consumo di fiori: sempre più sono i fiori artificiali al cimitero, si riduce la spesa per i fiori per i funerali e anche per i matrimoni si registra una maggiore attitudine alla sobrietà. Motivo per cui le vendite non sono più quelle di una volta. A ciò si aggiunge la burocrazia, le tasse, il prodotto concorrenziale proveniente dall'estero che rende tutto più difficile. «Il florovivaismo è un'eccellenza del comparto dell'agricoltura non solo terlizzese ma nazionale» osserva l'assessore comunale all'Agricolturaa Raffaele Cataldi. «I floricoltori terlizzesi hanno raggiunto un'elevata professionalità sia sotto l'aspetto produttivo che qualitativo, frutto di continui investimenti strutturali a cui sottopongono le proprie aziende floricole. Tuttavia — aggiunge l'assessore — le prospettive non sembrano incoraggianti, dati il ristagno dei consumi e l'aumento della concorrenza dei Paesi terzi, anche in occasione delle principali festività. Il settore sta risentendo del calo dei consumi.»

«Anche negli ultimi giorni gli scambi sono avvenuti a volumi ed a prezzi inferiori rispetto agli anni pre-crisi nonostante la festività di Ognissanti e la commemorazione dei Defunti. I prezzi di vendita in questi giorni, ma anche in occasione di altre importanti festività, non sempre o quasi mai riescono a remunerare giustamente i sacrifici di una intera categoria che dalle prime ore del mattino a fatica riesce a "svendere" il proprio prodotto per coprire almeno i costi di produzione. A questo — conclude l'assessore Cataldi — poi si aggiunga il trattamento discriminante riservato al settore floricolo da parte della Commissione Europea che non destina risorse specifiche, in considerazione dell'importante ruolo svolto in netta contrapposizione a quanto già previsto dalla normativa comunitaria per il settore ortofrutticolo ed olivicolo.»
Che futuro allora per la Città dei Fiori?