Questa sera parte il Festival per la legalità in ricordo di Rosario Livatino
Tra gli ospiti Don Giuseppe Livatino e Roberto Rossi
venerdì 3 maggio 2019
1.32
Al nastro di partenza l'ottava edizione del "Festival per la legalità" che si apre questa sera alle ore 19.30 presso il Chiostro delle Clarisse. Il primo appuntamento è dedicato al ricordo del "giudice ragazzino" canicattese Rosario Livatino, assassinato nel lontano 21 settembre 1990, alla soglia dei 38 anni, dalla Stidda di Agrigento.
Interverranno Don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice, e Roberto Rossi, procuratore aggiunto a Bari. In particolare, ci si soffermerà sul processo di canonizzazione del giudice, che ha trascorso la sua breve esistenza tra studio, lavoro e profonda devozione in Dio. Animato sin da piccolo da un forte senso di giustizia, Rosario Livatino ha sempre saputo coniugare la fede religiosa con la coscienza civica. È stato eliminato dalla Stidda per aver intaccato gli interessi mafiosi, confiscando anche numerosi beni a loro appartenenti.
In un periodo buio per la magistratura italiana, in cui erano frequenti i sanguinolenti scontri mafiosi, la Stidda ha freddato il magistrato per esercitare il suo potere criminale nei confronti dell'avversaria Cosa Nostra, dal momento che questa nel 1988 aveva ammazzato il giudice Antonino Saetta insieme a suo figlio Stefano. Grazie alla testimonianza di Pietro Nava, un agente di commercio che si trovò per caso sul luogo dell'efferato delitto, mandanti e killer sono stati tutti arrestati e condannati all'ergastolo, eccetto due che, pentitisi, hanno ricevuto lo sconto di pena.
Interverranno Don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del giudice, e Roberto Rossi, procuratore aggiunto a Bari. In particolare, ci si soffermerà sul processo di canonizzazione del giudice, che ha trascorso la sua breve esistenza tra studio, lavoro e profonda devozione in Dio. Animato sin da piccolo da un forte senso di giustizia, Rosario Livatino ha sempre saputo coniugare la fede religiosa con la coscienza civica. È stato eliminato dalla Stidda per aver intaccato gli interessi mafiosi, confiscando anche numerosi beni a loro appartenenti.
In un periodo buio per la magistratura italiana, in cui erano frequenti i sanguinolenti scontri mafiosi, la Stidda ha freddato il magistrato per esercitare il suo potere criminale nei confronti dell'avversaria Cosa Nostra, dal momento che questa nel 1988 aveva ammazzato il giudice Antonino Saetta insieme a suo figlio Stefano. Grazie alla testimonianza di Pietro Nava, un agente di commercio che si trovò per caso sul luogo dell'efferato delitto, mandanti e killer sono stati tutti arrestati e condannati all'ergastolo, eccetto due che, pentitisi, hanno ricevuto lo sconto di pena.